la parola della domenica

 

Anno liturgico B


omelia di don Angelo nella Solennità dell'Assunzione di Maria di Nazaret
secondo il rito ambrosiano


15 agosto 2024



 

 

Ap 11,19; 12,1-6a.10ab
Sal 44
1Cor 15, 20-26
Lc 1, 39-55

"In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa". "In quei giorni" erano i giorni in cui le era accaduto l'inimmaginabile, la visita di un angelo. E le parole erano ancora lì tutte, nella casa, come impigliate alle pareti e, chissà, per quanto, ancora a subbuglio nel cuore. Si alzò, "alzatasi", "anastasa", in greco. E sono corso dietro al verbo, mi si è accesa connessione, perché in Oriente nella tradizione ortodossa alla risurrezione danno nome di "anastasis". Si alzò Maria al compiersi dei suoi giorni, quando non lo sappiamo. Salì un altro monte, come sospinta dal vento della risurrezione del figlio.

Aveva imparato ad alzare gli occhi al monte da piccola, quando in casa le erano state insegnate le parole del salmo: "Alzo gli occhi verso i monti: da dove mi verrà l'aiuto? Il mio aiuto viene dal Signore, che ha fatto cielo e terra. Non lascerà vacillare il tuo piede, non si addormenterà il tuo custode. Non si addormenterà, non prenderà sonno, il custode d'Israele. Il Signore è il tuo custode, il Signore è come ombra che ti copre". Maria sospinta dal vento della risurrezione, che è vento per tutti.

E Paolo scrive: "Fratelli, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti. Perché, se per mezzo di un uomo venne la morte, per mezzo di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti. Come infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita". Celebriamo il vento che rialza. Il vento che oggi solleva Maria, la madre del Messia Gesù. L'aveva sollevata da adolescente quando si era messa in viaggio per la regione montuosa. Oggi l'ultimo vento, quello dell'Assunzione, in vista della terra nuova, sotto cieli nuovi. L'Assunzione di Maria racconta l'universalità del vento.

Non so se sbaglio, non sono un esperto. Ma l'iconografia della risurrezione nella tradizione dell'Oriente, nelle anastasis ortodosse, sembra cantare con accento più forte l'universalità. Quest'anno nel giorno dell'Ascensione ho fatto cenno - e ora faccio ritorno - all'abside della chiesa di san Salvatore in Chora ad Istanbul: "Nell'abside vediamo la discesa di Gesù agli Inferi, secondo la tipica rappresentazione bizantina. Aperte e calpestate le porte degli inferi che impedivano la resurrezione e gettate via le chiavi con le quali i morti erano imprigionati, legato e gettato a terra ormai impotente il Maligno, Cristo può prendere per mano Adamo ed Eva - e con essi tutti i morti - e condurli alla resurrezione".

Anastasa. Alzatasi. Forse anche il giorno dell'annuncio - sto fantasticando - si trovò tutto a un tratto alzata, quando all'angelo disse: "Avvenga per me secondo la tua parola". Si trovò a stropicciarsi gli occhi: vero o aveva sognato? "Alzatasi", come a dire che si affidava, senza sapere il per filo e per segno, perché se pretendi il per filo e per segno, non ti alzerai mai. Poi riandando alle parole dell'angelo fece sosta su quel dettaglio - che non era poi tanto un dettaglio - della cugina incinta nei giorni della vecchiaia. Alzatasi si mise in viaggio; e non era per una conferma, era per dare sollievo e forse anche per un bisogno di confidarsi tra donne.

Bastò la notizia a rialzarla. E andò in fretta per i monti di Giuda, quando lui, il Messia, ancora non faceva peso nel grembo, era come ombra dolce. Quali fossero i sogni mentre andava per i monti di Giuda a noi non è dato sapere. O forse ci è dato per grazia immaginarli riandando al canto che sgorgò alla ragazzina come acqua di torrente, dopo l'abbraccio sull'uscio, dopo che le parole della cugina svelarono una danza nel grembo: "Il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo". Che cosa le sarebbe accaduto negli anni, nemmeno lontanamente poteva immaginarlo. Certo non avrebbe, mai e poi mai, immaginato che un giorno, "alzatasi", avrebbe seguito il figlio carico di Croce sul dosso del Calvario, fuori la città.

