la parola della domenica
Anno
liturgico A
|
|
|
Gen
3,9a.11b-15.20 Quest'anno ho indugiato, ma per poco, sul nome dato alla festa e vi devo una confessione. Poi vi chiederò una preghiera. Ho pensato - e ve lo confesso - che parole come "immacolata concezione" si sono a tal punto scolorite da diventare quasi irricevibili, impronunciabili, incomprensibili ai nostri giorni. Quando mai nel linguaggio comune la parola "concezione"? E con quale significato? E questo pensiero - lo potete immaginare - ridesta in me, e forse anche in voi, il desiderio che si ridoni comprensibilità e bellezza al linguaggio della Liturgia. E parlino parole e canti e gesti, parlino al cuore di donne e uomini del nostro tempo. Vorrei chiedervi di accompagnare questa mia preghiera. E che accada senza indugi questo sogno. Di cui peraltro parlano con franchezza non pochi documenti delle chiese europee, e non solo europee, in attesa del Sinodo. Affidiamo le attese al Signore. Non so se è per vecchiaia, ma, a contrastare l'incomprensibilità e l'immobilità del titolo dato alla festa, mi giungeva l'eco di un canto antico, "Tota pulchra es, Maria". Pulsava. "Sei tutta bella, Maria. "Tutta bella" è parola che capiscono tutti, ed è esclamazione che custodisce un brivido di emozione quando ti esce dalle labbra: "Sei tutta bella". Dall'in principio. "Piena di grazia": dice l'angelo. Oggi faccio sosta sulla parola dell'angelo che sembra dare un nome nuovo alla ragazzina di Nazaret, quasi non bastasse "Maria". Come succede agli innamorati che si incantano e danno nomi nuovi. "Rallegrati, piena di grazia". "Grazia"! E non è forse vero che di grazia vorremmo colma l'umanità, la terra? Grazia. E che cosa è grazia? Noi abbiamo fatto della grazia una cosa, ma il participio greco nel testo allude alla bellezza, "ricolmata di bellezza". Fin dal grembo, ricolmata di bellezza. E chissà se qualcuno glielo avrà mai detto che lei lo era dal suo in principio. Ebbene andando per pensieri, mi si stringevano oggi, quasi facessero nido insieme, parole che hanno radici comuni: grazia, bellezza, gratuità. Oggi cantiamo a queste parole che fanno festosa convocazione in Maria. E insieme raccogliamo un invito a far sì che grazia, bellezza, gratuità accadano, per quanto ci è possibile, nella vita. Perché la vita va oltre i nostri disorientamenti, come insegna la pagina della Genesi dove il racconto sul finire evoca Adamo che dà nome di vita alla sua donna: "Eva", cioè "vita". Bellezza e futuro da coniugare. Colmo di bellezza e di futuro - lasciatemi dire - anche il villaggio, meta di un angelo, Nazaret di Galilea. Se devi mandare un angelo, dove lo mandi? A Nazaret di Galilea? Pensate che Natanaele, che pure era un uomo senza inganno, quando gli parlarono del figlio del falegname di Nazaret rispose senza tentennamenti: "Da Nazaret può mai venire qualcosa di buono?". Forse era uscito dalla memoria che Nazaret deriva dal verbo ebraico n??ar, che significa custodire, conservare, vigilare, fare da sentinella, germogliare. E se tu vai per le strade di Nazaret non puoi non provare stupore per l'inatteso miracolo di un Dio, che proprio lì ha inclinato i suoi cieli, fino a baciare la terra. Nazaret - pura grazia - il suo nome è rimasto nei secoli; questa mattina è rigermogliato qui, in mezzo a noi. Anche la ragazza di Nazaret, anche lei stupita: lei terra visitata da Dio nel suo grembo, ma già da prima, prima che parlasse l'angelo, ricolmata di grazia, di bellezza, dono immeritato, pura grazia, lo splendore del gratuito. La grazia, la bellezza fanno convocazione con la gratuità. Non è forse vero che, quando nella vita sorprendi gesti gratuiti, quando incroci donne e uomini non ossessionati da un ritorno, la sensazione che provi è che stia accadendo la bellezza. Anche Maria, sorpresa dal gratuito, dall'immeritato, stupita e interrogante, non le par vero: "Ha guardato la piccolezza della sua serva". E se bellezza fosse la gratuità? Vedete come vagabondo di pensiero in pensiero. A volte mi chiedo se tanto male e tanta volgarità non venga dall'assenza di gratuità, da questo quasi ossessivo mercanteggiare