la parola della domenica

 

Anno liturgico C
omelia di don Angelo nella Domenica di Gesù re dell'Universo
secondo il rito ambrosiano


6 novembre 2022



 

 

Dn 7,9-10.13-14
Sal 109
1Cor 15,20-26.28
Mt 25,31-46

C'è un capodanno e un fine anno. Anche nella liturgia. C'è un tempo per aprire e c'è un tempo per chiudere. Per chiudere, per poi riaprire, finché ci è dato. Questa ultima domenica, per noi di rito ambrosiano, chiude l'anno liturgico. Poi sarà avvento. E chiude con la solennità di Gesù, re dell'universo. Ti è chiesta una sosta e ripercorri nell'anima il cammino dei giorni, dall'avvento ad oggi. Quasi con desiderio di rinvenire tracce, tracce di passaggi del tuo Signore.

Per come sono fatto, fatico a chiamarle tracce del passaggio di un re. Re l'ho visto solo su dorso d'asino e su trono di croce. La liturgia vuole fare sintesi di un anno e dice gratitudine al re. Ebbene Gesù, re lo è, ma, pensate, lo disse di sé, che era legato come un malfattore, di fronte a Ponzio Pilato e, dopo aver chiarito, a scanso di equivoci, che il suo non era un regno alla maniera dei regni di questo mondo. "Dunque tu sei re?". Rovesciò l'immagine di tante regalità, troppe. La rovesciò. O, forse la ripulì. Con il pensiero vado infatti a una delle possibili radici delle parole "re", "regalità".

Dal latino "regere", reggere. E divago. Vado fuori via. O dentro la sua via. Non sarà che i re erano detti tali, per via della radice del nome, perché chiamati a reggere? Poi il verbo scivolò prevalentemente nel significato di governare, dirigere, dominare, scordando quello di reggere nel senso di "tenere qualcuno in modo che non cada", "sostenere", "sorreggere". Se vado lungo questo splendido significato ritrovo orme del passaggio del mio Signore dall'avvento ad oggi. Mi ha sorretto.

Rivedo i miei momenti di debolezza, di fragilità, i miei passi incerti, i pensieri confusi, le ore dello smarrimento e lui che veniva a cercarmi, negli occhi non aveva condanne, ma tenerezza di compassione, sussulti di fiducia. Nel cuore mi ritornano ancora una volta le parole del salmo 120, canto delle ascensioni.

"Alzo gli occhi verso i monti:
da dove mi verrà l'aiuto?
Il mio aiuto viene dal Signore,
che ha fatto cielo e terra.
Non lascerà vacillare il tuo piede,
non si addormenterà il tuo custode.
Non si addormenterà,
non prenderà sonno,
il custode d'Israele.
Il Signore è il tuo custode,
il Signore è come ombra che ti copre,
e sta alla tua destra.
Di giorno non ti colpirà il sole,
né la luna di notte.
Il Signore ti proteggerà da ogni male,
egli proteggerà la tua vita.
Il Signore veglierà su di te,
quando esci e quando entri,
da ora e per sempre".

All'ultima domenica lo ringrazio: per la Parola lampada ai passi; per il pane spezzato nutrimento dell'anima; per i volti di sorelle e fratelli, aria di casa. Re come colui che regge. Ed ecco accade un altro capovolgimento, Accade per via del brano di Matteo. Il re che "sorregge" si svela come uno che chiede di "essere sorretto". Sorretto quando passa. Riconosciuto e sorretto. Ma quando passa? Decisivo è riconoscere quando passa.

Penso che abbia colpito anche voi quel rincorrersi dell'avverbio "quando" nel brano di Matteo, lo stesso avverbio sulle labbra di entrambe le categorie: "Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?".

Quando, quando, quando? Voi mi capite, decisivo è "quando" passa e decisivi gli occhi che lo riconoscono. Passa nell'affamato, nell'assetato, nello straniero, nel denudato, nel malato, nel carcerato. Se l'affamato, l'assetato, lo straniero, il denudato, il malato, il carcerato non lo vedo e non lo sorreggo, non l'ho fatto a lui che in quell'ora, giusto in quell'ora, passava. Penso che pure un altro particolare abbia colpito la vostra attenzione: come queste categorie di una umanità dolente persistano, a nostra inquietudine, nei nostri giorni e non siano solo un simbolo.

