la parola della domenica
Anno
liturgico A
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Is
58,4b-12b Diamo inizio alla quaresima. E perdonate se ancora una volta mi prende desiderio di ripulire l'affresco, quasi mi abitasse la presunzione di cambiare faccia alla quaresima. Non è forse vero che, per via di moralismi e di mortificazioni, ne abbiamo indurito il volto? Non è forse segno di indurimento il fatto che a persone tristi e noiose spesso diamo titolo di "faccia da quaresima"? A ripulire la faccia, a proposito di digiuni, ci aveva già provato Gesù - messaggio abbagliante, ma presto dimenticato - ci aveva provato con un "invece": "Tu invece, quando fai un digiuno, lavati la faccia e profumati i capelli, perché la gente non si accorga che tu stai digiunando. E Dio tuo Padre, che vede anche ciò che è nascosto, ti ricompenserà"(Mt 6, 17-18). E' quaresima, lavati la faccia, profumati i capelli. Che gli altri vedano riflettersi nella bellezza di un volto ciò che è nascosto nel tuo cuore. A volte usiamo parole indurendole, anche la parola "ceneri". Pure il rito delle ceneri, all'inizio della quaresima, soffre - e voi lo sapete - di una interpretazione dura delle parole: "Ricordati che sei polvere, e in polvere ritornerai". Giorni fa papa Francesco ripulì le parole da ombre di durezza e commentò: "Siamo minuscoli. Siamo polvere nell'universo. Ma siamo la polvere amata da Dio. Il Signore ha amato raccogliere la nostra polvere tra le mani e soffiarvi il suo alito di vita. Così siamo polvere preziosa, destinata a vivere per sempre. Siamo la terra su cui Dio ha riversato il suo cielo, la polvere che contiene i suoi sogni. Siamo la speranza di Dio, il suo tesoro, la sua gloria". In quaresima dunque siamo chiamati a combattere il degrado per fare respirare il sogno di Dio; siamo chiamati tutto l'anno, ma in quaresima con un sussulto di speranza in più. Senza dimenticare che la speranza, per la cenere, è in quel soffio, in quell'alito di vita, in quel soffio dello Spirito. Che la rigenera. E così mi si affaccia il vangelo. Di "Spirito", infatti, parla Matteo nell'incipit del suo racconto: "Il Signore Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo". Le parole di Gesù in risposta al tentatore sono di una bellezza ingualcibile, cantano lo splendore della libertà: libertà dalla seduzione dell'onnipotenza, del successo, del dominio. Ma dove nascono le parole schiena dritta? Nascono in uno spazio di deserto, dove lo ha condotto lo Spirito. Lo Spirito che in lui diviene fonte di resistenza e di libertà. Quest'anno ho sconfinato per pensieri dietro una domanda - spero che voi mi capiate -. Sono in molti oggi a sostenere che Matteo, in questo capitolo del suo vangelo, abbia radunato, come in un affresco suggestivo, le tentazioni che Gesù affrontò lungo tutto il corso della vita. E allora mi sono chiesto se non fosse possibile pensare che, ad ogni sopravvenire della tentazione, Gesù abbia avuto bisogno di uno spazio di deserto e del soffiare dello Spirito. Deserto e Spirito. Deserto come fare pausa, fare grembo allo Spirito. Sento bisogno di deserto, bisogno di fare grembo allo Spirito. E' possibile nella frenesia dei giorni? Una giovane amica, giorni fa, mi raccontava della bellezza, e anche della necessità per lei, di concedersi di tanto in tanto una pausa, una pausa dello spirito: puoi accendere una candela. sentire lo sfrigolio della fiamma - deserto e spirito - trovare spazio per una "pausa". E aggiungeva - e l'aggiunta era intrigante - "per stare nelle cose". Una pausa, "per stare" nelle cose. Come è vero! Altrimenti, non stai nelle cose; è come se entrassi sì nelle cose, ma senza prima aver