la parola della domenica
Anno
liturgico A
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2Sam
12,1-13 Un capolavoro il racconto dal libro di Samuele. Pensate all'apologo, cui ricorre il profeta Natan, e come nella pagina respirino, a stretta congiunzione, tenerezza di sentimenti e brutalità di comportamenti. Si può essere poveri, ma non di sentimenti: "Il povero non aveva nulla, se non una sola pecorella piccina, che egli aveva comprato. Essa era vissuta e cresciuta insieme con lui e con i figli, mangiando del suo pane, bevendo alla sua coppa e dormendo sul suo seno. Era per lui come una figlia". E si può essere ricchi e brutali: il ricco che strappa al povero la pecorella piccina, come se non contasse nulla. L'indifferenza, che fa ciechi, cieco anche il cuore. Davide si indigna. Mai e poi mai avrebbe pensato che il profeta stesse parlando di lui. Ed ecco il colpo di scena: "Tu sei quell'uomo!". "Tu hai colpito di spada Uria l'Ittita, hai preso in moglie la moglie sua e lo hai ucciso con la spada degli Ammoniti. Ebbene, la spada non si allontanerà mai dalla tua casa". E non è forse vero che anche a noi accade di indignarci, e poi, se ci ripensassimo, una voce potrebbe sussurrarci: "Tu sei quell'uomo! Non fai, forse in altri modi, le stesse cose?". E' decisivo riconoscere. Riconoscere anche gli spazi minimi della brutalità. Che ci fa proprio brutti. Che grazia, se Dio e amici veri ci aiutassero a riconoscerne i segni! Ma "Tu sei quell'uomo!" non è l'unico colpo di scena, perché dopo parole durissime sbuca nel racconto sorprendentemente una parola di misericordia: "Il Signore ha rimosso il tuo peccato: tu non morirai". Cioè, hai un futuro. Anche dopo un'abiezione simile, ti è data una possibilità, per convertirti a novità di vita, alla bellezza. Dovremmo ricordarlo. Luce. Ma non è tutto luce nelle parole del profeta. La liturgia ha operato un taglio incomprensibile. Riprendo alla lettera: "Natan rispose a Davide: "Il Signore ha rimosso il tuo peccato: tu non morirai. Tuttavia, poiché con quest'azione tu hai insultato il Signore, il figlio che ti è nato dovrà morire"". E questa, accanto a parole di luce, è una parola inquietante, buia, che non basta un taglio a cancellarla. Inquietante e intollerabile addossare ai figli la colpa dei padri: "poiché con quest'azione tu hai insultato il Signore, il figlio che ti è nato dovrà morire". A volte penso che le parole - anche le parole che chiamiamo sacre, figuratevi le mie! -abbiano bisogno di essere messe in cammino. E che debbano arrivare ad altri approdi o persino contraddette. Ebbene queste ultime parole del racconto, irricevibili per noi oggi, lungo il cammino del Libro sacro sono state contraddette. Leggo all'inizio del capitolo diciottesimo del profeta Ezechiele. "Mi fu rivolta questa parola del Signore: "Perché andate ripetendo questo proverbio sulla terra d'Israele:"I padri hanno mangiato uva acerba e i denti dei figli si sono allegati"? Com'è vero che io vivo, oracolo del Signore Dio, voi non ripeterete più questo proverbio in Israele. Ecco, tutte le vite sono mie: la vita del padre e quella del figlio è mia; chi pecca morirà". Le parole in cammino. In cammino verso la verità. Vengo al vangelo. Anche il racconto di Marco è un capolavoro di narrazione: anche qui nelle pieghe del racconto colpi di scena a non finire. Certo il più clamoroso è lo scoperchiamento del tetto. Ci rimangono negli occhi quei quattro senza nome, toccati da un colpo di genio incredibile. Certo le case a Cafarnao per lo più erano coperte da un soffitto leggero fatto di fango e paglia; ma chi mai avrebbe potuto immaginare che, soluzione all'accerchiamento di Gesù da parte della folla, potesse