la parola della domenica

 

Anno liturgico B
omelia di don Angelo nella terza Domenica dopo Pentecoste
secondo il rito ambrosiano


9 giugno 2024



 

 

Gen 2,18-25
Sal 8
Ef 5,21-33
Mc 10,1-12

Oggi le letture parlano di uomo e donna. Anche i nostri giorni parlano di uomini e donne. E bisogna cercare di capire. A volte si pensa che basti una legge, ed è una pretesa che sfiora l'assurdo, se di mezzo c'è l'amore. Quando ci si lascia abbagliare da questa illusione, subito nascono norme su norme e contrapposizioni, nascono gli schieramenti ideologici. E ti chiedono da che parte stai. Accadeva anche ai tempi di Gesù. Gesù lascia la Galilea, si incammina verso Gerusalemme ed ecco ai suoi oppositori non par vero di poterlo incastrare su che cosa pensa della liceità per un marito di ripudiare la propria moglie. E già la domanda dice qualcosa: e perché no della liceità per una donna di ripudiare il marito? Tra loro - e Gesù lo sapeva - era un gran discutere su una norma, lasciata da Mosè, che concedeva la possibilità di ripudiare la donna qualora fosse capitato qualcosa di vergognoso. Ed allora che cosa è vergognoso?

Ed ecco i più rigoristi della scuola di Sammai a dire che vergognoso e passibile di ripudio sarebbe stato un adulterio conclamato, mentre per i più liberali della scuola di Hillel sarebbe bastato qualsiasi affronto al marito, fosse anche soltanto la minestra o la frittata bruciata. Ebbene pretendono che lui si schieri. Ma voi ve lo immaginate Gesù, profeta libero, strattonato in queste disquisizioni? Lui li rimanda alla norma di Mosè, oserei dire, unicamente perché si rendano conto che di mezzo c'è la durezza del loro cuore, in greco sclerocardia: "Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma". Si può arrivare a una sclerosi del cuore. Questo il vero problema tra uomo e donna, e non solo. La loro domanda nascondeva la durezza del cuore. E li accusa di avere visioni miopi, rattrappite, sono fermi a Mosè. E perché non risalire alle origini, all'in principio, alla sapienza dei racconti della Genesi? No, loro restringevano, creavano strettoie, anche a Dio, che, al contrario, libera da soffocamenti. Quasi ci dicesse - ma me lo invento io - : "Se educate le nuove generazioni, fermi alle norme, dove pensate di arrivare? Spalancate orizzonti!".

Gesù riconduce alla sorgente. Al primo gorgogliare dell'acqua. "li fece maschio e femmina; per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola". Ritaglia parole da uno e dall'altro racconto della creazione, il primo nato in circoli profetici, l'altro in circoli sacerdotali. Gesù all'inizio ritaglia dal primo racconto: "li fece maschio e femmina", creati insieme, così belli nel loro insieme. Li volle a sua immagine, dice il testo; e a tal punto belli da compiacersene lui stesso: "E vide che era cosa molto bella". Molto bella, da far godere Dio, e anche noi, con lui, che andiamo in cerca di cose belle. Non dovremmo di tanto in tanto fare pausa e guardarli? Poi Gesù alle parole del primo racconto cuce le parole del secondo, e ritagliandole omette che la donna fu plasmata con una costola tratta dall'uomo. Perché lo ometta non lo so.

So però che l'immagine è stata ampiamente sfruttata nel tempo per affermare purtroppo una dipendenza della donna dall'uomo. Succede che l'acqua delle origini corra il rischio di inquinamento per via di tradizioni che hanno il fiato corto. Anche Paolo in parte cede alla visione patriarcale del tempo, arrivando a scrivere "Il marito è capo della moglie così come Cristo è capo della chiesa. E come la Chiesa è sottomessa a Cristo, così anche le mogli lo siano ai loro mariti in tutto". Ma poi aggiunge - e qui si fa ritorno alle origini - che i mariti le mogli le devono amare come il loro corpo, come fa Cristo con la chiesa. Il testo citato da Gesù parla di un viaggio: "per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola". Chiamati a un viaggio, sposarsi non è accasarsi. Mi colpisce il futuro dei verbi. Non è tutto fatto, e non c'è un prontuario. Anche perché non c'è una storia uguale all'altra.

