la parola della domenica
Anno
liturgico C
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1Sam
8,1-22a Non possiamo nascondercelo, oggi i testi biblici sfiorano il mondo della politica: i governanti al tempo di Samuele e di Paolo; Cesare al tempo di Gesù. Politica è parola che spesso suscita sospetto e persino repulsione, tanto a volte la vita politica è degradata. Una cattiva politica. Ma la parola "politica" di per sé è parola bella, perché nasce da "polis" e racconta la città, la passione per la città, per il paese, per la casa comune, per il bene comune. Nessuno è un'isola, viviamo dentro una rete che ci fa vivere. Fuori da questa rete si rimane ai margini; ed emarginati non si vive. E allora se pagare il tributo a Cesare vuol dire dare il proprio contributo alla rete dell'umanità di cui facciamo parte e prenderci cura della casa comune, giusto dare il tributo a Cesare. Comunque il pericolo del degrado della vita politica è ben presente nella Bibbia. E, ancor più importante della denuncia - sacrosanta! - , importante secondo la Bibbia è scoprire le radici della corruzione della politica. E' emblematico al riguardo il libro di Samuele. Il dramma accade quando un popolo pensa di salvarsi lasciandosi sedurre dal mito di altri popoli che hanno un re: in pratica sostituendo la fede in Dio con la fede in un capo politico. E Dio nel racconto svela impietosamente l'esito di questa operazione insana: l'esito è l'assoggettamento, la depredazione: "prenderà i vostri figli per destinarli ai suoi carri e ai suoi cavalli, li farà correre davanti al suo cocchio… Prenderà anche le vostre figlie per farle sue profumiere e cuoche e fornaie… Prenderà pure i vostri campi, le vostre vigne, i vostri oliveti più belli e li darà ai suoi ministri… e voi stessi diventerete suoi servi. Allora griderete a causa del re che avrete voluto eleggere, ma il Signore non vi ascolterà". Depredati e servi! Ecco la deriva triste, allucinante, del potere che si fa idolo: servi e depredati. Se vendi l'anima ai politici di turno, questo è il risultato. Intrigante, allora, preziosa, imperdibile l'aggiunta di Gesù: "A Dio quello che è di Dio". Su di te non sta scritto il nome di un politico, ma il nome di Dio: la sua immagine incancellabile, inviolabile, è su di te. Dio è garante della tua dignità e della tua libertà. Guardati dal farti Dio. E ricorda che tocca a te svergognare, detronizzare, chiunque si fa Dio. Perdonate, forse un sorriso ce lo possiamo permettere in questa calura estiva: ricordo come anni fa sorrisi al racconto di don Gino Rigoldi, che diceva di aver intravvisto in Sardegna su una maglietta una scritta, che avrebbe voluto riprodurre su chissà quante altre magliette. La scritta diceva: "Dio esiste, non sei tu, rilassati". Ebbene contro il degrado della vita politica, nella storia del popolo di Dio fu grazia incalcolabile la limpidezza della voce dei profeti. E dunque dare spazio a Dio in politica non significa di certo produrre immaginette religiose - il nome di Dio l'hanno sconsacrato sino ad inciderlo sui cinturoni dei soldati nazisti - bensì dare spazio alla profezia, a pensieri alti, a immaginazioni aperte, a progetti che investono per un futuro, un futuro non di pochi, ma di tutti. Nell'enciclica "Fratelli tutti", Papa Francesco scrive: "Davanti a tante forme di politica meschine e tese all'interesse immediato, ricordo che la grandezza politica si mostra quando, in momenti difficili, si opera sulla base di grandi principi e pensando al bene comune a lungo termine. Il potere politico fa molta fatica ad accogliere questo dovere in un progetto di Nazione e ancora di più in un progetto comune per l'umanità presente e futura. Pensare a quelli che verranno non serve ai fini elettorali, ma è ciò che esige una giustizia autentica, perché, come hanno insegnato i Vescovi del Portogallo, la terra è un prestito che ogni generazione riceve e deve trasmettere alla generazione successiva" (178). Posso sbagliare, ma uno dei pericoli che oggi stiamo correndo è quello di abbandonare per disgusto la sfera e l'arte della politica. Come se riconoscessimo valore al volontariato, e lo negassimo all'operare politico. Ho trovato immagini concretissime sempre nell'enciclica di Papa Francesco. Ne ritaglio alcune: "Se qualcuno aiuta un anziano ad attraversare un fiume :- e questo è squisita carità -, il politico gli costruisce un ponte, e anche questo è carità. Se qualcuno aiuta un altro dandogli da mangiare, il politico crea per lui un posto di lavoro, ed esercita una forma altissima di carità che nobilita la sua azione politica" (186). Voi mi capite, anche a questo proposito, si tratta di dare spazio a immaginazioni. Non si tratta di rieditare il passato, ma di farne memoria per altre narrazioni. Con la fiducia di chi intorno a sé non vede solo un male da deprecare, ma germogli di future narrazioni da scoprire, a cui dare fiducia e spazi. Oserei dire, soprattutto dare spazio ai sogni della nuove generazioni. Ho trovato quasi un augurio a questo promettente orizzonte in parole, per me bellissime, di un economista, che è pure biblista, Luigino Bruni, con cui vorrei concludere: rafforzare gli argini. Scrive: "Dobbiamo esercitarci - insieme agli artisti, ai giovani, ai bambini, ai nuovi arrivati nel nostro Paese - a raccontare diversamente la nostra grande storia, i nostri valori, i nostri programmi economici, sociali e politici. Certi, però, che queste nuove narrazioni ci sono già, dobbiamo solo scoprirle non inventarle. E sono lì nella vita normale e popolare della gente normale del nostro Paese e del mondo. Sono molte, sono nascoste nel cuore delle gente e nelle relazioni di chi ha saputo attraversare questo scorcio di millennio senza incattivirsi, senza avvelenarsi l'anima, che non ha smesso di vedere il vicino di casa come una persona per bene, che sa cooperare, che ha uno sguardo buono sulla gente che lo circonda e che arriva sulla soglia di casa, che sa che prima delle parti politiche c'è l'umano intero. Che gira per le strade e sa vedere molte cose belle, ma sa che le cose più belle sono le persone. E quando il grande fiume esonda, sa che è tempo di cessare la polemica partitica e correre insieme a rafforzare gli argini". Ecco, costruire ponti e insieme rafforzare gli argini.
