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In futuro si dirà: "prima di Papa Giovanni, dopo papa
Giovanni". Dobbiamo sdebitarci di essere stati contemporanei
di una delle figure più umane apparse in questo tempo di
incubi, e di violenze, e di guerre, e di morte.
Papa
Giovanni, l'uomo della "Pacem in Terris" e del Concilio,
l'uomo che riscopriva la 'parola religiosa', per cui tutto il mondo
si era messo in ascolto. Il Papa della pace, della coscienza della
storia, uno spartiacque di civiltà e di epoche: "Figlio
della terra, uomo armonioso ed equilibrato, vero uomo, egli riassumeva
in sé il passato e nel contempo - abbandonato allo spirito
- si proiettava già nel Rituro come profezia vivente.
Era
lui stesso coscienza della storia, umanità in cammino. Fino
a far sentire, alla fine, il grande coro delle voci del mondo intero;
l'aspirazione alla pace avanti tutto, quale bene assoluto e irrinunciabile,
pena altrimenti la fine dello stesso creato; e la condanna alla
guerra quale orribile segno di follia. E insieme, l'affermazione
dell'unità del genere umano, con la presa di coscienza dell'uguaglianza
di tutte le razze".
Con
Papa Giovanni la chiesa riscopre e vive la sua dimensione universale,
con lui che si apre all'ecumenismo, alla grande avventura del Concilio
che segnerà per tutti una svolta: con l'attenzione e la scelta
dei poveri, la libertà di coscienza, l'apertura sul Terzo
e Quarto mondo, mentre nuovi popoli si affacciano alla ribalta della
storia. È il mondo che va a marce forzate verso la sua unità.
E
diceva anche: "Si è rivolto al mondo con accenti del
primo annuncio degli angeli, appellandosi "a tutti gli uomini
di buona volontà". Un fatto rivoluzionario che ha messo
in ascolto il mondo intero. E fu nel suo nome che per la prima volta
i responsabili del mondo si radunarono a convegno nel tentativo
di adottare il suo documento, la Pacem in Terris come un possibile
piano per la pace su tutto il globo".
David
Maria Turoldo
D.
M. Turoldo, in David Maria Turoldo. La sfida della Pace. Ed. Bellavite.
Missaglia (Lc) 2003,
p. 26 |