la parola della domenica

 

Anno liturgico B
omelia di don Angelo nella seconda Domenica di Avvento
secondo il rito ambrosiano


19 novembre 2023



 

 

Is 51,7-12a
Sal 47
Rm 15,15-21
Mt 3,1-12

"Svegliati, svegliati", e poi ancora "Svegliati": così nel brano del profeta Isaia. E chi è da svegliare? Chi è l'assonnato? Da sbalordimento: nelle parole del profeta da svegliare è Dio. Come se, dopo i miracolosi interventi del passato, si fosse assopito. Mi ritornano alla mente i discepoli che sulla barca, ubriaca di acqua, in una notte di tempesta sul lago, svegliarono concitati Gesù: "Allora lo svegliarono e gli dissero: "Maestro, non t'importa che moriamo?". Destatosi, sgridò il vento e disse al mare: "Taci, calmati!". Il vento cessò e vi fu grande bonaccia. Poi disse loro: "Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?"". Per uno come me, che va in cerca di piccoli segni, è già significativo, anzi incoraggiante, che non sia stato cancellato nè dal brano del profeta né dalla pagina del vangelo il grido a Dio, quasi rasentasse la bestemmia: "Svegliati. E' passata l'ora. Sei in ritardo". Ci è dunque permesso gridare "svegliati" nelle ore della vita in cui Dio sembra essersi addormentato.

Dopo tutto che Gesù fosse in ritardo lo dissero al Maestro anche le due sorelle di Lazzaro: l'amicizia fa osare. Ma chissà se poi nella vita ci è capitato, qualche volta, di precipitarci a svegliare qualcuno che in realtà era già vigile di suo e i più assonnati eravamo noi. In verità in ritardo a svegliaiarsi - alla fede - sulla barca erano i discepoli. Ed è stupore svegliarsi e trovare il volto che sogni accanto. Lo raccontano spesso i salmi: "Al risveglio mi sazierò della tua presenza". Potrebbe essere una domanda per il mio avvento: "Sono sveglio? E dove e quando sono assonnato?". E' una domanda che verifica il desiderio. A tenermi sveglio infatti è il desiderio: uno sguardo aperto, che non è certo uno sguardo predatore indagatore, non l'appropriazione, ma la contemplazione. E può riguardare tutto: quando ascolto, quando cammino, quando mangio, quando abbraccio, quando prego, quando lavoro - e così a non finire - sono sveglio? Ma ora vengo al vangelo. Le parole del Battista suonano nel deserto come un grido - e che grido! - a svegliarsi. Prima parola "convertitevi": "In quei giorni venne Giovanni il Battista e predicava nel deserto della Giudea dicendo: "Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!"".

Sarà la prima parola di Gesù. Che precede tutte le altre. Se non accedo a questa parola "convertiti", impallidisce ogni altra parola. La parola chiama a un cambiamento d'orizzonte. Se cambi orizzonte, allora sì fai cose diverse, accedi al nuovo del vangelo. Tra le parole che abbiamo svigorite, cui abbiamo dato un senso pesante e triste, c'è anche il verbo "convertirsi" e la parola "conversione", che spesso si bloccano al male da lasciare, e non si affacciano alla bellezza del mutare abito. "Convertitevi" - in greco - significa: "passate a un altro modo di pensare, a un'altro modo di vedere la vita, svegliatevi al nuovo". Al nuovo di Gesù, se stiamo alle parole del Battista, al nuovo del Rabbi di Nazaret, che sta per arrivare, è a pochi passi. Ed è questo il punto su cui accade - posso sbagliarmi- la divaricazione, nel nostro brano, tra le folle da una parte e farisei e sadducei dall'altra, al fiume Giordano. A me sembra di leggerla - e qui esagero - anche nei verbi: delle folle si dice che "accorrevano", degli scribi e dei farisei è detto che Giovanni "li vide venire".

Accorrere e venire: accorrere nasconde un desiderio, venire può nascondere un'ispezione. Accorrere come desiderio del nuovo, venire come controllo della situazione. La disponibilità a un modo nuovo di sentire o la difesa delle tradizioni e dei posti? Dello status quo? II Battista, che di suo ha un piglio forte roccioso, quando vede venire scribi e farisei al suo battesimo ha toni di fuoco: "Razza di vipere". D'altronde con loro non sarà tenero neppure Gesù: "Guai a voi scribi e farisei ipocriti". Che cosa ha intuito il Battista? Ha intravvisto il perché di quel loro venire al Giordano. A spingerli, diremmo, ii potere dei sondaggi: i consensi andavano crescendo vertiginosamente a favore del profeta del Giordano. E' scritto: "Allora Gerusalemme, tutta la Giudea e tutta la zona lungo il Giordano accorrevano a lui e si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano". Come reagire? Facciamo credere di essere anche noi tra i suoi simpatizzanti. Mettiamo all'occhiello un distintivo, il suo battesimo. Costa poi così poco, così come costa poco dirsi figli di Abramo. Come d'altronde costa poco dire: "sono cattolico".