essere calare un paralizzato dall'alto. I presenti sentirono nella casa fruscii strani e poi tocchi al soffitto, videro un lembo di cielo, poi una barella planare dall'alto, operazione senza aiuto di radar, planato nel punto giusto. E Gesù? Certo lo sguardo al paralitico, ma dal racconto appare che subito lo sguardo gli corse in alto, ai quattro che si sporgevano soddisfatti da uno squarcio del soffitto, sullo sfondo il cielo. E "Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: "Figlio, ti sono perdonati i peccati"". E' bellissimo, Gesù va al cuore degli eventi, va all'in principio dei gesti: e nell'in principio c'era la fede dei quattro: "vedendo la loro fede…". Voi lo avete notato, nessuna dichiarazione di fede da parte dei quattro, nemmeno una parola: la fede sta nel gesto, nel prendersi cura dell'altro. Messaggio per noi che la fede la leghiamo, esclusivamente o quasi, a parole religiose o a riti sacri. Vorrei aggiungere che la fede, se è vera fede, non è cosa pallida, inerte: spinge a immaginare, a osare, a inventare. E voi mi dite quanto il mondo oggi abbia bisogno di immaginazione e di audacia, virtù poco predicate, poco praticate, eppure segno di fede. Io quanto spazio do alla immaginazione, all'audacia? Vengo a un'altra sorpresa che sguscia dal racconto. Ora gli occhi di Gesù sono sul paralitico: "Disse al paralitico: "Figlio, ti sono perdonati i peccati"". Chissà forse Gesù aveva letto nei suoi occhi un brivido di indegnità, quasi una paralisi interiore, un bisogno di perdono, di essere "rialzato dentro". E lui era il tramite luminoso della misericordi di Dio. Sentite la tenerezza, lo chiamò "figlio": "Figlio, ti sono perdonati i peccati". E subito indovinò lo sconcerto di scribi e farisei. Era il Rabbi che diceva "àlzati" e Marco annota: "Erano seduti là alcuni scribi e farisei". "Seduti", capite, immobili: loro le parole sacre le avevano fermate e vanificate. Il rabbi di Nazaret diceva: "Àlzati", verbo che nell'etimo greco significa svegliarsi, è il verbo con cui si racconta la risurrezione. Loro seduti. "Il paralitico si alzò e subito presa la sua barella, sotto gli occhi di tutti se ne andò". E noi? Seduti a giudicare, a stroncare? O andiamo per case e per strade incoraggiando, dicendo, come il Maestro: "Àlzati"?
Lettura del secondo libro di Samuele - 2Sam 12,1-13 In quei giorni. Il Signore mandò il profeta Natan a Davide, e Natan andò da lui e gli disse: "Due uomini erano nella stessa città, uno ricco e l'altro povero. Il ricco aveva bestiame minuto e grosso in gran numero, mentre il povero non aveva nulla, se non una sola pecorella piccina, che egli aveva comprato. Essa era vissuta e cresciuta insieme con lui e con i figli, mangiando del suo pane, bevendo alla sua coppa e dormendo sul suo seno. Era per lui come una figlia. Un viandante arrivò dall'uomo ricco e questi, evitando di prendere dal suo bestiame minuto e grosso quanto era da servire al viaggiatore che era venuto da lui, prese la pecorella di quell'uomo povero e la servì all'uomo che era venuto da lui". Davide si adirò contro quell'uomo e disse a Natan: "Per la vita del Signore, chi ha fatto questo è degno di morte. Pagherà quattro volte il valore della pecora, per aver fatto una tal cosa e non averla evitata". Allora Natan disse a Davide: "Tu sei quell'uomo! Così dice il Signore, Dio d'Israele: "Io ti ho unto re d'Israele e ti ho liberato dalle mani di Saul, ti ho dato la casa del tuo padrone e ho messo nelle tue braccia le donne del tuo padrone, ti ho dato la casa d'Israele e di Giuda e, se questo fosse troppo poco, io vi aggiungerei anche altro. Perché dunque hai disprezzato la parola del Signore, facendo ciò che è male ai suoi occhi? Tu