Basterebbe pensare alla fame nel mondo, al dramma dei migranti, alla situazione intollerabile delle carceri in Italia, e non solo in Italia, ma anche a tutti i denudati di dignità. Ritorna il verbo reggere, sorreggere, "tenere qualcuno in modo che non cada". Spesso, troppo spesso sono già purtroppo caduti, sono da sollevare. Con le mille sfaccettature del sorreggere, ma nella direzione del sorreggere. Batte il "quando" della venuta di Dio nella nostra storia.

Ci possono essere visioni notturne, Una la ebbe Daniele, ce l'ha ricordata oggi per infondere coraggio. A volte siamo in cerca di visioni, di apparizioni. Poi ci domandiamo se siano o no affidabili: sarà passaggio di Dio? Oggi Gesù ci parla - perdonate la parola - di una sua apparizione sicura. E non chissà dove o chissà quando: "Lo avete fatto a me…non lo avete fatto a me". Al cuore mi vengono le parole di Rav Jonathan Sacks, una delle più illuminate autorità spirituali rabbiniche del mondo ebraico contemporaneo, morto due anni fa, proprio di questi giorni.

Diceva: "La persona che vede Dio nel volto dello straniero è più grande di chi vede Dio in un'apparizione! Perché, dai giorni di Abramo, compito nostro non è salire in cielo, ma far discendere il cielo sulla terra nei gesti semplici di ospitalità e di amicizia".

"L'avete fatto a me": avete fatto discendere il cielo.

 

Lettura del profeta Daniele - Dn 7, 9-10.13-14

Io continuavo a guardare, quand'ecco furono collocati troni e un vegliardo si assise. La sua veste era candida come la neve e i capelli del suo capo erano candidi come la lana; il suo trono era come vampe di fuoco con le ruote come fuoco ardente. Un fiume di fuoco scorreva e usciva dinanzi a lui, mille migliaia lo servivano e diecimila miriadi lo assistevano. La corte sedette e i libri furono aperti. Guardando ancora nelle visioni notturne, ecco venire con le nubi del cielo uno simile a un figlio d'uomo; giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui. Gli furono dati potere, gloria e regno; tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano: il suo potere è un potere eterno, che non finirà mai, e il suo regno non sarà mai distrutto.

Sal 109 (110)

Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato. Oracolo del Signore al mio signore: "Siedi alla mia destra finché io ponga i tuoi nemici a sgabello dei tuoi piedi". Lo scettro del tuo potere stende il Signore da Sion: domina in mezzo ai tuoi nemici! R A te il principato nel giorno della tua potenza tra santi splendori; dal seno dell'aurora, come rugiada, io ti ho generato. R Il Signore ha giurato e non si pente: "Tu sei sacerdote per sempre al modo di Melchìsedek". Il Signore è alla tua destra! Sarà giudice fra le genti. R

Prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi - 1Cor 15, 20-26.28

Fratelli, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti. Perché, se per mezzo di un uomo venne la morte, per mezzo di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti. Come infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita. Ognuno però al suo posto: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo. Poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo avere ridotto al nulla ogni Principato e ogni Potenza e Forza. È necessario infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. L'ultimo nemico a essere annientato sarà la morte. E quando tutto gli sarà stato sottomesso, anch'egli, il Figlio, sarà sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perché Dio sia tutto in tutti.

Lettura del Vangelo secondo Matteo - Mt 25,31-46

In quel tempo. Il Signore Gesù disse: "Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: "Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi". Allora i giusti gli risponderanno: "Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?". E il re risponderà loro: "In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me". Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: "Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato". Anch'essi allora risponderanno: "Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?". Allora egli risponderà loro: "In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l'avete fatto a me". E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna" .

 

 


 
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