la parola della domenica

 

Anno liturgico C
omelia di don Angelo nel Natale del Signore
secondo il rito ambrosiano


25 dicembre 2021



 

 

Is 8,23b - 9,6a
Sal 95
Eb 1,1-8a
Lc 2,1-14

Mi risuona nel cuore una antica antifona della liturgia dell'avvento. A ondate di luce in questi giorni. A risvegliarmi, se pur carico di anni, allo stupore della nascita, della nascita di Gesù. L'antifona l'ho riascoltata - e fu brivido - dal nostro coro, nel suo testo latino, in queste domeniche di Avvento: "Rorate coeli desuper. Aperiatur terra et germinet Salvatorem"."O cieli, stillate rugiada dall'alto. Si apra la terra e faccia germogliare il Salvatore". Sì, io ho bisogno di questa rugiada.

E' vero, ci sono amici che vanno dicendo che Natale deve essere ogni giorno, e non si può ridurlo a un solo giorno, e il giorno dopo rimettere tutto in scatoloni, statuine, e addobbi e muschio, tutto finito. Ricordo che ce ne metteva in guardia quarant'anni fa, con una scritta sulla lavagna della sua classe del liceo, una ragazza, Laura, che poi avrebbe fatto strada: "Santo Stefano, tutto è finito, tutto come prima". E' vero Natale deve essere tutti i giorni.

Ma - ve lo confesso - a me capita, nello scorrere dei giorni, di inaridirmi: divento come terra rappresa, ho bisogno di rugiada, di imbevermi di rugiada luminosa E la memoria della nascita di Gesù mi diventa, per grazia, rugiada. Grazia, rugiada, questo racconto: E - vi siete accorti - non una parola che è una, di noi umani, nel racconto, né di Maria né di Giuseppe, né dei pastori. Il bambino? Forse piangeva in sete di latte. Come a dire che per questo evento, forse per tutti, più delle parole fanno gli sguardi...

Ascolto la narrazione di Luca ed è come se sentissi, ma leggero, un rumore di passi. Ce li ricorda Luca scrivendo che "anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme". Betlemme - voi lo sapete - non era dietro l'angolo, centocinquanta e più chilometri, quattro o cinque giorni, a piedi, di cammino. E chissà se, per tratti, o per l'intero cammino, Giuseppe aveva rimediato un asino per la sua sposa incinta, al nono mese. I passi. Chissà se in una carovana. E a tratti - lo possiamo immaginare - quel parlarsi sottovoce, le confidenze di Maria a Giuseppe, quel raccontargli sottovoce dei passi del bambino nel grembo. E farglieli toccare trepidante in quel gonfiore.

Cammino faticoso. Faticoso forse anche nei pensieri. Il venire del Figlio dell'Altissimo, celebrato nelle parole scintillanti dell'angelo con immagini di troni e di regno, proprio non risparmiava nulla ai passi della ragazza incinta, sulla strada in salita, la strada che saliva dalla Galilea alla Giudea, da Nazaret a Betlemme. Ecco Natale è stare con questi passi. E' stare con le storie dell'esclusione, stare con l'amarezza per le parole dell'esclusione. Perché, dopo tanta fatica, te lo saresti aspettato, come cosa sacrosanta, trovare riposo e non parole come queste: "Non c'è posto per voi". Ma come? E' il venire di Dio! E questa parola "non c'è posto", che mi si dilata. Come fosse scritta su porte e confini: "No, non c'è posto".

Chissà, sul mio cuore: "Non c'è posto". Penso agli occhi di Maria, penso agli occhi di Giuseppe. E ricordatelo, che il Natale fu questo, non cambiategli colore. La madre - penso - stringesse dentro ancora più teneramente il bambino. Quasi a non fargli sentire il rifiuto. E Giuseppe, giovane più di quanto lo immaginiamo, ecco lo vedi accendersi di fantasia e ingegnarsi a trovare un rifugio, troppo l'amore per Maria e per il bambino che ormai bussava da dentro. Perché Dio - vedete - bussa dal di dentro e vuole uscire. Per toccare donne e uomini e terra. Fu un subbuglio quella nascita. E Giuseppe la lanterna l'aveva messa a viso di donna e poi forse in alto. Per vegliare allo sgusciare di Dio. E poi la mangiatoia quella dei pastori e poi le bende.

Capite che era un rincorrersi di gesti di tenerezza. Noi l'alloggio di fortuna l'abbiamo come congelato in una donna che mostra il bambino. Ma quando nella notte arrivarono, per segno dato da un angelo, i pastori, la donna non era di certo immobile sulla porta a mostrarlo. Chissà forse dava latte al bambino e Giuseppe la abbracciava dolcemente al collo. Tengo in casa una piccola icona di una monaca del monastero di Bose, dipinta su un piccolo tronco di albero, dove Giuseppe cinge teneramente Maria nel presepe. I pastori vennero con il segno della mangiatoia e delle bende negli occhi, fecero ritorno con quel segno negli occhi. Il segno non cambia.

