la parola della domenica

 

Anno liturgico C
omelia di don Angelo nella quarta Domenica dopo Pentecoste
secondo il rito ambrosiano


3 luglio 2022



 

 

Gen 4,1-16
Sal 49
Eb 11,1-6

Mt 5,21-24

Vado immaginando giorni e notti, lontanissime nel tempo, quando nelle tende o fuori le tende, magari al fuoco, ci si tramandava racconti, e anche questo di Caino e Abele. Inquietante. E che cosa poteva significare, per chi ascoltava, che la prima uccisione di un uomo fosse stata per pietra di fratello? Anche questo racconto lascia pause, come assenze di colore, come tagli nell'affresco antico. Lascia domande nei vuoti. Un primo vuoto è in quella sensazione che Caino prova di fronte ai sacrifici offerti a Dio: il suo non più gradito, quello di suo fratello gradito. Come se ora avesse nel fratello un concorrente. Ma quella, che si stava creando nella storia, non era forse proprio una nuova condizione? Fino ad allora, fino all'arrivo del fratello, lo spazio era tutto suo; starei per dire anche lo spazio di Dio. Fratello o concorrente? Prendeva forma e corpo l'immagine del concorrente. E dilagava.

Dilagava nell'animo irritato, nel volto abbattuto. Leggiamo: "Caino ne fu molto irritato e il suo volto era abbattuto. Il Signore disse allora a Caino: "Perché sei irritato e perché è abbattuto il tuo volto? Se agisci bene, non dovresti forse tenerlo alto? Ma se non agisci bene, il peccato è accovacciato alla tua porta; verso di te è il suo istinto, e tu lo dominerai". Accovacciato alla tua porta, alla porta dell'anima. Per questo Gesù mette in guardia non solo dalla pietra che uccide, ma da ciò che sta all'origine, da ciò che sta accovacciato dentro di noi, da ciò che azzera Il riconoscimento dell'altro, il rispetto dall'altro, definito "stupido" e "pazzo". Se il volto è abbattuto, se il volto non lo tieni alto, l'altro non lo vedi né lo ascolti. Le parole, di conseguenza, saranno parole a vuoto. Un vuoto che registriamo nel racconto, dove si scrive "Caino parlò al fratello Abele". "Parlò al fratello Abele". Punto.

Un vuoto di parole, il vuoto degli occhi abbassati. Che non vedono più il volto dell'altro. Il volto dell'altro. E la memoria mi corre a uno scritto di decenni fa. Ero rimasto affascinato da una riflessione sul volto di un filosofo, don Italo Mancini - insegnava filosofia delle religioni e filosofia del diritto presso l'università libera di Urbino -. Un volto - scriveva - "da guardare, da rispettare, da accarezzare. il volto la parte più indifesa di noi, la parte più esposta, la più rivelativa". E aggiungeva: "anche la più deterrente, tanto che è difficile uccidere uno guardandolo in volto". Uccidere uno guardandolo in volto è il vuoto di umanità. Ed è il nostro triste approdo, siamo arrivati a questo. Italo Mancini si augurava che il terzo millennio fosse l'alba di un nuovo modo di pensare che mettesse al centro il volto, la cultura dei volti, la civiltà dei volti, l'eticità dei volti. Da questa nuova cultura sarebbe nata - diceva - la pace.

Faccio ritorno al racconto: "Mentre erano in campagna, Caino alzò la mano contro il fratello Abele e lo uccise. Allora il Signore disse a Caino: "Dov'è Abele, tuo fratello?". Egli rispose: "Non lo so. Sono forse io il custode di mio fratello?". "Dov'è?". "Dove?". Sempre questo "dove?"! Pensate, la stessa domanda fatta ad Adamo, che con Eva si era nascosto tra gli alberi del giardino: "Dove sei?". Come se ci fosse da riconoscere un fuori posto, un fuori posto in me o un fuori pasto in cui ho esiliato un altro. Dove? Ora cacciato fuori dalla vita è Abele, il suo nome era soffio, soffio di vita; ma fuori anche Caino: "Ramingo e fuggiasco sarai sulla terra": e andare ramingo e fuggiasco non è vita, sei fuori. E vengo alla voce del sangue di Abele che grida a Dio dal suolo. Il sangue o, forse meglio, i sangui, che hanno voce, gridano, a Dio. Uso il plurale perché mi ritorna una traduzione molto letterale del testo che ho udito anni fa da Erri De Luca.

È scritto: "Voce dei sangui di tuo fratello sono gridanti verso di me dal suolo". E aggiungeva: "Lo dice la divinità a Caino, primo degli assassini. Il verbo sta al participio presente, "sono gridanti", perché quei sangui gridano e continuano a gridare, all'infinito e a oltranza. Quella storia racconta pure che assassino e vittima sono fratelli, perché di questa parentela biologica stringente è fatta l'umanità. Credo nella desolazione di Caino, nella sua espulsione da ogni focolare, credo nella sua insonnia che non è frutto di recinti e sbarre, ma grido che lo accompagna ovunque. Credo ai sangui di Abele, alla loro formula chimica che arrossa il mondo e lo denuncia. Credo alla terra che non può assorbirli perché non può nasconderne la voce".

