la parola della domenica
Anno
liturgico A
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Nm
6,22-27 Bussavano da giorni gli auguri: "buon anno","felice anno nuovo". Ma quando un anno è buono? Quando è felice? Che cosa ci è dato gratuitamente dall'alto? E che cosa invece possiamo fare noi perché l'anno sia introito a un bene possibile, a una felicità possibile? Sgusciano, uno sull'altro, i pensieri e ci lasciano a volte nell'anima quasi una sorta di spaesamento, ombre di fatica. Forse perché del nuovo anno conosciamo solo l'ora che adesso stiamo vivendo, alla Cena del Signore. Poi? Poi i giorni si muoveranno e non sai come. Ti sembra di stare nella imprevedibilità del movimento e ti prende come un bisogno, un desiderio, di sicurezza, non dico di immobilità, ma il desiderio di un nome, Che ti permetta un abbandono, un abbandono fiducioso. Anche per Maria e Giuseppe la nascita di Gesù apriva l'imprevedibilità dei giorni. Oggi il vangelo di Luca raccontava l'ottavo giorno, il giorno in cui il bambino fu circonciso e gli fu dato un nome. Poi al quarantesimo giorno lo avrebbero portato al tempio. Ma poi? Poi? E lei, Maria, ma, penso, anche Giuseppe, a rincorrere pensieri, a tentare di ricucirli, di farli combaciare. Le fasce a Maria era riuscito di ricucirle, ma ricucire i giorni passati e i giorni a venire, dopo tanti strappi, non era cosa da poco. Luca ricorda i pensieri di Maria, li ricorda così: "Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore" Abbiamo tradotto il verbo greco "sumballo" con meditando e ci sta, ma potrebbe sembrare un verbo di riposo. Ebbene "sumballo" dice "gettare insieme", "tenere insieme", "far combaciare". Forse potremmo tradurre: "Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, mettendole in dialogo nel suo cuore", cose ed eventi, Tutto in movimento, è vero, ma si affidava a un nome. Poteva affidarsi a un nome: "Hai trovato grazia presso Dio": le aveva detto l'angelo. Un nome che, nella imprevedibilità dei giorni, ci può dare sicurezza, il nome di Dio. Ai sacerdoti il libro dei Numeri ricordava come Dio volesse si benedicesse il suo popolo: "Così porranno il mio nome sugli Israeliti e io li benedirò". Porranno il suo nome, e voi sapete che il nome di Dio in ebraico significa "Io ci sono". Ecco la sicurezza. Nell'omelia di Natale ho ricordato un testo del teologo pastore luterano Dietrich Bonhoeffer, parlava di un Dio nato nella mangiatoia. Ebbene il 19 dicembre del 1944, dal carcere scrisse una poesia commovente, da brivido, alla sua fidanzata; la scrisse per l'anno nuovo, ad aprile sarebbe stato impiccato. Vi ritaglio l'ultima strofa. La sento come un introito all'anno nuovo: Da forze buone, miracolosamente accolti qualunque cosa accada, attendiamo confidenti. Dio è con noi alla sera e al mattino e stanne certa, in ogni nuovo giorno. Come dicesse: "Dio ha come nome 'ci sono'. Stanne certa! Un nome di benedizione. E nome di benedizione è il nome di Gesù. Di solito i genitori passano tempo a immaginare un nome per i loro figli. Non così per Maria e Giuseppe. Il nome era stato dato dall'alto: "Lo chiamerai Gesù". Un nome che non era una novità in assoluto: altri nel popolo di Dio lo avevano già portato. E forse anche questo è bello: stare, anche col nome, nella quotidianità. Il nome parlava di salvezza: "Dio salva". Gesù avrebbe portato alla massima luce quel nome. Lui ha passato una vita a onorare il suo nome: "Non sono venuto" diceva" a giudicare, ma a "salvare"; e il verbo "salvare" prendeva nella sua vita una miriade di sfaccettature, di gesti, di parole, di attenzioni, di passione, un Dio che esce. Perché, se non esci, chi puoi salvare? Come puoi salvare? Ed esce a salvezza. Purtroppo si può anche uscire per umiliare, per distruggere, per disperdere. "Ponete il