Il Battista svela l'inganno. Il Battista chiede un cambio radicale. Sentitelo. Ritorna la parola "conversione": "Fate dunque un frutto degno della conversione, e non crediate di poter dire dentro di voi: "Abbiamo Abramo per padre!". Perché io vi dico che da queste pietre Dio può suscitare figli ad Abramo". Notate "Fate dunque un frutto degno della conversione". Ancora esagero, ma forse mi avvicino al pensiero. Quasi dicesse "Di cose ammantate di religione ne fate molte, ma una che è una, che venga dalla conversione non ancora; intoccabili le vostre tradizioni, il vostro potere e soprattutto i vostri interessi". "Voi" dirà Gesù " voi apparite giusti all'esterno davanti agli uomini, ma dentro siete pieni d'ipocrisia e d'iniquità". Il Battista chiede un cambio radicale. Ma annuncia anche chi ci aprirà a questa visione nuova, chi ci sosterrà in questa transizione dal vecchio al nuovo. Ed è bellissimo: uno che "battezzerà in Spirito Santo e fuoco", nel vento, Gesù di Nazaret, che in questo avvento tocca il nostro Giordano, lui, vino nuovo che chiede disponibilità in otri nuovi. "Vino nuovo in otri nuovi": dirà.

Che bello e prezioso l'Avvento: un tempo per svegliarci e preparare otri nuovi.

 

Lettura del profeta Isaia - Is 51, 7-12a

Così dice il Signore Dio: "Ascoltatemi, esperti della giustizia, popolo che porti nel cuore la mia legge. Non temete l'insulto degli uomini, non vi spaventate per i loro scherni; poiché le tarme li roderanno come una veste e la tignola li roderà come lana, ma la mia giustizia durerà per sempre, la mia salvezza di generazione in generazione. Svégliati, svégliati, rivèstiti di forza, o braccio del Signore. Svégliati come nei giorni antichi, come tra le generazioni passate. Non sei tu che hai fatto a pezzi Raab, che hai trafitto il drago? Non sei tu che hai prosciugato il mare, le acque del grande abisso, e hai fatto delle profondità del mare una strada, perché vi passassero i redenti? Ritorneranno i riscattati dal Signore e verranno in Sion con esultanza; felicità perenne sarà sul loro capo, giubilo e felicità li seguiranno, svaniranno afflizioni e sospiri. Io, io sono il vostro consolatore".

Sal 47 (48)

Il tuo nome, o Dio, si estende ai confini della terra. Grande è il Signore e degno di ogni lode nella città del nostro Dio. La tua santa montagna, altura stupenda, è la gioia di tutta la terra. R Il monte Sion, vera dimora divina, è la capitale del grande re. Dio nei suoi palazzi un baluardo si è dimostrato. R Come avevamo udito, così abbiamo visto nella città del Signore degli eserciti, nella città del nostro Dio; Dio l'ha fondata per sempre. R O Dio, meditiamo il tuo amore dentro il tuo tempio. Come il tuo nome, o Dio, così la tua lode si estende sino all'estremità della terra; di giustizia è piena la tua destra. R Circondate Sion, giratele intorno. Osservate le sue mura, passate in rassegna le sue fortezze, per narrare alla generazione futura: questo è Dio, il nostro Dio in eterno e per sempre. R

Lettera di san Paolo apostolo ai Romani - Rm 15,15-21

Fratelli, su alcuni punti, vi ho scritto con un po' di audacia, come per ricordarvi quello che già sapete, a motivo della grazia che mi è stata data da Dio per essere ministro di Cristo Gesù tra le genti, adempiendo il sacro ministero di annunciare il vangelo di Dio perché le genti divengano un'offerta gradita, santificata dallo Spirito Santo. Questo dunque è il mio vanto in Gesù Cristo nelle cose che riguardano Dio. Non oserei infatti dire nulla se non di quello che Cristo ha operato per mezzo mio per condurre le genti all'obbedienza, con parole e opere, con la potenza di segni e di prodigi, con la forza dello Spirito. Così da Gerusalemme e in tutte le direzioni fino all'Illiria, ho portato a termine la predicazione del vangelo di Cristo. Ma mi sono fatto un punto di onore di non annunciare il Vangelo dove era già conosciuto il nome di Cristo, per non costruire su un fondamento altrui, ma, come sta scritto: "Coloro ai quali non era stato annunciato, lo vedranno, e coloro che non ne avevano udito parlare, comprenderanno".

Lettura del Vangelo secondo Matteo Mt 3, 1-12

In quei giorni venne Giovanni il Battista e predicava nel deserto della Giudea dicendo: "Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!". Egli infatti è colui del quale aveva parlato il profeta Isaia quando disse: "Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!". E lui, Giovanni, portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano cavallette e miele selvatico. Allora Gerusalemme, tutta la Giudea e tutta la zona lungo il Giordano accorrevano a lui e si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. Vedendo molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: "Razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all'ira imminente? Fate dunque un frutto degno della conversione, e non crediate di poter dire dentro di voi: "Abbiamo Abramo per padre!". Perché io vi dico che da queste pietre Dio può suscitare figli ad Abramo. Già la scure è posta alla radice degli alberi; perciò ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. Io vi battezzo nell'acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più forte di me e io non sono degno di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala e pulirà la sua aia e raccoglierà il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile".

 

 


 
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