la parola della domenica

 

Anno liturgico B
omelia di don Angelo nella seconda Domenica di Quaresima
secondo il rito ambrosiano


25 febbraio 2024



 

 

Dt 5, 1-2. 6-21
Sal 18
Ef 4, 1-7
Gv 4, 5-42

Che cosa si può dire? Ci si può solo innamorare. Anche di un racconto. E gli squarci, su quel mezzogiorno al pozzo, sono a non finire. Incontro imprevedibile e ti restano pulite le parole, gli sguardi, il pozzo, il sole. Niente e nessuno mai a impolverarli, imperdibili. Accade quasi sempre quando, ad accendere sguardi e parole, è l'amore o qualcosa che gli assomiglia. Qui accade. E da subito nel racconto una mezza bugia. Gesù decide di ritornare dalla Giudea in Galilea, tre giorni di cammino. E' scritto: "Doveva perciò attraversare la Samaria". No, non era necessario attraversarla: poteva passare lungo la valle del Giordano; così avrebbe evitato il passaggio in un territorio ostile, terra di eretici. "Doveva": era una necessita di cuore. E poi lui non era certo il rabbi delle cose ovvie.

Che fosse uno fuori dal sistema, un po' se ne era accorto Nicodemo, nell'incontro che precede il nostro, un incontro nella notte, ma in casa, ancora in terra dei puri. Ora è come lo spingesse desiderio di andare fuori dai recinti e scoprire che cosa c'è al di là. Siamo all'aria aperta, in terra cosiddetta impura, presso un pozzo di tutti. Come se si sentisse fatto per altre storie: anche lui ha la sua storia da spartire, come la donna. Tutti abbiamo storie da spartire. Non c'è cattedra, c'è pozzo. Le parole che aprono - "Dammi da bere" - sembrano da subito un pretesto, per altro: perché accada un incontro. Dove lo spazio ha una sua intimità. Loro due. I discepoli nemmeno nominati, compaiono alla fine. Non è una lezione, è un gorgogliare d'acqua, acqua come quella spumeggiante dei torrenti, che non è lineare, devia, poi riprende, spontanea. Così l'acqua tra Gesù e la donna samaritana. Tra Gesù e noi. Mi prende il dubbio a volte che le parole, le nostre con Gesù, si siano come fossilizzate. Oggi tutti noi al pozzo a ricordare una cosa preziosa il nostro bisogno dell'acqua di Gesù: che non ci accada sventuratamente di spegnere o affievolire in noi la nostra sete di lui, della sua parola, la benedizione della sosta al pozzo.

Benedizione delle benedizioni la sosta al pozzo dell'acqua viva, il nuovo dell'acqua.. "Dammi da bere" svela però anche una verità poco ricordata, per alcuni quasi ombra di eresia: un bisogno in Dio. Un bisogno, una sete in Gesù: sete di incontri veri, di amore, si apre un orizzonte poco esplorato. Che ho trovato, per dono di un'amica, in un commento di Don Divo Barsotti. Ecco uno stralcio, lungo, ma luminoso: "La cosa più grande nell'amore di Dio non è il fatto che Egli ci ama, ma il fatto che Egli ci chiede l'amore, quasi non potesse fare a meno di quello che noi possiamo dare a Lui. Colui che è l'Infinito, Colui che è l'Eterno, Colui che è sufficiente a se stesso, stanco, riposa sull'orlo di un pozzo. Sono parole vere. Gesù non è stanco per gioco: ha camminato. Egli si è fatto uomo per conoscere la nostra debolezza, la nostra povertà. Dio anche per noi si fa presente nei nostri fratelli, vive nella nostra povera vita. Non dobbiamo credere di poter trovare Dio senza queste vesti di umiltà di cui Egli si è rivestito.

Come tante volte noi ci inganniamo a proposito del Signore! Noi lo vogliamo vedere rivestito di gloria, vogliamo incontrarci con Lui sfavillante di luce, vogliamo ascoltare la sua parola come la parola di un grande maestro ascoltato da tutti gli uomini. In realtà viene a noi, Signore sempre, sotto le vesti del pellegrino, del povero […]. Il Signore viene sempre sotto le vesti dell'umiltà. Noi dobbiamo saperlo accogliere sotto queste medesime vesti e noi dobbiamo stabilire con Lui un rapporto di amore nella fede, sapendo riconoscerlo negli avvenimenti più umili, nella povertà di una nostra condizione umana che non conosce davvero ancora la gloria che ci aspetterà domani". E non era forse questo che andava intuendo la donna del pozzo? Che quello non era un Rabbi qualunque: lei era nei suoi occhi. Nei suoi occhi così come era. Così non era mai stata negli occhi di nessuno. Ora poi sconvolgendo ataviche tradizioni lo sentiva dire che non era problema adorare Dio su un monte o su un altro, ma in spirito e verità. Lei un Messia lo avrebbe sognato così.

