la parola della domenica

 

Anno liturgico A
omelia di don Angelo nella seconda Domenica dopo la Dedicazione
secondo il rito ambrosiano


29 ottobre 2023



 

 

Is 45, 20-23
Sal 21
Fil 3,13b -4, 1
Mt 13,47-52

"Radunatevi e venite, avvicinatevi tutti insieme, superstiti delle nazioni". A volte la sensazione che patiamo è di essere un po'come dei superstiti. Sopravvissuti dentro uno sgretolarsi dei giorni e all'affaccio di altri giorni che sembrano intimorirci. Fino a quando si dura? "Che ne sarà - si chiedono tra di noi i più anziani - che ne sarà dei nostri nipoti?". "Radunatevi e venite, avvicinatevi tutti insieme, superstiti delle nazioni". Ci si raduna anche, ma ognuno - o è solo un'impressione? - a pensare in proprio, quasi una finta di ascolto. La Parola ancora invitava: "Raccontate, presentate le prove, consigliatevi pure insieme". "Raccontate": e non si raccontano le strategie, si raccontano le storie. Raccontate i volti, ciò che accade. Presentate le prove, le prove invece dei teoremi. E poi, invito imperdibile: "Consigliatevi pure insieme". Perdonate se, tralasciando inviti importanti del testo, oggi indugio su questo invito, prezioso, e non solo a livello dei cosiddetti grandi, anche al nostro livello, che è quello del vivere quotidiano: "Consigliatevi pure insieme".

Mi chiedo - ma non vorrei sembrare troppo pessimista - se anche questo verbo non abbia subito scolorimento: il verbo "consigliare"; ancor più forse nella forma del "consigliarsi insieme". Che richiede una condizione preliminare, che il profeta vede nel "cercare il Signore". Se partiamo dalle cosiddette nostre posizioni, da quello che pensiamo noi, dalla difesa dei nostri interessi o dei nostri punti di vista, l'esito è che non consigliamo, imponiamo. Per questo il profeta dice: "Non comprendono quelli che portano un loro idolo di legno e pregano un dio che non può salvare". Solo spogli di ogni forma di arroganza ci si può mettere nella condizione di consigliarsi insieme. E adesso vorrei fare un aggancio, che solo uno un po' folle potrebbe fare: da una parte "consigliarsi insieme" e dall'altra "pescatori e rete" della parabola. Senza prima aver fatto una premessa che molti di voi si sono sentiti chissà quante volte fare: io - ma penso anche voi - non finisco di incantarmi per questo rabbi di Nazaret che ha occhi e cuore di poeta: sorprende immagini e ne fa segni del regno di Dio, cioè segni per il cammino che è venuto ad aprire sulla terra. E lo fa con parabole. Nel nostro capitolo Matteo ne raduna addirittura sette: il seminatore che esce a seminare braccio largo, la sorpresa della zizzania nel campo, il cercatore instancabile di pietre preziose, il tesoro che un contadino trova nascosto in un campo, e che cosa diventa un minuscolo seme di senapa e la donna che mescola un grumo di lievito nella farina e la rete nel mare trascinata a riva. Ma guardate un po' dove indugiavano i suoi occhi.

Forse Matteo raduna le parabole in un'unica assemblea anche per dirci che per Gesù non ne basta una a dire che cosa è il regno di Dio. Nemmeno quella della rete nel mare che, letta troppo superficialmente, potrebbe lasciarci con l'immagine deprimente dei pesci guasti buttati, dei cattivi nella fornace. Tristi? E la dolcezza del grumo di lievito, in mano di donna, che fa fermentare tutta la farina? Ma ora vengo al mio folle tentativo di agganciare la parabola della rete al "consigliarsi insieme", fantasticando. Certo il regno di Dio cresce nel mondo dove presente è anche il male: alla riva si trascinano anche i pesci guasti. Ma guardiamoci dal dare noi ora giudizi definitivi. Vi rileggo le parole finali: ""Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Avete compreso tutte queste cose?". Gli risposero: "Sì". Ed egli disse loro: "Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche"".

Ecco, toccherà agli angeli, e non a noi, separare; e sarà alla fine dei tempi. I pescatori allora che fanno? Lasciatemi fantasticare: insieme cercano di capire dove è bene e dove è male, li vedo come convocati a riva a consigliarsi insieme. A noi tocca essere l'uno per l'altro come lo scriba del vangelo che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche. Le estrae dalla sapienza di Dio e dalla sapienza di donne e uomini, dalla sapienza di ognuno. Sedersi insieme e lasciarsi consigliare insieme. Convinti che dobbiamo tutti diventare discepoli. Abbiamo tutti da imparare, se vogliamo rigenerare noi stessi e il mondo. Mi piace l'immagine di una riva o di un monte o di una casa dove ci si allarga a cerchio e c'è libertà di dirsi perché in ognuno c'è ricerca sincera del bene, del bene di tutti. Convinti che lo Spirito spesso parla in coloro che non fanno notizia, nei cosiddetti "minori". "Lasciarsi consigliare" una raccomandazione che ho trovata forte in una intervista, al Card. Carlo Maria Martini, che poi divenne libro "Conversazioni notturne a Gerusalemme".