hai colpito di spada Uria l'Ittita, hai preso in moglie la moglie sua e lo hai ucciso con la spada degli Ammoniti. Ebbene, la spada non si allontanerà mai dalla tua casa, poiché tu mi hai disprezzato e hai preso in moglie la moglie di Uria l'Ittita". Così dice il Signore: "Ecco, io sto per suscitare contro di te il male dalla tua stessa casa; prenderò le tue mogli sotto i tuoi occhi per darle a un altro, che giacerà con loro alla luce di questo sole. Poiché tu l'hai fatto in segreto, ma io farò questo davanti a tutto Israele e alla luce del sole"". Allora Davide disse a Natan: "Ho peccato contro il Signore!". Natan rispose a Davide: "Il Signore ha rimosso il tuo peccato: tu non morirai". Sal 31 (32) Ridonami, Signore, la gioia del perdono. Beato l'uomo a cui è tolta la colpa e coperto il peccato. Beato l'uomo a cui Dio non imputa il delitto e nel cui spirito non è inganno. R Ti ho fatto conoscere il mio peccato, non ho coperto la mia colpa. Ho detto: "Confesserò al Signore le mie iniquità" e tu hai tolto la mia colpa e il mio peccato. R Tu sei il mio rifugio, mi liberi dall'angoscia, mi circondi di canti di liberazione. Rallegratevi nel Signore ed esultate, o giusti! Voi tutti, retti di cuore, gridate di gioia! R Seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi - 2Cor 4,5b-14 Fratelli, quanto a noi, siamo i vostri servitori a causa di Gesù. E Dio, che disse: "Rifulga la luce dalle tenebre", rifulse nei nostri cuori, per far risplendere la conoscenza della gloria di Dio sul volto di Cristo. Noi però abbiamo questo tesoro in vasi di creta, affinché appaia che questa straordinaria potenza appartiene a Dio, e non viene da noi. In tutto, infatti, siamo tribolati, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi, portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo. Sempre infatti, noi che siamo vivi, veniamo consegnati alla morte a causa di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nella nostra carne mortale. Cosicché in noi agisce la morte, in voi la vita. Animati tuttavia da quello stesso spirito di fede di cui sta scritto: "Ho creduto, perciò ho parlato", anche noi crediamo e perciò parliamo, convinti che colui che ha risuscitato il Signore Gesù, risusciterà anche noi con Gesù e ci porrà accanto a lui insieme con voi. Lettura del Vangelo secondo Marco - Mc 2, 1-12 In quel tempo. Il Signore Gesù entrò di nuovo a Cafàrnao, dopo alcuni giorni. Si seppe che era in casa e si radunarono tante persone che non vi era più posto neanche davanti alla porta; ed egli annunciava loro la Parola. Si recarono da lui portando un paralitico, sorretto da quattro persone. Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dove egli si trovava e, fatta un'apertura, calarono la barella su cui era adagiato il paralitico. Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: "Figlio, ti sono perdonati i peccati". Erano seduti là alcuni scribi e pensavano in cuor loro: "Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può perdonare i peccati, se non Dio solo?". E subito Gesù, conoscendo nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: "Perché pensate queste cose nel vostro cuore? Che cosa è più facile: dire al paralitico "Ti sono perdonati i peccati", oppure dire "Àlzati, prendi la tua barella e cammina"? Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere di perdonare i peccati sulla terra, dico a te - disse al paralitico -: àlzati, prendi la tua barella e va' a casa tua". Quello si alzò e subito presa la sua barella, sotto gli occhi di tutti se ne andò, e tutti si meravigliarono e lodavano Dio, dicendo: "Non abbiamo mai visto nulla di simile!".
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