la parola della domenica

 

Anno liturgico B
omelia di don Angelo nella quinta Domenica d'Avvento
secondo il rito ambrosiano


10 dicembre 2023



 

 

Is 11, 1-10
Sal 97
Eb 7,14-17.22.25
Gv 1,19-27a.15c.27b-28 - Gv 1,19-27a.15c.27b-28

Lascio Isaia e un po' mi dispiace. Lo lascio a voi e sono in mani sicure. Mi tengo un'immagine che, voi sapete, mi è cara, quella del germoglio; ancor più, del germoglio da tronco reciso

Stavi mozzato,
passando ti guardavo intristendomi.
Il fusto
come depredato
di vita e di foglie.
Moncone che gridava
la ferita ai boschi del monte.
Guardandoti passavo
intristendomi.
Né sapevo se a reciderti
fosse stato
balenare di fulmine
o disegno insipiente di uomo.
Passando ora ti guardo
illuminandomi.
Il ceppo reciso
dato morto
è fiorito di rami e di fronde
Avvolgono nascondendola
di verde
la ferita antica.
L'albero rinato ora parla
all'ultima curva di un sentiero
.

E vengo al vangelo. Forse perché così martellante, quasi ossessiva, mi colpiva nel brano la domanda al Battista; "Chi sei?'. Forse che questa sia la domenica del "Chi sei?. E non è forse vero che "Chi è? Cos'è?" è la domanda curiosa dei bambini e che si è vivi finché ci sfiora questa domanda, finché si rimane ancora un poco bambini? Ho pensato anche che avvento è vero se ti rimane una domanda su Gesù. O è una parvenza di avvento, falso avvento. Ma "Chi sei?" può essere domanda anche dura, insidiosa, come quella degli emissari mandati a Giovanni da Gerusalemme, domanda da interrogatorio per incastrare qualcuno: una pressione a sapere per soffocare. Erode fa pressione sui magi: "Ditemi del bambino".

In concomitanza con il "chi sei?" a colpirmi nel brano era il ribattere, quasi ad eco, il "io non sono" del Battista.. Forse perché io abito la stagione del "io sono", prepotente, che è il contrario della stagione dei bambini, fa la stagione della celebrazione e delle liturgie dell'io: "Lei non sa chi sono io!", lo sbandieramento dei titoli e del potere. O del sapere, sappiamo tutto, con esiti funesti. Quando c'è invece una immensa radura che non conosciamo da cui dovrebbe nascere una consapevolezza umile, un pensare umile, un comportarsi umile; io non so. Usare nel mio territorio il 'forse' e il 'chi sa'. Mi colpiva ancora nel brano l'insano tentativo di chiudere il Battista in un nome o in un ruolo: Elia, il profeta, quando tu non sei una ripetizione. Perché Giovanni rifiuta il titolo di profeta, eppure lo è? Non sarà anche perché ci sono modi così diversi di fare il profeta? Uno potrebbe anche chiedermi "sei prete?", ma ci sono così modo diversi di essere prete, o padre o madre o figlio o lavoratore dei campi, o stilista o attore - mettiamo tutti i nostri ruoli e altro di noi; e ognuno ne ha più di uno - c'è modo e modo di esprimerli.

E ora indugio alla fine su una risposta di Giovanni, che dice qualcosa di sé anche se non tutto; la dà ai suoi interlocutori. "E allora chi sei?". "Sono voce che grida nel deserto". Noi spesso usiamo questa espressione per dire che "hai voglia di parlare, nessuno ti ascolta", terra così compattata che la pioggia scivola via. Eppure Giovanni aveva scelto il deserto, perché lui pensava che il deserto è anche altro e aveva letto nelle scritture sacre che ci sarebbe stato un tempo in cui sarebbero fioriti i deserti. Il deserto come un luogo fuori dai rumori e dalle frenesie della città, dei villaggi, delle strade: la scelta del deserto mi parla e mi dice il bisogno del silenzio, la sosta in un luogo di intimità. Cercalo perché è lì che accade il germoglio di cui oggi parlava Isaia.

Cerchiamolo prima che sia Natale. Mi ritornano le immagini del profeta Osea: Perciò, ecco, io la sedurrò, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore. Le renderò le sue vigne e trasformerò la valle di Acor in porta di speranza. Là mi risponderà come nei giorni della sua giovinezza, come quando uscì dal paese d'Egitto (Os 2, 16-17) "Come nei giorni della sua giovinezza": pensate come risuoni in me questa parola, per la consapevolezza di un ingrigire negli anni, bisogno di un avvento, di Gesù che mi dia passione di giovinezza. Sono diventato prete che ancora la Messa era in latino. E all'introito ai piedi dell'altare il prete iniziava: "Entrerò all'altare di Dio". Gli si faceva eco rispondendo: "A Dio che fa lieta la mia giovinezza".

