la parola della domenica

 

Anno liturgico C


omelia di don Angelo nella quinta Domenica di Quaresima
secondo il rito ambrosiano


6 aprile 2025



 

 

Dt 6, 4a; 26, 5-11
Sal 104
Rm 1, 18-23a
Gv 11, 1-53

Leggevo il brano di Giovanni ed era come una immersione in umanità; percorrevo strade, entravo in una casa a Betania, poi sostavo alla pietra: la vita. Uno dopo l'altro mi si affacciavano volti: in successione nel racconto, prima Gesù e i discepoli, poi le sorelle Marta e Maria, i conoscenti venuti a consolarle e la folla, infine Lazzaro e, più ancora alla fine, i capi religiosi. Quasi a dirmi che un evento come la morte, che noi tentiamo di rimuovere, ha come effetto di muovere una moltitudine. Ebbene quel muoversi per strade e case era solo pallida immagine di un muoversi più nascosto, un muoversi di sentimenti nel cuore di ciascuno. Accarezzavo visi - non certo quelli duri di coloro che progettavano morte - quasi un desiderio di sfiorare i sentimenti che li abitavano, una pretesa.

Mi dicevo: è il racconto della vita, quanti siamo, e così diversi! E quante anche le sfumature dei sentimenti. 'Delicatezza' era una parola che mi sembrava riunire tanti volti, non tutti Delicatezza, come atteggiamento da custodire di fronte alla morte: non parole declamate, né quelle scontate, né quelle sacrileghe, che a volte diciamo o ascoltiamo in occasione di morte, ma parole che vivono di silenzio e di attesa. A volte fanno tenero racconto gli occhi. E ho pensato al silenzio di Gesù nei due giorni dopo che Marta e Maria gli avevano mandato a dire che colui che amava era malato. Proprio così: "colui che ami". Fessura nei sentimenti. Nemmeno amare è di un solo colore: sfumature di sentimenti, in Gesù, in noi. Che subbuglio, che trapassare di pensieri e di emozioni anche nel cuore di Gesù! Ascolti parole limpide che hanno il suono insopprimibile della fiducia, ai discepoli: "Io vado a svegliarlo", a Marta: "Tuo fratello risorgerà… Io sono la risurrezione e la vita". Poi, in presenza di pianto, del pianto dell'amica, ascolti parole che sembrano venire da un cuore spezzato.

E' scritto: "Gesù allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente e, molto turbato, domandò: "Dove lo avete posto?". Gli dissero: "Signore, vieni a vedere!". Gesù scoppiò in pianto". Ho letto e ho pensato a quanto scoppiare in pianto per la morte, e ho pensato anche come dovremmo oggi spesso scoppiare in pianto e invece gli occhi, anziché inumidirsi, sono asciutti: "Ma dove li avete portati?". "Dove sono seppelliti?". "Ma quanti sono!". Poi penso a Gesù, ai suoi passi verso dove avevano posto l'amico e a quelle parole che avevano suono di comando, aveva radunato tutta la sua voce: "Togliete la pietra" e alle altre che furono grido: "Detto questo, gridò a gran voce: "Lazzaro, vieni fuori!"". E allora penso che risurrezione è togliere - per via di affidamento a una voce - la pietra alla morte. E già da oggi.

Vivere come soglia anche la morte: imparare - è una educazione per cui forse non basta una vita - imparare, passo dopo passo, a viverla come soglia. E' così che diamo senso a parole della Liturgia, che potrebbero sembrare insulto alla realtà, quando di Gesù diciamo che morendo ha distrutto la morte. E non c'è contraddizione: ha pianto e l'ha sconfitta strappandole la natura di pietra immobile, fredda, punitiva. Sempre mi colpisce che il verbo 'togliere' nel racconto sia al plurale e sia rivolto a noi umani: "Togliete la pietra", quasi ci venisse chiesta collaborazione alla risurrezione. E accade anche a risurrezione avvenuta, quando Lazzaro uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: "Liberatelo e lasciatelo andare". Togliere pietre, liberare, lasciare andare. La risurrezione, sulle labbra di Gesù, ha suono di presente: "Io sono la risurrezione e la vita".

Oggi mi sforano come un brivido le parole, indugio nei suoi occhi, gli dico "Tu sei per me risurrezione e vita". Tu mi risvegli. "Lazzaro, il nostro amico, si è addormentato; ma io vado a svegliarlo". Voi ve ne siete accorti, il mio è un andare per trasalimenti. Ma chi potrebbe osare definizioni per un evento che ha colore di soglia? Ti inchini, vai per fessure di occhi… e poi ti perdl in questo verbo stupefacente usato da Gesù: "Vado a svegliarlo". Riaprire gli occhi, e, a uscita da assopimento l'affiorare di un volto caro, l'affiorare della vita. Così per Lazzaro per voce di Gesù, dopo sbendatura. Non una parola di Lazzaro: come se al risveglio tutto fosse racchiuso in uno stupore infinito. Da toglierti parole. Soglia la morte, ma quante sono le soglie? Risveglio, ma quanti sono i risvegli? E' primavera, e noi? Vi lascio con la suggestione di una poesia di una cara amica, Chandra Livia Candiani che, come intuite, ha accompagnato pensieri, e non solo, lungo l'omelia, lungo il mio racconto:

Dare una svolta alla parola morte
una scossa di risveglio,
farla uscire dai gusci di spavento
dei secoli e degli antenati,
farla neonata
smettere di capirla
dichiararsi incapaci
e tenerla tra le mani giunte
delicatamente
come fiammifero
nel vento.