Ma permettete che sfiori ora brevemente una legatura che, immagino, abbiate colto anche voi nel testo: "Allora il Signore disse a Caino: "Dov'è Abele, tuo fratello?". Egli rispose: "Non lo so. Sono forse io il custode di mio fratello?"". La legatura stretta tra fratello e custode. "Custodire" è verbo di Dio nella Bibbia; e, di conseguenza, verbo degli umani. Ed è un verbo di grande fascino: lo usiamo quando abbiamo negli occhi o nel cuore qualcosa di molto prezioso. Da custodire! Per quanto riguarda Dio, mi ribatte nel cuore, tenerissima, una immagine del salmo: "Custodiscimi come pupilla degli occhi, all'ombra delle tue ali nascondimi" (Sal 17,8). Come pupilla degli occhi. La custodia. Che è l'opposto dell'indifferenza, dell'insensibilità, o dello scarto. Come sarebbe urgente che il verbo "custodire" e la parola "custodia" riprendessero tutto il loro valore e colore nel nostro tempo.

Lo sguardo va d'istinto ad orizzonti lontani: siamo custodi di giustizia, di libertà, di umanità? O menefreghisti, usurpatori, violentatori? La custodia tenera o l'indifferenza? O, peggio ancora, lo scarto? E se mi guardo nel mio intimo? Che immagine mi darei. DI custode? Custode di volti e di fili d'erba, di voci e di silenzi, di sorrisi e di pianti, di un viso e di una moltitudine, di fede e di ricerche, di cammini e di smarrimenti di soffi di umanità e di tenerezze del divino? Ho ancora occhi per il segno, che Dio imprime anche sul più ramingo degli umani?

Custodiscimi come pupilla degli occhi.

 

Lettura del libro della Genesi - Gen 4,1-16

In quei giorni. Adamo conobbe Eva sua moglie, che concepì e partorì Caino e disse: "Ho acquistato un uomo grazie al Signore". Poi partorì ancora Abele, suo fratello. Ora Abele era pastore di greggi, mentre Caino era lavoratore del suolo. Trascorso del tempo, Caino presentò frutti del suolo come offerta al Signore, mentre Abele presentò a sua volta primogeniti del suo gregge e il loro grasso. Il Signore gradì Abele e la sua offerta, ma non gradì Caino e la sua offerta. Caino ne fu molto irritato e il suo volto era abbattuto. Il Signore disse allora a Caino: "Perché sei irritato e perché è abbattuto il tuo volto? Se agisci bene, non dovresti forse tenerlo alto? Ma se non agisci bene, il peccato è accovacciato alla tua porta; verso di te è il suo istinto, e tu lo dominerai". Caino parlò al fratello Abele. Mentre erano in campagna, Caino alzò la mano contro il fratello Abele e lo uccise. Allora il Signore disse a Caino: "Dov'è Abele, tuo fratello?". Egli rispose: "Non lo so. Sono forse io il custode di mio fratello?". Riprese: "Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo! Ora sii maledetto, lontano dal suolo che ha aperto la bocca per ricevere il sangue di tuo fratello dalla tua mano. Quando lavorerai il suolo, esso non ti darà più i suoi prodotti: ramingo e fuggiasco sarai sulla terra". Disse Caino al Signore: "Troppo grande è la mia colpa per ottenere perdono. Ecco, tu mi scacci oggi da questo suolo e dovrò nascondermi lontano da te; io sarò ramingo e fuggiasco sulla terra e chiunque mi incontrerà mi ucciderà". Ma il Signore gli disse: "Ebbene, chiunque ucciderà Caino subirà la vendetta sette volte!". Il Signore impose a Caino un segno, perché nessuno, incontrandolo, lo colpisse. Caino si allontanò dal Signore e abitò nella regione di Nod, a oriente di Eden.

Sal 49 (50)

Sacrificio gradito al Signore è l'amore per il fratello. Parla il Signore, Dio degli dèi, convoca la terra da oriente a occidente. "Non ti rimprovero per i tuoi sacrifici, i tuoi olocausti mi stanno sempre davanti". R Al malvagio Dio dice: "Perché vai ripetendo i miei decreti e hai sempre in bocca la mia alleanza, tu che hai in odio la disciplina e le mie parole ti getti alle spalle? R Ti siedi, parli contro il tuo fratello, getti fango contro il figlio di tua madre. Hai fatto questo e io dovrei tacere? Forse credevi che io fossi come te! Ti rimprovero: pongo davanti a te la mia accusa". R

Lettera agli Ebrei - Eb 11,1-6

Fratelli, la fede è fondamento di ciò che si spera e prova di ciò che non si vede. Per questa fede i nostri antenati sono stati approvati da Dio. Per fede, noi sappiamo che i mondi furono formati dalla parola di Dio, sicché dall'invisibile ha preso origine il mondo visibile. Per fede, Abele offrì a Dio un sacrificio migliore di quello di Caino e in base ad essa fu dichiarato giusto, avendo Dio attestato di gradire i suoi doni; per essa, benché morto, parla ancora. Per fede, Enoc fu portato via, in modo da non vedere la morte; e non lo si trovò più, perché Dio lo aveva portato via. Infatti, prima di essere portato altrove, egli fu dichiarato persona gradita a Dio. Senza la fede è impossibile essergli graditi; chi infatti si avvicina a Dio, deve credere che egli esiste e che ricompensa coloro che lo cercano.

Lettura del Vangelo secondo Matteo - Mt 5,21-24

In quel tempo. Il Signore Gesù disse: "Avete inteso che fu detto agli antichi: "Non ucciderai"; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: "Stupido", dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: "Pazzo", sarà destinato al fuoco della Geènna.

 

 


 
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