mio nome su di loro". Lasciate che io interpreti cosi queste parole: "Ponete su di loro il nome della salvezza". Santifica il nome di Dio salvando. Dunque pensate quale offesa al nome quando salvare diventasse un crimine da perseguire e da punire: salvare è un verbo sacro. E il verbo ritorna quest'anno nel titolo che papa Francesco ha dato al suo messaggio nella giornata mondiale della pace. Ritorna il verbo "salvare" per dire una verità forte, a volte dimenticata o cancellata, eccola "Nessuno può salvarsi da solo". Nel messaggio ritorna sovente la parola "insieme": ci si salva insieme. Vorrei trascrivere le parole di inizio. Papa Francesco commenta l'invito di Paolo alla comunità di Tessalonica "perché, nell'attesa dell'incontro con il Signore, restasse salda, con i piedi e il cuore ben piantati sulla terra, capace di uno sguardo attento sulla realtà e sulle vicende della storia". "Perciò" scrive Papa Francesco "anche se gli eventi della nostra esistenza appaiono così tragici e ci sentiamo spinti nel tunnel oscuro e difficile dell'ingiustizia e della sofferenza, siamo chiamati a tenere il cuore aperto alla speranza, fiduciosi in Dio che si fa presente, ci accompagna con tenerezza, ci sostiene nella fatica e, soprattutto, orienta il nostro cammino. Per questo San Paolo esorta costantemente la Comunità a vigilare, cercando il bene, la giustizia e la verità: "Non dormiamo dunque come gli altri, ma vigiliamo e siamo sobri" È un invito a restare svegli, a non rinchiuderci nella paura, nel dolore o nella rassegnazione, a non cedere alla distrazione, a non scoraggiarci ma ad essere invece come sentinelle capaci di vegliare e di cogliere le prime luci dell'alba, soprattutto nelle ore più buie". Come sentinelle. Oggi bussano al nostro cuore anche altri pensieri. Questo passaggio dell'anno sarà ricordato come il giorno del transito di papa Benedetto, il suo transito silenzioso verso il Signore. Il mondo si stringe a lui e pensieri si aggiungono a pensieri, immagini ad immagini. Ebbene vorrei ricordarlo con l'ultima immagine del brano d'inizio del messaggio di Papa Francesco. Una immagine, quella della sentinella, che sembra evocare, se pur in un piccolo ritaglio, la sua figura, un invito "ad essere come sentinelle capaci di vegliare e di cogliere le prime luci dell'alba, soprattutto nelle ore più buie".
Lettura del libro dei Numeri - Nm 6,22-27 In quei giorni. Il Signore parlò a Mosè e disse: "Parla ad Aronne e ai suoi figli dicendo: "Così benedirete gli Israeliti: direte loro: Ti benedica il Signore e ti custodisca. Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace". Così porranno il mio nome sugli Israeliti e io li benedirò". Sal 66 (67) Dio ci benedica con la luce del suo volto. Dio abbia pietà di noi e ci benedica, su di noi faccia splendere il suo volto; perché si conosca sulla terra la tua via, la tua salvezza fra tutte le genti. R Gioiscano le nazioni e si rallegrino, perché tu giudichi i popoli con rettitudine, governi le nazioni sulla terra. R Ti lodino i popoli, o Dio, ti lodino i popoli tutti. Ci benedica Dio, il nostro Dio, e lo temano tutti i confini della terra. R Lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi - Fil 2,5-11 Fratelli, abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù: egli, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l'essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall'aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: "Gesù Cristo è Signore!", a gloria di Dio Padre. Lettura del Vangelo secondo Luca - Lc 2,18-21 In quel tempo. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato detto loro. Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall'angelo prima che fosse concepito nel grembo".
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