E ora ultimo indugio, ma breve, alle prime parole del Battista, quelle che conducono a spiragli di giovinezza: "Rendete diritta la via del Signore". Ma la via del Signore non è già diritta di suo? Certo. Solo che poi quando la via di Dio diventa la mia via, la nostra via, abbiamo la triste possibilità di deviarla e sappiamo cosa succede quando si deviano i fiumi. Ecco riprendere la via. Ebbene l'avvento ci avverte che la via non è una serie di precetti, non stiamo attendendo precetti. Gesù non è venuto per questo, ma per essere lui la Via con il suo cammino. Concludi l'anno liturgico e, se sei sincero con te stesso, ti accorgi che c'è qualcosa da raddrizzare in te, nella chiesa, nella società, nel mondo.

E che è grazia poterci rimettere sulle sue tracce, accompagnandoci a lui. L'Avvento ti porta agli inizi e tu ritorni a guardare come lui nasce, come cresce, come sosta e come cammina, come parla e come opera, come guarda ognuno e come guarda le folle, come banchetta e come prega, come guarda la morte e come guarda la vita, come piange e come esulta di gioia, come guarda il cielo e come guarda la terra, la Via. Rendete diritta la via.

 

Lettura del profeta Isaia - Is 11, 1-10

In quei giorni. Isaia disse: "Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici. Su di lui si poserà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e d'intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore. Si compiacerà del timore del Signore. Non giudicherà secondo le apparenze e non prenderà decisioni per sentito dire; ma giudicherà con giustizia i miseri e prenderà decisioni eque per gli umili della terra. Percuoterà il violento con la verga della sua bocca, con il soffio delle sue labbra ucciderà l'empio. La giustizia sarà fascia dei suoi lombi e la fedeltà cintura dei suoi fianchi. Il lupo dimorerà insieme con l'agnello; il leopardo si sdraierà accanto al capretto; il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un piccolo fanciullo li guiderà. La mucca e l'orsa pascoleranno insieme; i loro piccoli si sdraieranno insieme. Il leone si ciberà di paglia, come il bue. Il lattante si trastullerà sulla buca della vipera; il bambino metterà la mano nel covo del serpente velenoso. Non agiranno più iniquamente né saccheggeranno in tutto il mio santo monte, perché la conoscenza del Signore riempirà la terra come le acque ricoprono il mare. In quel giorno avverrà che la radice di Iesse sarà un vessillo per i popoli. Le nazioni la cercheranno con ansia. La sua dimora sarà gloriosa".

Sal 97 (98)

Vieni, Signore, a giudicare il mondo. Cantate inni al Signore con la cetra, con la cetra e al suono di strumenti a corde; con le trombe e al suono del corno acclamate davanti al re, il Signore. R Risuoni il mare e quanto racchiude, il mondo e i suoi abitanti. I fiumi battano le mani, esultino insieme le montagne. R Esultino davanti al Signore che viene a giudicare la terra: giudicherà il mondo con giustizia e i popoli con rettitudine. R

Lettera agli Ebrei - Eb 7, 14-17. 22. 25

Fratelli, è noto che il Signore nostro è germogliato dalla tribù di Giuda, e di essa Mosè non disse nulla riguardo al sacerdozio. Ciò risulta ancora più evidente dal momento che sorge, a somiglianza di Melchìsedek, un sacerdote differente, il quale non è diventato tale secondo una legge prescritta dagli uomini, ma per la potenza di una vita indistruttibile. Gli è resa infatti questa testimonianza: "Tu sei sacerdote per sempre secondo l'ordine di Melchìsedek". Per questo Gesù è diventato garante di un'alleanza migliore. Perciò può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si avvicinano a Dio: egli infatti è sempre vivo per intercedere a loro favore.

Vangelo secondo Giovanni - Gv 1,19-27a.15c.27b-28 - Gv 1,19-27a.15c.27b-28

In quel tempo. Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e leviti a interrogarlo: "Tu, chi sei?". Egli confessò e non negò. Confessò: "Io non sono il Cristo". Allora gli chiesero: "Chi sei, dunque? Sei tu Elia?". "Non lo sono", disse. "Sei tu il profeta?". "No", rispose. Gli dissero allora: "Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?". Rispose: "Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaia". Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: "Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?". Giovanni rispose loro: "Io battezzo nell'acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me, ed era prima di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo". Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.

 

 


 
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