La
Patria non è un valore in sé. Lo diventa a determinate condizioni.
Come non ricordare, infatti, il monito di don Lorenzo Milani,
ai cappellani militari in congedo della Toscana?
«Non
discuterò qui l'idea di Patria in sé. Non mi piacciono
queste divisioni. Se voi però avete diritto di dividere
il mondo in italiani e stranieri allora vi dirò che, nel
vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere
il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori
dall'altro. Gli uni sono la mia Patria, gli altri i miei stranieri...
Abbiamo dunque idee diverse. Posso rispettare le vostre se le
giustificherete alla luce del Vangelo o della Costituzione. Ma
rispettate anche voi le idee degli altri. Soprattutto se son uomini
che per le loro idee pagano di persona».
La
Patria dunque che vogliamo - l'Italia che vogliamo! - è un Paese
inclusivo e non esclusivo, accogliente e solidale, non razzista,
sfruttatore e oppressore.
E'
un paese in cui circolino liberamente le idee e le persone, non
solo le merci e in cui tutti possano pienamente realizzarsi, secondo
le proprie capacità, aspirazioni e necessità; decidendo i passaggi
fondamentali della propria vita, nel pieno rispetto della dignità
e libertà altrui, ma anche affrancati da qualsiasi forma di dogmatismo.
Un
paese in cui ciascuno possa invocare Dio col nome che gli è caro
e dove la croce con cui Cristo "ha abbattuto il muro di separazione
che divideva i popoli" non sia usata quale pretesto per nuove
e più profonde lacerazioni.
Un
paese in cui ai giovani sia garantito il futuro e una scuola che
sia ancora laboratorio di "convivialità delle differenze",
non fucina di nuove caste sociali.
Un
paese che ripudi definitivamente la guerra e non continui a confondere
i militari coi missionari.
Un
paese in cui...
costruiamo
insieme questa pagina e questa storia!
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