la parola della domenica
Anno
liturgico A
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Is
60,16b-22 Come si chiamasse colui che l'aveva fatto camminare, il paralitico lì per lì non lo sapeva. Poi si incrociarono nel tempio. Ora gli era chiaro; poteva riferirne il nome ai capi del popolo, che quel rabbi di Nazaret, lo avevano in odio, anche per il suo operare guarigioni in giorno di sabato. E Gesù ne approfitta per svelare una parte, più segreta, di sé. Fessure di intimità fra lui e il Padre. Quasi venisse spontaneo a Gesù svelare l'acqua sorgiva da cui venivano i suoi gesti. Che certo nascevano da una compassione per l'umanità, ma insieme da una relazione: un legame con il Padre, una comunione, un parlarsi, uno specchiarsi. Sentite: "Il Padre mio agisce anche ora e anch'io agisco". E ancora: "In verità, in verità io vi dico: il Figlio da se stesso non può fare nulla, se non ciò che vede fare dal Padre". In perfetta sintonia, all'unisono. E il Figlio che cosa vede fare dal Padre? Ecco la risposta: "Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi egli vuole". Il Figlio agisce ora, agisce come il Padre. Risuscitare i morti e dare la vita sembra essere la loro passione. Infatti il Figlio poche ore prima aveva raddrizzato e fatto camminare uno storpio. Perdonate - semplifico o forse no - è come se Gesù custodisse, perdutamente vive, nel cuore queste due domande: "Che cosa farebbe mio Padre?" e "Che cosa direbbe?". E lui fa, lui dice. Non sto a commentare oggi il brano del profeta, il rincorrersi delle immagini: luce, sole, luna, germogli di piantagioni. Vorrei suggerirvi però di ascoltarne la voce. Il brano è pura poesia e viene a ricordarci che la poesia è tutt'altro che qualcosa di vago, di nebuloso o surreale; al contrario - come evoca il suo etimo - opera, crea, genera. Nel caso fossi annoiato, indifferente, sfiduciato, chiuso, ha il potere di riaccendermi: rinasco, riprendo vita, riprendo il vivo dell'acqua. Tenete cara la voce della poesia. Accendetene anche un solo verso. Al cuore mi ritorna il diario di Etty Hillesum. Lei, giovane ragazza, dentro gli orrori e le paure di un lager, in condizioni per altri disperate, riusciva sorprendentemente ancora a stupirsi per la realtà di un ciclamino rosso-rosa, per poi alla fine pregare così: "Dammi un piccolo verso al giorno, mio Dio, e se non potrò sempre scriverlo perché non ci sarà più carta e perché mancherà la luce, allora lo dirò piano, alla sera, al tuo grande cielo. Ma dammi un piccolo verso di tanto in tanto" (Diario, giovedì 24 settembre 1942). Chiudo la lunga parentesi, questo infinito mio sconfinare, per ritornare al gorgogliare dell'acqua in Gesù, a quel suo specchiarsi nel Padre, per poi, nel pulsare dei giorni, fare e dire come il Padre. Ebbene la domanda, che dovrebbe gorgogliare senza stanchezze nel nostro cuore, quella che sento decisiva anche per tempi come i nostri, fa eco a quella di Gesù ed è proprio questa: "Che cosa farebbe Gesù? Che cosa direbbe Gesù?". A salvezza dal divenire acqua ferma e stagnante, a salvezza dal pericolo di diventare palude. E' ancora Etty a scrivere nel Diario: "Dentro di me c'è una sorgente molto profonda. E in quella sorgente c'è Dio. A volte riesco a raggiungerla, più spesso è coperta da pietre e sabbia: allora Dio è sepolto. Allora bisogna dissotterrarlo di nuovo. Mi immagino che certe persone preghino con gli occhi rivolti al cielo: esse cercano Dio fuori di sé. Ce ne sono altre che chinano il capo nascondendolo fra le mani, credo che cerchino Dio dentro di sé" (Diario, 26 agosto 1941). Mi sembra di leggere tra riga e riga un richiamo a guardarci dalle pietre e dalla sabbia, a lasciare irrequieta e libera in noi l'acqua, la Parola. Cambia il modo di vedere. E non è forse vero che accade anche a noi, che ci dichiariamo credenti in Gesù, di immaginare e fare cose che sono l'opposto di quello che immaginerebbe e direbbe Gesù? E sarebbe tutto un ammutolirsi, se qualcuno ponesse la domanda: "Ma Gesù che cosa direbbe di tutto questo? Che cosa farebbe?". E' capitato ad alcuni di noi, in una sera di queste, quando, discutendo di cerimoniali ecclesiastici a rischio di mondanità, d'improvviso ci sfiorò la domanda: "Ma cosa direbbe Gesù? Che cosa farebbe?". Ed ecco ci bussarono alcune sue parole. Una: "Tra voi non così", e alludeva a capi delle nazioni. E, ancora - e aveva appena lavato i piedi dei discepoli - : "Sapete ciò che vi ho fatto? Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato infatti l'esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi". Il vero cerimoniale ecclesiastico. Ho speso troppe parole per dire l'importanza e la bellezza di frequentare la spazio dell'anima. Me ne scriveva tempo fa una cara amica: "E' un bellissimo angolo dove tutte le ansie, le paure si placano e si dà spazio al raggio di luce, alla speranza, alla certezza di tempi migliori per tutti. E' sopratutto la sera prima di addormentarmi che lo abito. E anche al mattino e anche durante il giorno. E' il mio rifugio. E' la carica per andare avanti con il sorriso e la consapevolezza di quello che ci circonda e di quello che abbiamo. E' il posto dove prego e dove metto quello che mi piacerebbe perché il mondo funzionasse meglio. Il mondo che sogniamo. E sognare è bello senza naturalmente perdere di vista la realtà. Ci serve per stare bene, altrimenti se non stiamo bene che aiuto possiamo dare prima a noi stessi e poi agli altri?". Al pozzo dell'anima, se tu lo frequenti, sappi che hai la grazia di un suggeritore, lo Spirito santo. Gesù ce ne ha fatto promessa. "Vi ricorderà tutto ciò che vi ho detto".
Lettura del profeta Isaia - Is 60, 16b-22 Così dice il Signore Dio: "Saprai che io sono il Signore, il tuo salvatore e il tuo redentore, il Potente di Giacobbe. Farò venire oro anziché bronzo, farò venire argento anziché ferro, bronzo anziché legno, ferro anziché pietre. Costituirò tuo sovrano la pace, tuo governatore la giustizia. Non si sentirà più parlare di prepotenza nella tua terra, di devastazione e di distruzione entro i tuoi confini. Tu chiamerai salvezza le tue mura e gloria le tue porte. Il sole non sarà più la tua luce di giorno, né ti illuminerà più lo splendore della luna. Ma il Signore sarà per te luce eterna, il tuo Dio sarà il tuo splendore. Il tuo sole non tramonterà più né la tua luna si dileguerà, perché il Signore sarà per te luce eterna; saranno finiti i giorni del tuo lutto. Il tuo popolo sarà tutto di giusti, per sempre avranno in eredità la terra, germogli delle piantagioni del Signore, lavoro delle sue mani per mostrare la sua gloria. Il più piccolo diventerà un migliaio, il più insignificante un'immensa nazione; io sono il Signore: a suo tempo, lo farò rapidamente". Sal 88 (89) Beato il popolo che cammina alla luce del tuo volto. Tu hai un braccio potente, forte è la tua mano, alta la tua destra. Giustizia e diritto sono la base del tuo trono, amore e fedeltà precedono il tuo volto. R Beato il popolo che ti sa acclamare: camminerà, Signore, alla luce del tuo volto; esulta tutto il giorno nel tuo nome, si esalta nella tua giustizia. R Tu sei lo splendore della sua forza e con il tuo favore innalzi la nostra fronte. Perché del Signore è il nostro scudo, il nostro re, del Santo d'Israele. R Prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi - 1Cor 15, 17-28 Fratelli, se Cristo non è risorto, vana è la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati. Perciò anche quelli che sono morti in Cristo sono perduti. Se noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto per questa vita, siamo da commiserare più di tutti gli uomini. Ora, invece, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti. Perché, se per mezzo di un uomo venne la morte, per mezzo di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti. Come infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita. Ognuno però al suo posto: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo. Poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo avere ridotto al nulla ogni Principato e ogni Potenza e Forza. È necessario infatti che egli regni finché "non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi". L'ultimo nemico a essere annientato sarà la morte, perché "ogni cosa ha posto sotto i suoi piedi". Però, quando dice che ogni cosa è stata sottoposta, è chiaro che si deve eccettuare Colui che gli ha sottomesso ogni cosa. E quando tutto gli sarà stato sottomesso, anch'egli, il Figlio, sarà sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perché Dio sia tutto in tutti. Lettura del Vangelo secondo Giovanni - Gv 5,19-24 In quel tempo. Il Signore Gesù riprese a parlare e disse: "In verità, in verità io vi dico: il Figlio da se stesso non può fare nulla, se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa allo stesso modo. Il Padre infatti ama il Figlio, gli manifesta tutto quello che fa e gli manifesterà opere ancora più grandi di queste, perché voi ne siate meravigliati. Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi egli vuole. Il Padre infatti non giudica nessuno, ma ha dato ogni giudizio al Figlio, perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato. In verità, in verità io vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita".
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