 

Lettura del libro del Deuteronomio - Dt 6, 4a; 26, 5-11

In quei giorni. Mosè disse: "Ascolta, Israele: tu pronuncerai queste parole davanti al Signore, tuo Dio: "Mio padre era un Arameo errante; scese in Egitto, vi stette come un forestiero con poca gente e vi diventò una nazione grande, forte e numerosa. Gli Egiziani ci maltrattarono, ci umiliarono e ci imposero una dura schiavitù. Allora gridammo al Signore, al Dio dei nostri padri, e il Signore ascoltò la nostra voce, vide la nostra umiliazione, la nostra miseria e la nostra oppressione; il Signore ci fece uscire dall'Egitto con mano potente e con braccio teso, spargendo terrore e operando segni e prodigi. Ci condusse in questo luogo e ci diede questa terra, dove scorrono latte e miele. Ora, ecco, io presento le primizie dei frutti del suolo che tu, Signore, mi hai dato". Le deporrai davanti al Signore, tuo Dio, e ti prostrerai davanti al Signore, tuo Dio. Gioirai, con il levita e con il forestiero che sarà in mezzo a te, di tutto il bene che il Signore, tuo Dio, avrà dato a te e alla tua famiglia".

Sal 104 (105)

Lodate il Signore, invocate il suo nome. Rendete grazie al Signore e invocate il suo nome, proclamate fra i popoli le sue opere. A lui cantate, a lui inneggiate, meditate tutte le sue meraviglie. R L'ha stabilita per Giacobbe come decreto, per Israele come alleanza eterna, quando disse: "Ti darò il paese di Canaan come parte della vostra eredità". R Quando erano in piccolo numero, pochi e forestieri in quel luogo, non permise che alcuno li opprimesse e castigò i re per causa loro: "Non toccate i miei consacrati, non fate alcun male ai miei profeti". R

Lettera di san Paolo apostolo ai Romani - Rm 1, 18-23a

Fratelli, l'ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ogni ingiustizia di uomini che soffocano la verità nell'ingiustizia, poiché ciò che di Dio si può conoscere è loro manifesto; Dio stesso lo ha manifestato a loro. Infatti le sue perfezioni invisibili, ossia la sua eterna potenza e divinità, vengono contemplate e comprese dalla creazione del mondo attraverso le opere da lui compiute. Essi dunque non hanno alcun motivo di scusa perché, pur avendo conosciuto Dio, non lo hanno glorificato né ringraziato come Dio, ma si sono perduti nei loro vani ragionamenti e la loro mente ottusa si è ottenebrata. Mentre si dichiaravano sapienti, sono diventati stolti e hanno scambiato la gloria del Dio incorruttibile con un'immagine e una figura di uomo corruttibile.

Lettura del Vangelo secondo Giovanni - Gv 11, 1-53

In quel tempo. Un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato. Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. Le sorelle mandarono dunque a dirgli: "Signore, ecco, colui che tu ami è malato". All'udire questo, Gesù disse: "Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato". Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. Poi disse ai discepoli: "Andiamo di nuovo in Giudea!". I discepoli gli dissero: "Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?". Gesù rispose: "Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; ma se cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui". Disse queste cose e poi soggiunse loro: "Lazzaro, il nostro amico, si è addormentato; ma io vado a svegliarlo". Gli dissero allora i discepoli: "Signore, se si è addormentato, si salverà". Gesù aveva parlato della morte di lui; essi invece pensarono che parlasse del riposo del sonno. Allora Gesù disse loro apertamente: "Lazzaro è morto e io sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi crediate; ma andiamo da lui!". Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse agli altri discepoli: "Andiamo anche noi a morire con lui!". Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. Betània distava da Gerusalemme meno di tre chilometri e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: "Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà". Gesù le disse: "Tuo fratello risorgerà". Gli rispose Marta: "So che risorgerà nella risurrezione dell'ultimo giorno". Gesù le disse: "Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?". Gli rispose: "Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo". Dette queste parole, andò a chiamare Maria, sua sorella, e di nascosto le disse: "Il Maestro è qui e ti chiama". Udito questo, ella si alzò subito e andò da lui. Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. Allora i Giudei, che erano in casa con lei a consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, pensando che andasse a piangere al sepolcro. Quando Maria giunse dove si trovava Gesù, appena lo vide si gettò ai suoi piedi dicendogli: "Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!". Gesù allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente e, molto turbato, domandò: "Dove lo avete posto?". Gli dissero: "Signore, vieni a vedere!". Gesù scoppiò in pianto. Dissero allora i Giudei: "Guarda come lo amava!". Ma alcuni di loro dissero: "Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?". Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. Disse Gesù: "Togliete la pietra!". Gli rispose Marta, la sorella del morto: "Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni". Le disse Gesù: "Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?". Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: "Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l'ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato". Detto questo, gridò a gran voce: "Lazzaro, vieni fuori!". Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: "Liberàtelo e lasciàtelo andare". Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui. Ma alcuni di loro andarono dai farisei e riferirono loro quello che Gesù aveva fatto. Allora i capi dei sacerdoti e i farisei riunirono il sinedrio e dissero: "Che cosa facciamo? Quest'uomo compie molti segni. Se lo lasciamo continuare così, tutti crederanno in lui, verranno i Romani e distruggeranno il nostro tempio e la nostra nazione". Ma uno di loro, Caifa, che era sommo sacerdote quell'anno, disse loro: "Voi non capite nulla! Non vi rendete conto che è conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera!". Questo però non lo disse da se stesso, ma, essendo sommo sacerdote quell'anno, profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione; e non soltanto per la nazione, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi. Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo.

 

 


 
stampa il testo
salva in  formato rtf
Segnala questa pagina ad un amico
scrivi il suo indirizzo e-mail:
 
         
     

 
torna alla home