la parola della domenica

 

Anno liturgico C
omelia di don Angelo nella festa dell'Assunzione di Maria
secondo il rito ambrosiano


15 agosto 2022



 

 

Ap 11,19; 12,1-6a.10ab
Sal 44
1Cor 15,20-26
Lc 1,39-55

Quelle due donne abbracciate sull'uscio di una casa, piedi per terra, ma anche sbilanciate, come quando ci si abbandona in un tuffo, una nell'altra, una nei sogni dell'altra, sono per noi anche l'immagine imperdibile di questa festa dell'estate che non ha una cronaca dell'evento. Noi siamo soliti chiamarla "assunzione", ma ebbe anche nome di "transito", di "dormitio", dormire, a un fiato dal risveglio. Festa che ci fa dare altri nomi alla morte. Morte come transito. Morte come vigilia di risvegli. Maria Assunta. "Assunzione" è parola un poco impallidita, perché ora sembra evocare solo contratti di lavoro. Eppure "assunta", "portata verso", ha una sua suggestione - e a suggestione si aggiunge suggestione se il nome evoca volti di amiche.

Nella parola "assunta", intrigante è quell'"ad", legato al participio: "ad", "verso". Verso dove? Aperto, senza specificazioni costringenti: cielo, oltre i cieli. Qualcuno potrebbe dire: verso lo splendore di un trono; io potrei dire: verso l'incanto di una tavola o verso praterie di ininterrotto stupore. E tu aggiungi altro. L'"ad" di "assunta" racconta l'infinito, l'andare a perdifiato, che ci attende. Nella lettera alla comunità di Corinto Paolo scrive: "Fratelli, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti", primizia. Del Cristo risorto sempre mi ha affascinato quel suo andare a perdifiato, per porte chiuse, per strade, giardini, rive di laghi. Primizia dei risorti. Che vanno per spazi a perdifiato. Così sua madre, assunta ai cielo. Ma vorrei ritornare alle due donne, Maria ed Elisabetta e ai loro due bambini ancora in grembo, uno di sei mesi, l'altro di poche ore.

Storie di donne, ma anche di bambini, che nell'abbraccio delle donne, sfiorandosi nel segreto, sussultano. Per ben due volte nel breve racconto Luca parla del sobbalzo: "Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo". Quasi fosse scritto, da prima di venire alla luce, che incontrarsi, sfiorarsi, fa pentecoste: irrompere dello Spirito e trasalire di gioia, assunzione nella gioia. Pensate, donne e uomini, e una società, e una chiesa, che avessero come passione quella di far sussultare i sogni. Perché il bambino rappresenta anche i sogni: farli sussultare e portarli più vicini a un loro inverarsi.

Purtroppo i bambini, quelli estasiati nel grembo delle due donne, oggi paradossalmente mi facevano richiamo all'altro bambino di cui parlava la pagina dell'Apocalisse con le sue immagini infocate: "Il drago si pose davanti alla donna, che stava per partorire, in modo da divorare il bambino appena lo avesse partorito". E' un'immagine che mi ha colpito in passato e non finisce di colpirmi anche oggi. Mi fa entrare nella storia. Mi fa tristezza il pensiero di come subito ci sia qualcuno che insidia il bambino, insidia il sogno al suo stesso nascere. Fanno paura i sogni a coloro che sono spinti da una indomabile voracità, dalla pretesa di possedere, di omologare, di dominare. Fanno paura i sogni. Il bambino, il sogno, nasce, ma è a rischio. A rischio dei potenti. Fanno paura i sogni. Ti rubano i sogni.

E hanno, purtroppo, mille modi, mille mezzi, mille astuzie per divorarli. Ebbene, è scritto che Dio sta dalla parte di quella donna e di quel bambino, dalla parte della fragilità, dalla parte degli indifesi. E vuole che tu stia da quella parte. Da quella parte anche se rischiosa, anche se apparentemente perdente. E se oggi siamo qui a contemplare, è anche per chiedere a Maria la grazia di non dimenticare il suo canto, quello sull'uscio della casa di Elisabetta. Cantò - ed era una adolescente - un Dio che il suo potere lo mette a servizio della fragilità: "Ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote". Finisco, rubando oggi parole a una poesia di padre David Maria Turoldo, "Cattedrale del Silenzio":


Sei la palma di Cades,
orto sigillato per la santa dimora.
Sei la terra che trasvola
carica di luce
nella nostra notte.
Vergine, cattedrale del Silenzio,
anello d'oro
del tempo e dell'eterno:
tu porti la nostra carne in paradiso
e Dio nella carne.
Vieni e vai per gli spazi
a noi invalicabili.
Sei lo splendore dei campi,
roveto e chiesa bianca
sulla montagna...
Non manchi più vino alle nostre mense,
o vigna dentro nubi di profumi.
Vengano a te le fanciulle
ad attingere la bevanda sacra,
le donne concepiscano ancora
e ti offrano i loro figli
come tu offristi il tuo frutto a noi.
Amorosa attendi che si avveri
la nostra favolosa vicenda,
creazione finalmente libera.
L'Iddio morente sulla collina chiese
una seconda volta il tuo possesso
quando partecipava perfino alle tombe
la nostra ultima nascita.
Noi ti abbiamo ucciso il Figlio,
ma ora sei nostra madre,
viviamo insieme la resurrezione.
Amen

Lettura del libro dell'Apocalisse di san Giovanni apostolo - Ap 11,19; 12,1-6a.10ab

Nel giorno del Signore, si aprì il tempio di Dio che è nel cielo e apparve nel tempio l'arca della sua alleanza. Ne seguirono folgori, voci, scoppi di tuono, terremoto e una tempesta di grandine. Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo, una corona di dodici stelle. Era incinta, e gridava per le doglie e il travaglio del parto. Allora apparve un altro segno nel cielo: un enorme drago rosso, con sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi; la sua coda trascinava un terzo delle stelle del cielo e le precipitava sulla terra. Il drago si pose davanti alla donna, che stava per partorire, in modo da divorare il bambino appena lo avesse partorito. Essa partorì un figlio maschio, destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro, e suo figlio fu rapito verso Dio e verso il suo trono. La donna invece fuggì nel deserto, dove Dio le aveva preparato un rifugio perché vi fosse nutrita per milleduecentosessanta giorni. Allora udii una voce potente nel cielo che diceva: "Ora si è compiuta la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo".

Sal 44 (45)

Risplende la regina, Signore, alla tua destra. Liete parole mi sgorgano dal cuore: io proclamo al re il mio poema, la mia lingua è come stilo di scriba veloce. Il tuo trono, o Dio, dura per sempre. R Entra la figlia del re: è tutta splendore, tessuto d'oro è il suo vestito; è condotta al re in broccati preziosi. R Alla tua destra sta la regina, in ori di Ofir. Ascolta, figlia, guarda, porgi l'orecchio: il re si è invaghito della tua bellezza. È lui il tuo signore: rendigli omaggio. R

Prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi - 1Cor 15,20-26

Fratelli, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti. Perché, se per mezzo di un uomo venne la morte, per mezzo di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti. Come infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita. Ognuno però al suo posto: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo. Poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo avere ridotto al nulla ogni Principato e ogni Potenza e Forza. È necessario infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. L'ultimo nemico a essere annientato sarà la morte.

Lettura del Vangelo secondo Luca - Lc 1,39-55

In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: "Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto". Allora Maria disse: "L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto per me l'Onnipotente e Santo è il suo nome; di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre".

 

 


 
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