Lettura del primo libro di Samuele - 1Sam 8,1-22a In quei giorni. Quando Samuele fu vecchio, stabilì giudici d'Israele i suoi figli. Il primogenito si chiamava Gioele, il secondogenito Abia; erano giudici a Bersabea. I figli di lui però non camminavano sulle sue orme, perché deviavano dietro il guadagno, accettavano regali e stravolgevano il diritto. Si radunarono allora tutti gli anziani d'Israele e vennero da Samuele a Rama. Gli dissero: "Tu ormai sei vecchio e i tuoi figli non camminano sulle tue orme. Stabilisci quindi per noi un re che sia nostro giudice, come avviene per tutti i popoli". Agli occhi di Samuele la proposta dispiacque, perché avevano detto: "Dacci un re che sia nostro giudice". Perciò Samuele pregò il Signore. Il Signore disse a Samuele: "Ascolta la voce del popolo, qualunque cosa ti dicano, perché non hanno rigettato te, ma hanno rigettato me, perché io non regni più su di loro. Come hanno fatto dal giorno in cui li ho fatti salire dall'Egitto fino ad oggi, abbandonando me per seguire altri dèi, così stanno facendo anche a te. Ascolta pure la loro richiesta, però ammoniscili chiaramente e annuncia loro il diritto del re che regnerà su di loro". Samuele riferì tutte le parole del Signore al popolo che gli aveva chiesto un re. Disse: "Questo sarà il diritto del re che regnerà su di voi: prenderà i vostri figli per destinarli ai suoi carri e ai suoi cavalli, li farà correre davanti al suo cocchio, li farà capi di migliaia e capi di cinquantine, li costringerà ad arare i suoi campi, mietere le sue messi e apprestargli armi per le sue battaglie e attrezzature per i suoi carri. Prenderà anche le vostre figlie per farle sue profumiere e cuoche e fornaie. Prenderà pure i vostri campi, le vostre vigne, i vostri oliveti più belli e li darà ai suoi ministri. Sulle vostre sementi e sulle vostre vigne prenderà le decime e le darà ai suoi cortigiani e ai suoi ministri. Vi prenderà i servi e le serve, i vostri armenti migliori e i vostri asini e li adopererà nei suoi lavori. Metterà la decima sulle vostre greggi e voi stessi diventerete suoi servi. Allora griderete a causa del re che avrete voluto eleggere, ma il Signore non vi ascolterà". Il popolo rifiutò di ascoltare la voce di Samuele e disse: "No! Ci sia un re su di noi. Saremo anche noi come tutti i popoli; il nostro re ci fa da giudice, uscirà alla nostra testa e combatterà le nostre battaglie". Samuele ascoltò tutti i discorsi del popolo e li riferì all'orecchio del Signore. Il Signore disse a Samuele: "Ascoltali: lascia regnare un re su di loro". Sal 88 (89) Sei tu, Signore, la guida del tuo popolo. Beato il popolo che ti sa acclamare: camminerà, Signore, alla luce del tuo volto; esulta tutto il giorno nel tuo nome, si esalta nella tua giustizia. R Perché tu sei lo splendore della sua forza e con il tuo favore innalzi la nostra fronte. Perché del Signore è il nostro scudo, il nostro re, del Santo d'Israele. R Un tempo parlasti in visione ai tuoi fedeli, dicendo: "Ho trovato Davide, mio servo, con il mio santo olio l'ho consacrato; la mia mano è il suo sostegno, il mio braccio è la sua forza". R Prima lettera di san Paolo apostolo a Timòteo - 1Tm 2,1-8 Carissimo, raccomando, prima di tutto, che si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che stanno al potere, perché possiamo condurre una vita calma e tranquilla, dignitosa e dedicata a Dio. Questa è cosa bella e gradita al cospetto di Dio, nostro salvatore, il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità. Uno solo, infatti, è Dio e uno solo anche il mediatore fra Dio e gli uomini, l'uomo Cristo Gesù, che ha dato se stesso in riscatto per tutti. Questa testimonianza egli l'ha data nei tempi stabiliti, e di essa io sono stato fatto messaggero e apostolo - dico la verità, non mentisco -, maestro dei pagani nella fede e nella verità. Voglio dunque che in ogni luogo gli uomini preghino, alzando al cielo mani pure, senza collera e senza polemiche. Lettura del Vangelo secondo Matteo - Mt 22,15-22 In quel tempo. I farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo il Signore Gesù nei suoi discorsi. Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: "Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. Dunque, di' a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?". Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: "Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tributo". Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: "Questa immagine e l'iscrizione, di chi sono?". Gli risposero: "Di Cesare". Allora disse loro: "Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio". A queste parole rimasero meravigliati, lo lasciarono e se ne andarono.
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