la parola della domenica
Anno
liturgico B
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Nm
6, 22-27 La consegna riguardava Aronne e i suo figli. Oggi riguarda noi. Una consegna - che non è solo per i preti e oggi è ancora più pressante - a benedire: a benedire e a far balenare un volto, che è a custodia e fa grazia, quello di Dio. Ecco le parole dal libro dei Proverbi: "Ti benedica il Signore e ti custodisca. Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia". Ognuno di noi in questo passare delle ore ha cercato parole per un augurio a persone che sono care. Immagino che, mentre ognuno di noi le cercava, lo prendesse come una sorta di smarrimento, sapendo di augurare cose troppo alte o smisurate perché possano accadere. Ci hai già provato e dopo un anno fanno ritorno, un poco o tanto ammaccate e il timore è che diventino un rito logoro. Ma Dio non ci mette - non ci metterà mai - sulle labbra parole logore. E sta scritto: "Così porranno il mio nome sugli Israeliti e io li benedirò". Quale nome porre come una benedizione? Il pensiero mi è corso al brano del vangelo di Luca: "Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall'angelo prima che fosse concepito nel grembo". Non era chissà quale nome e chissà se la ragazzina di Nazaret provò o no stupore quando l'angelo le disse che, il Figlio dell'Altissimo, lo avrebbe dovuto chiamare Gesù, un nome che faceva eco con Giosuè, ma pur sempre un nome comune. E' lo stile di Dio, che non viene meno. Il nome dice "Dio salva". Era un nome comune, ma nessuno né prima né dopo, avrebbe mai portato così in pienezza e bellezza il significato di quel nome: "Dio salva". C'è una forza in quel nome. Forse anche in altri nomi, ma una forza così! In nessun altro. Ebbene proprio a partire dal nome di Gesù e dalla sua forza, la mente mi è corsa a quanto accadde, nei giorni dopo l'ascensione del Signore, alla Porta Bella del tempio di Gerusalemme. Pietro e Giovanni salivano al tempio per la preghiera delle tre del pomeriggio. Alla porta un uomo, storpio fin dalla nascita; costui, vedendo Pietro e Giovanni che stavano per entrare nel tempio, li pregava per avere un'elemosina. Allora, fissando lo sguardo su di lui, Pietro insieme a Giovanni disse: "Guarda verso di noi". Ed egli si volse a guardarli, sperando di ricevere da loro qualche cosa. Pietro gli disse: "Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, àlzati e cammina!". Lo prese per la mano destra e lo sollevò". "Nel nome di Gesù, il Nazareno" Siamo un po' tutti paralitici: alcuni i poveri. gli ultimi, in modo straziante, ma poi paralitici dentro. E le situazioni, che sembrano paralizzate, non se ne esce. "Nel nome di Gesù alzati e cammina": per la forza che abita questo nome alziamoci e camminiamo. Noi siamo qui oggi, a pregare, a invocare il suo nome, che diventa in noi energia per cammini. Il mondo non lo capovolgiamo, ma possiamo augurarci passi. Ho trovato due testi splendidi in una delle liturgie che germinano come grazia nella comunità di Linda Bindi, oggi in Italia, dopo l'esilio dal Brasile. In una loro liturgia sul passaggio all'anno nuovo danno spazio a due testi splendidi: uno di Frei Betto, l'altro di Pablo Neruda. Voglio dar voce a loro. Frei Betto, religioso domenicano, teologo e giornalista che ha conosciuto la prigionia negli anni della dittatura in Brasile, fa un augurio: "Auguro un nuovo anno capace di riaccendere in noi le energie generose, la coscienza critica, l'inarrestabile vitalità di chi reinventa ogni giorno l'amore. Un nuovo anno libero dall'arroganza, da indifferenza al dolore e da tutto ciò che in noi sta scolpendo il profilo della disumanizzazione. Auguro un nuovo anno in cui ogni mattina risuoni come un canto di lode. I nostri gesti siano espressioni liturgiche di amore e gratitudine. Desidero un nuovo anno in cui la condizione del pane stabilisca la pace e in cui ogni passione emerga in amore duraturo. Un anno in cui il tempo si dipana come un tessuto sottile e trasparente, portandoci lungo la via del trascendente. Anno di contemplazione silenziosa del miracolo della Creazione e di attenta protezione di Madre Natura. Anno in cui si infrangono le barriere del pregiudizio, si abbattano i muri e i recinti . In cui la vita venga celebrata quotidianamente come un giorno da Dio, dono d'amore, avventura affascinante." In queste parole ho trovato un posto anche per me, per uno vecchio come me. E concludo con l'augurio di Pablo Neruda "Sia pace per le aurore che verranno, pace per il ponte, pace per il vino, pace per le parole che mi frugano più dentro e che dal mio sangue risalgono legando terra e amori con l'antico canto. E sia pace per le città all'alba quando si sveglia il pane, pace al libro come sigillo d'aria e pace per le ceneri di questi morti. Pace per il fornaio e i suoi amori, pace per la farina, pace per tutto il grano che deve nascere. Pace per ogni amore, pace per tutti i vivi, per tutte le terre e le acque. Pensiamo a tutta la terra: io non voglio che il sangue continui ad inzuppare il pane, i legumi, la musica. Ed io voglio che vengano con me la ragazza, il minatore, l'avvocato, il marinaio, il fabbricante di bambole, e che escano a bere con me il vino rosso".
Lettura del libro dei Numeri - Nm 6, 22-27 In quei giorni. Il Signore parlò a Mosè e disse: "Parla ad Aronne e ai suoi figli dicendo: "Così benedirete gli Israeliti: direte loro: Ti benedica il Signore e ti custodisca. Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace". Così porranno il mio nome sugli Israeliti e io li benedirò". Sal 66 (67) Dio ci benedica con la luce del suo volto. Dio abbia pietà di noi e ci benedica, su di noi faccia splendere il suo volto; perché si conosca sulla terra la tua via, la tua salvezza fra tutte le genti. R Gioiscano le nazioni e si rallegrino, perché tu giudichi i popoli con rettitudine, governi le nazioni sulla terra. R Ti lodino i popoli, o Dio, ti lodino i popoli tutti. Ci benedica Dio, il nostro Dio, e lo temano tutti i confini della terra. R Lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi - Fil 2,5-11 Fratelli, abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù: egli, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l'essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall'aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: "Gesù Cristo è Signore!", a gloria di Dio Padre. Lettura del Vangelo secondo Luca - Lc 2,18-21 In quel tempo. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato detto loro. Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall'angelo prima che fosse concepito nel grembo.
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