Don Enrico, facendo quest'anno gli auguri di Natale alla comunità, ha sposato due immagini: quella del bambino Gesù nella mangiatoia e quella di un bambino di migranti che sbuca a malapena da una valigia portata da una madre, che cerca disperatamente di fare ancora qualche passo. Mangiatoia e valigia. E ha scritto: "In quella mangiatoia e in quella valigia c'è il messaggio di Gesù". E' in questa concretezza che viene Dio. Ed è solo contemplando mangiatoia e bende che si risveglia il cuore. Provate ad immaginare: se Dio fosse sceso con un'apparizione spettacolare dall'alto, ci saremmo chiesti che cosa provare se non meraviglia per lui.

Qui sostiamo all'amore per noi. Quanto di umano in questo scendere di Dio: il silenzio, gli sguardi, gli affetti, l'abbracciarsi, l'incoraggiarsi, l'inventare quello che si può, dare una piccola luce, dare un po' di latte, quanta tenerezza, quanta bellezza, quanta umanità. A sfida della disumanità del "non c'è posto". Vorrei fermarmi qui. E invitarvi al racconto di Luca. Fare sosta. Respirare quest'aria che ci fa umani. Perché Dio si è fatto umano. Ritorno all'inizio. E' questa la rugiada che ci danno i cieli, la rugiada di Dio che ci ha donato il suo Figlio. La rugiada è silenziosa, al mattino la vedi imperlare il prato, gli alberi, i fiori, assetati. Vi auguro un Natale di rugiada.

Lo auguro al mio cuore che rischia, come terra, di inaridire, di non aprirsi a germogli di inedito: "O cieli stillate rugiada dall'alto. La terra si apra e faccia germogliare il Salvatore".

 

Lettura del profeta Isaia - Is 8,23b - 9,6a

In passato il Signore Dio umiliò la terra di Zàbulon e la terra di Nèftali, ma in futuro renderà gloriosa la via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti. Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse. Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia. Gioiscono davanti a te come si gioisce quando si miete e come si esulta quando si divide la preda. Perché tu hai spezzato il giogo che l'opprimeva, la sbarra sulle sue spalle, e il bastone del suo aguzzino, come nel giorno di Madian. Perché ogni calzatura di soldato che marciava rimbombando e ogni mantello intriso di sangue saranno bruciati, dati in pasto al fuoco. Perché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il potere e il suo nome sarà: Consigliere mirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace. Grande sarà il suo potere e la pace non avrà fine sul trono di Davide e sul suo regno, che egli viene a consolidare e rafforzare con il diritto e la giustizia, ora e per sempre.

Sal 95 (96)

Oggi è nato per noi il Salvatore. Cantate al Signore, uomini di tutta la terra. Cantate al Signore, benedite il suo nome, annunciate di giorno in giorno la sua salvezza. In mezzo alle genti narrate la sua gloria, a tutti i popoli dite le sue meraviglie. R Gioiscano i cieli, esulti la terra, risuoni il mare e quanto racchiude; sia in festa la campagna e quanto contiene, acclamino tutti gli alberi della foresta. R Acclamino davanti al Signore che viene: sì, egli viene a giudicare la terra; giudicherà il mondo con giustizia e nella sua fedeltà i popoli. R

Lettera agli Ebrei - Eb 1,1-8a

Fratelli, Dio, che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha stabilito erede di tutte le cose e mediante il quale ha fatto anche il mondo. Egli è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza, e tutto sostiene con la sua parola potente. Dopo aver compiuto la purificazione dei peccati, sedette alla destra della maestà nell'alto dei cieli, divenuto tanto superiore agli angeli quanto più eccellente del loro è il nome che ha ereditato. Infatti, a quale degli angeli Dio ha mai detto: "Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato"? E ancora: "Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio"? Quando invece introduce il primogenito nel mondo, dice: "Lo adorino tutti gli angeli di Dio". Mentre degli angeli dice: "Egli fa i suoi angeli simili al vento, e i suoi ministri come fiamma di fuoco", al Figlio invece dice: "Il tuo trono, Dio, sta nei secoli dei secoli".

Lettura del vangelo secondo Luca - Lc 2,1-14

In quei giorni. Un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c'era posto nell'alloggio. C'erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all'aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l'angelo disse loro: "Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia". E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste, che lodava Dio e diceva: "Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama".

 

 


 
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