Quante volte nell'intervista il Cardinale dice di aver imparato. Imparato dai giovani! Al confratello gesuita che gli pone la domanda "Invece di essere lei a predicare, lascia che sia la gioventù a illuminarla. Un nuovo principio pastorale?", risponde: "Nella gioventù ho trovato la più valida conferma di tale principio pastorale, sempre che di questo si tratti. Nella Chiesa nessuno è nostro oggetto, un caso o un paziente da curare, tanto meno i giovani. Perciò non ha senso sedere a tavolino e riflettere su come conquistarli o su come creare fiducia: deve essere un dono. Sono soggetti che stanno di fronte a noi, con cui cerchiamo una collaborazione e uno scambio. I giovani hanno qualcosa da dirci. Essi sono Chiesa, a prescindere dal fatto che concordino o meno con il nostro pensiero e le nostre idee o con i precetti ecclesiastici. Questo dialogo alla pari, e non da superiore a inferiore o viceversa, garantisce dinamismo alla Chiesa: in tal modo l'affannosa ricerca di risposte ai problemi dell'uomo moderno si svolge al cuore della chiesa".

Sembra di riascoltare l'invito: "Radunatevi, avvicinatevi, consigliatevi insieme".

 

Lettura del profeta Isaia - Is 45, 20-23

Così dice il Signore Dio: "Radunatevi e venite, avvicinatevi tutti insieme, superstiti delle nazioni! Non comprendono quelli che portano un loro idolo di legno e pregano un dio che non può salvare. Raccontate, presentate le prove, consigliatevi pure insieme! Chi ha fatto sentire ciò da molto tempo e chi l'ha raccontato fin da allora? Non sono forse io, il Signore? Fuori di me non c'è altro dio; un dio giusto e salvatore non c'è all'infuori di me. Volgetevi a me e sarete salvi, voi tutti confini della terra, perché io sono Dio, non ce n'è altri. Lo giuro su me stesso, dalla mia bocca esce la giustizia, una parola che non torna indietro: davanti a me si piegherà ogni ginocchio, per me giurerà ogni lingua".

Sal 21 (22)

Loderanno il Signore quelli che lo cercano. Da te la mia lode nella grande assemblea; scioglierò i miei voti davanti ai suoi fedeli. I poveri mangeranno e saranno saziati, loderanno il Signore quanti lo cercano; il vostro cuore viva per sempre! R Ricorderanno e torneranno al Signore tutti i confini della terra; davanti a te si prostreranno tutte le famiglie dei popoli. Perché del Signore è il regno: è lui che domina sui popoli! R E io vivrò per lui, lo servirà la mia discendenza. Si parlerà del Signore alla generazione che viene; annunceranno la sua giustizia; al popolo che nascerà diranno: "Ecco l'opera del Signore!". R

Lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi - Fil 3, 13b - 4, 1

Fratelli, so soltanto questo: dimenticando ciò che mi sta alle spalle e proteso verso ciò che mi sta di fronte, corro verso la mèta, al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù. Tutti noi, che siamo perfetti, dobbiamo avere questi sentimenti; se in qualche cosa pensate diversamente, Dio vi illuminerà anche su questo. Intanto, dal punto a cui siamo arrivati, insieme procediamo. Fratelli, fatevi insieme miei imitatori e guardate quelli che si comportano secondo l'esempio che avete in noi. Perché molti - ve l'ho già detto più volte e ora, con le lacrime agli occhi, ve lo ripeto - si comportano da nemici della croce di Cristo. La loro sorte finale sarà la perdizione, il ventre è il loro dio. Si vantano di ciò di cui dovrebbero vergognarsi e non pensano che alle cose della terra. La nostra cittadinanza infatti è nei cieli e di là aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo, il quale trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso, in virtù del potere che egli ha di sottomettere a sé tutte le cose. Perciò, fratelli miei carissimi e tanto desiderati, mia gioia e mia corona, rimanete in questo modo saldi nel Signore, carissimi!

Lettura del Vangelo secondo Matteo - Mt 13, 47-52

In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: "Il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Avete compreso tutte queste cose?". Gli risposero: "Sì". Ed egli disse loro: "Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche".

 

 


 
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