che intristisce la terra: "Io ti do, se tu mi dai"; "Se tu mi hai dato, io ti devo". La rigidità che ci fa controllori pallidi e prevedibili quando le cose le facciamo per averne un contraccambio, un tornaconto: che i conti tornino. Accade. Che tristezza! E pensare che siamo figli di un Padre che non sa che cosa sia mercanteggiare. Lui il sole e l'acqua non la fa mancare né al campo dei buoni né al campo dei malvagi. A volte il mercato lo osiamo anche per l'aldilà. Mi ritornano a questo proposito le parole di una donna di grande intelligenza, una mistica sufi - così forse la possiamo chiamare - Rabi'ha. Si racconta che alcuni crociati, nelle loro peregrinazioni, un giorno a Bassora si imbatterono in Rabi'ha, che se ne andava senza mai fermarsi, portando in un secchio dell'acqua e nell'altro del fuoco. A chi le domandava perché se ne andasse senza soste, portando acqua e fuoco, rispondeva che portava acqua per spegnere le fiamme dell'inferno e fuoco per bruciare il paradiso, perché, diceva, nessuno più facesse il bene per meritarsi il paradiso o per timore dell'inferno, ma gratuitamente solo per la gioia di farlo. Grazia, bellezza, gratuità fanno scioltezza. Solo sfioro la parola. Penso a Maria, che, risponde alla grazia che l'abitava dall'in principio e alle parole dell'angelo che le svelava la maternità nascosta della cugina, aprendo l'uscio di casa. Fu viaggio verso i monti di Giuda, verso la casa di Elisabetta. Sei tutta bella, Maria, la scioltezza. Forse potrebbe essere letta in questo orizzonte di scioltezza una frase che Anne Herbert scrisse su una tovaglietta di carta, in una tavola calda di Sausalito, in California, nel 1982; e da allora ha fatto e continua a fare il giro del mondo. Scrisse: "Praticate gentilezza a casaccio e atti di bellezza privi di senso". Forse bisogna rinominare le parole. O vederle accendersi in un viso. Anche queste: "Rallegrati, ricolmata di bellezza".
Lettura del libro della Genesi - Gen 3,9a.11b-15.20 In quei giorni. Il Signore Dio chiamò Adamo e gli disse: "Hai forse mangiato dell'albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?". Rispose Adamo al Signore Dio: "La donna che tu mi hai posto accanto mi ha dato dell'albero e io ne ho mangiato". Il Signore Dio disse alla donna: "Che hai fatto?". Rispose la donna: "Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato". Allora il Signore Dio disse al serpente: "Poiché hai fatto questo, maledetto tu fra tutto il bestiame e fra tutti gli animali selvatici! Sul tuo ventre camminerai e polvere mangerai per tutti i giorni della tua vita. Io porrò inimicizia fra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno". L'uomo chiamò sua moglie Eva, perché ella fu la madre di tutti i viventi. Sal 86 (87) Di te si dicono cose gloriose, piena di grazia! Sui monti santi egli l'ha fondata; il Signore ama le porte di Sion più di tutte le dimore di Giacobbe. Di te si dicono cose gloriose, città di Dio! R Iscriverò Raab e Babilonia fra quelli che mi riconoscono; ecco Filistea, Tiro ed Etiopia: là costui è nato. Si dirà di Sion: "L'uno e l'altro in essa sono nati e lui, l'Altissimo, la mantiene salda". R Il Signore registrerà nel libro dei popoli: "Là costui è nato". E danzando canteranno: "Sono in te tutte le mie sorgenti". R Lettera di san Paolo apostolo agli Efesini - Ef 1,3-6.11-12 Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo. In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità, predestinandoci a essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo, secondo il disegno d'amore della sua volontà, a lode dello splendore della sua grazia, di cui ci ha gratificati nel Figlio amato. In lui siamo stati fatti anche eredi, predestinati - secondo il progetto di colui che tutto opera secondo la sua volontà - a essere lode della sua gloria, noi, che già prima abbiamo sperato nel Cristo. Lettura del Vangelo secondo Luca - Lc 1, 26b-28 In quel tempo. L'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: "Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te".
|
|
|
Segnala
questa pagina ad un amico scrivi il suo indirizzo e-mail: |
||||