Una cosa sapeva ed era come se fosse scritta una volta per sempre nella sua maternità e in quella della cugina: che Dio è sorpresa, "rovescia i potenti dai troni e innalza gli umili". La profezia della ragazzina di Nazaret era in anticipo di anni sulla pagina di Paolo che avrebbe scritto: "L'ultimo nemico a essere annientato sarà la morte", in anticipo di anni sulla pagina dell'Apocalisse che avrebbe parlato del drago, impotente a divorare il figlio della donna. Nel "magnificat" rimaniamo sorpresi, e come sospesi, alle parole di Maria, una adolescente che canta la sua fiducia in Dio, un Dio che gonfia le vele: ti chiede un cammino e tu ti alzi.

Quante cose erano per lei oscure, una cosa era chiara: a quel figlio avrebbe insegnato ad alzarsi, ad alzarsi alle chiamate di Dio, alle chiamate di donne e uomini. A dire: "eccomi". Voi mi perdonerete per queste mie suggestioni, ho navigato intorno alla parola "anastasa", "alzatasi". Forse anche perché "alzarsi" è un verbo di fede, verbo - potremmo dire - da custodire nella vita. E' il verbo che ci viene chiesto ogni mattino, al risveglio: "Mi alzo?". A volte ti prende entusiasmo, a volte esitazione, penso a coloro che, per depressione o affaticamento, non vorrebbero mai alzarsi.

E' verbo di fiducia in Dio e nella vita, di fiducia nella giornata che ti viene consegnata. Oggi me lo ha ricordato, con il suo alzarsi, Maria di Nazaret, la madre di Gesù.

 

Lettura del libro dell'Apocalisse di san Giovanni apostolo - Ap 11,19; 12, 1-6a.10ab

Nel giorno del Signore, si aprì il tempio di Dio che è nel cielo e apparve nel tempio l'arca della sua alleanza. Ne seguirono folgori, voci, scoppi di tuono, terremoto e una tempesta di grandine. Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo, una corona di dodici stelle. Era incinta, e gridava per le doglie e il travaglio del parto. Allora apparve un altro segno nel cielo: un enorme drago rosso, con sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi; la sua coda trascinava un terzo delle stelle del cielo e le precipitava sulla terra. Il drago si pose davanti alla donna, che stava per partorire, in modo da divorare il bambino appena lo avesse partorito. Essa partorì un figlio maschio, destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro, e suo figlio fu rapito verso Dio e verso il suo trono. La donna invece fuggì nel deserto, dove Dio le aveva preparato un rifugio perché vi fosse nutrita per milleduecentosessanta giorni. Allora udii una voce potente nel cielo che diceva: "Ora si è compiuta la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo".

Sal 44 (45)

Risplende la regina, Signore, alla tua destra. Liete parole mi sgorgano dal cuore: io proclamo al re il mio poema, la mia lingua è come stilo di scriba veloce. Il tuo trono, o Dio, dura per sempre. R Entra la figlia del re: è tutta splendore, tessuto d'oro è il suo vestito; è condotta al re in broccati preziosi. R Alla tua destra sta la regina, in ori di Ofir. Ascolta, figlia, guarda, porgi l'orecchio: il re si è invaghito della tua bellezza. È lui il tuo signore: rendigli omaggio. R

Prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi - 1Cor 15, 20-26

Fratelli, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti. Perché, se per mezzo di un uomo venne la morte, per mezzo di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti. Come infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita. Ognuno però al suo posto: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo. Poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo avere ridotto al nulla ogni Principato e ogni Potenza e Forza. È necessario infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. L'ultimo nemico a essere annientato sarà la morte.

Lettura del Vangelo secondo Luca - Lc 1, 39-55

In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: "Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto". Allora Maria disse: "L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto per me l'Onnipotente e Santo è il suo nome; di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre".

 

 


 
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