Non c'è un modello unico, c'è l'orizzonte delle origini a cui ispirarsi. Voi mi capite, anche la fedeltà, che potrebbe lasciare tristi sospetti di imbrigliamento, sfugge all'abbaglio se declinata al futuro. Il futuro dei verbi nega la visione della fedeltà come di una gabbia. E' un viaggio. In un certo senso è tutto da costruire, ogni giorno. E ogni giorno si fa i conti con le proprie fatiche e con le fatiche dell'altro, con le fragilità, con i cedimenti. Tenendo negli occhi la bellezza dell'essere uomo e donna in cammino: gli occhi all'acqua della sorgente, lontani dunque da ogni predominio dell'uno sull'altro, da ogni sopraffazione, lontani anni luce dal pensare l'altro come tua proprietà. La fedeltà fa rima con leggerezza e creatività, dimensioni importanti se si vuole che l'amore rimanga un viaggio. Prendersi cura della relazione dunque, perché sia salva da pesantezze e noia e non si riduca a stanca routine. E desiderare, anche se a volte comporta qualche fatica, che l'altro respiri, prenda volo, fiorisca. E immaginare insieme, essere creativi, in movimento. I verbi al futuro, in movimento.

Vi lascio con le parole di una biblista, cara amica, Rosanna Virgili, che in questi giorni ha scritto di "umanità in movimento". Eccole parole di inizio della sua riflessione, alludono al testo della Genesi: "La Scrittura apre innanzitutto un cammino, porta a sporgersi su una visione in movimento, spinge a una estroversione. È la storia di Adam, che una Voce volle far uscire da un sé triste e solo per trovare nell'altra un corpo di corrispondenza, la sua stessa carne, le sue stesse ossa. Un'area di libertà e di canto dove crescere e moltiplicarsi. Paese d'incontro, amicizia, solidarietà per coltivare insieme un giardino promesso e promettente".

 

Lettura del libro della Genesi - Gen 2, 18-25

In quei giorni. Il Signore Dio disse: "Non è bene che l'uomo sia solo: voglio fargli un aiuto che gli corrisponda". Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di animali selvatici e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all'uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l'uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome. Così l'uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli animali selvatici, ma per l'uomo non trovò un aiuto che gli corrispondesse. Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull'uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e richiuse la carne al suo posto. Il Signore Dio formò con la costola, che aveva tolta all'uomo, una donna e la condusse all'uomo. Allora l'uomo disse: "Questa volta è osso dalle mie ossa, carne dalla mia carne. La si chiamerà donna, perché dall'uomo è stata tolta". Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno un'unica carne. Ora tutti e due erano nudi, l'uomo e sua moglie, e non provavano vergogna.

Sal 8

Mirabile è il tuo nome, Signore, su tutta la terra. O Signore, Signore nostro, quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra! Voglio innalzare sopra i cieli la tua magnificenza, con la bocca di bambini e di lattanti: per ridurre al silenzio nemici e ribelli. R Quando vedo i tuoi cieli, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai fissato, che cosa è mai l'uomo perché di lui ti ricordi, il figlio dell'uomo, perché te ne curi? R Davvero l'hai fatto poco meno di un dio, di gloria e di onore lo hai coronato. Gli hai dato potere sulle opere delle tue mani, tutto hai posto sotto i suoi piedi: tutte le greggi e gli armenti e anche le bestie della campagna. R

Lettera di san Paolo apostolo agli Efesini - Ef 5, 21-33

Fratelli, nel timore di Cristo, siate sottomessi gli uni agli altri: le mogli lo siano ai loro mariti, come al Signore; il marito infatti è capo della moglie, così come Cristo è capo della Chiesa, lui che è salvatore del corpo. E come la Chiesa è sottomessa a Cristo, così anche le mogli lo siano ai loro mariti in tutto. E voi, mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa, purificandola con il lavacro dell'acqua mediante la parola, e per presentare a se stesso la Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata. Così anche i mariti hanno il dovere di amare le mogli come il proprio corpo: chi ama la propria moglie, ama se stesso. Nessuno infatti ha mai odiato la propria carne, anzi la nutre e la cura, come anche Cristo fa con la Chiesa, poiché siamo membra del suo corpo. Per questo l'uomo lascerà il padre e la madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una sola carne. Questo mistero è grande: io lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa! Così anche voi: ciascuno da parte sua ami la propria moglie come se stesso, e la moglie sia rispettosa verso il marito.

Lettura del Vangelo secondo Marco - Mc 10,1-12

In quel tempo. Partito di là, il Signore Gesù venne nella regione della Giudea e al di là del fiume Giordano. La folla accorse di nuovo a lui e di nuovo egli insegnava loro, come era solito fare. Alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, gli domandavano se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: "Che cosa vi ha ordinato Mosè?". Dissero: "Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla". Gesù disse loro: "Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall'inizio della creazione "li fece maschio e femmina; per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola". Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l'uomo non divida quello che Dio ha congiunto". A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse loro: "Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio".

 

 


 
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