Le dice Gesù: "Sono io, che parlo con te". In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Dialogo interrotto. Interrotto su parole imperdibili: "Sono io, che parlo con te". Un altro paese i discepoli: loro erano su un altro piano, loro erano rimasti al cibo. Lui aveva in mente altro: portare acqua e far fiorire, per questo il Padre lo aveva mandato. Lui, che di natura era un sognatore, in quella donna aveva intravisto un fiorire di campi. Invitò o discepoli ad alzare lo sguardo: "Voi non dite forse: "Ancora quattro mesi e poi viene la mietitura"? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura". Per il momento a sognare rimase solo lui. Ci sarebbe voluto del tempo. Potrebbe capitare anche a noi oggi. Di non farci compagni di sogni, quando sono proprio i sogni a farci camminare. Dal pozzo era venuto gorgogliare di acqua, ma anche un fremere di passi, la donna andò in città e fu un passaparola, poi un'accoglienza inimmaginabile. E non sarà vero anche per oggi? Un semplice passaparola. E poi? E poi che cosa sappiamo della samaritana?

Lo sa Lui, e ci basta. Lui ha visto campi biondeggiare.

 

Lettura del libro del Deuteronomio - Dt 5, 1-2. 6-21

In quei giorni. Mosè convocò tutto Israele e disse loro: "Ascolta, Israele, le leggi e le norme che oggi io proclamo ai vostri orecchi: imparatele e custoditele per metterle in pratica. Il Signore, nostro Dio, ha stabilito con noi un'alleanza sull'Oreb. "Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra d'Egitto, dalla condizione servile. Non avrai altri dèi di fronte a me. Non ti farai idolo né immagine alcuna di quanto è lassù nel cielo né di quanto è quaggiù sulla terra né di quanto è nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai. Perché io, il Signore, tuo Dio, sono un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione, per coloro che mi odiano, ma che dimostra la sua bontà fino a mille generazioni, per quelli che mi amano e osservano i miei comandamenti. Non pronuncerai invano il nome del Signore, tuo Dio, perché il Signore non lascia impunito chi pronuncia il suo nome invano. Osserva il giorno del sabato per santificarlo, come il Signore, tuo Dio, ti ha comandato. Sei giorni lavorerai e farai ogni tuo lavoro; ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: non farai alcun lavoro, né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo schiavo, né la tua schiava, né il tuo bue, né il tuo asino, né il tuo bestiame, né il forestiero che dimora presso di te, perché il tuo schiavo e la tua schiava si riposino come te. Ricòrdati che sei stato schiavo nella terra d'Egitto e che il Signore, tuo Dio, ti ha fatto uscire di là con mano potente e braccio teso; perciò il Signore, tuo Dio, ti ordina di osservare il giorno del sabato. Onora tuo padre e tua madre, come il Signore, tuo Dio, ti ha comandato, perché si prolunghino i tuoi giorni e tu sia felice nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà. Non ucciderai. Non commetterai adulterio. Non ruberai. Non pronuncerai testimonianza menzognera contro il tuo prossimo. Non desidererai la moglie del tuo prossimo. Non bramerai la casa del tuo prossimo, né il suo campo, né il suo schiavo, né la sua schiava, né il suo bue, né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo"".

Sal 18 (19)

Signore, tu solo hai parole di vita eterna. La legge del Signore è perfetta, rinfranca l'anima; il comando del Signore è limpido, illumina gli occhi. R Il timore del Signore è puro, rimane per sempre; i giudizi del Signore sono fedeli, sono tutti giusti. R Ti siano gradite le parole della mia bocca; davanti a te i pensieri del mio cuore, Signore, mia roccia e mio redentore. R

Lettera di san Paolo apostolo agli Efesini - Ef 4, 1-7

Fratelli, io, prigioniero a motivo del Signore, vi esorto: comportatevi in maniera degna della chiamata che avete ricevuto, con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità, sopportandovi a vicenda nell'amore, avendo a cuore di conservare l'unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace. Un solo corpo e un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti. A ciascuno di noi, tuttavia, è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo.

Lettura del Vangelo secondo Giovanni - Gv 4, 5-42

In quel tempo. Il Signore Gesù giunse a una città della Samaria chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c'era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: "Dammi da bere". I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: "Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?". I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. Gesù le risponde: "Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: "Dammi da bere!", tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva". Gli dice la donna: "Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest'acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?". Gesù le risponde: "Chiunque beve di quest'acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell'acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d'acqua che zampilla per la vita eterna". "Signore - gli dice la donna -, dammi quest'acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua". Le dice: "Va' a chiamare tuo marito e ritorna qui". Gli risponde la donna: "Io non ho marito". Le dice Gesù: "Hai detto bene: "Io non ho marito". Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero". Gli replica la donna: "Signore, vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare". Gesù le dice: "Credimi, donna, viene l'ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l'ora - ed è questa - in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità". Gli rispose la donna: "So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa". Le dice Gesù: "Sono io, che parlo con te". In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: "Che cosa cerchi?", o: "Di che cosa parli con lei?". La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: "Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?". Uscirono dalla città e andavano da lui. Intanto i discepoli lo pregavano: "Rabbì, mangia. Ma egli rispose loro: "Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete". E i discepoli si domandavano l'un l'altro: "Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?". Gesù disse loro: "Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. Voi non dite forse: "Ancora quattro mesi e poi viene la mietitura"? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l'altro miete. Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica". Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: "Mi ha detto tutto quello che ho fatto". E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e alla donna dicevano: "Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo".

 

 


 
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