lavato la faccia, con viso assonnato o annoiato. Se fai pausa, entrerai da svegliato. Cerca una pausa e magari accendi una candela. Mi sorprendevo all'immagine perché a raccontarmela non era una persona che vive in chissà quale isola sperduta del mondo, ma una giovane donna, che vive con passione il fremere quotidiano delle urgenze delle cose. Il suo richiamo suonava sorprendentemente all'unisono con un messaggio di posta elettronica, giunto, quasi in contemporanea, da un amico, oggetto: "L'aspirapolvere e la bellezza". Mi raccontava del suo bisogno di una pausa dello spirito mentre svolge semplici mansioni di casa, mentre passa l'aspirapolvere. Mi raccontava della bellezza della Parola di Dio che lo raggiunge e lo sorprende, una bellezza, dice "che fa come da specchio, restituendomi così, almeno per un istante, alla visione del mio vero volto, quello che non sapevo nemmeno più di avere, e che i sensi di colpa e la pesantezze del vivere quotidiano avevano offuscato". Una pausa che non è dunque disamorarsi della vita, ma starci da svegli, senza perdere fiducia. E che cosa significhi stare da svegli nella vita ed essere presi dalla luce ce lo ricordava oggi il profera Isaia: "Se toglierai di mezzo a te l'oppressione, il puntare il dito e il parlare empio, se aprirai il tuo cuore all'affamato, se sazierai l'afflitto di cuore, allora brillerà fra le tenebre la tua luce, la tua tenebra sarà come il meriggio". Ora sai dov'è la luce e come trasformare in gloria la polvere. Chissà se Matteo mi perdonerà: oggi, più che sulle tentazioni, ho sostato su deserto e spirito, sul bisogno di trovare pause dello spirito. E, aggiungo, sento come l'urgenza che ad inventare le pause siate voi: una candela, l'aspirapolvere, il cigolio di una persiana e chissà quanti momenti. Per troppo tempo siamo stati noi ecclesiastici a dettare i tempi delle pause dello spirito, e non erano i tempi di chi rientra tardi a casa la sera. Fuori tempo. E' giunta l'ora delle nuove invenzioni. Che sia anche questa quaresima a suggerirle? E poi… lavati la faccia, profumati i capelli.
Lettura del profeta Isaia - Is 58, 4b-12b Così dice il Signore: "Non digiunate più come fate oggi, così da fare udire in alto il vostro chiasso. È forse come questo il digiuno che bramo, il giorno in cui l'uomo si mortifica? Piegare come un giunco il proprio capo, usare sacco e cenere per letto, forse questo vorresti chiamare digiuno e giorno gradito al Signore? Non è piuttosto questo il digiuno che voglio: sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo? Non consiste forse nel dividere il pane con l'affamato, nell'introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo, senza trascurare i tuoi parenti? Allora la tua luce sorgerà come l'aurora, la tua ferita si rimarginerà presto. Davanti a te camminerà la tua giustizia, la gloria del Signore ti seguirà. Allora invocherai e il Signore ti risponderà, implorerai aiuto ed egli dirà: "Eccomi!". Se toglierai di mezzo a te l'oppressione, il puntare il dito e il parlare empio, se aprirai il tuo cuore all'affamato, se sazierai l'afflitto di cuore, allora brillerà fra le tenebre la tua luce, la tua tenebra sarà come il meriggio. Ti guiderà sempre il Signore, ti sazierà in terreni aridi, rinvigorirà le tue ossa; sarài come un giardino irrigato e come una sorgente le cui acque non inaridiscono. La tua gente riedificherà le rovine antiche, ricostruirai le fondamenta di trascorse generazioni". Sal 102 (103) Misericordioso e pietoso è il Signore. Misericordioso e pietoso è il Signore, lento all'ira e grande nell'amore. Non è in lite per sempre, non rimane adirato in eterno. Non ci tratta secondo i nostri peccati e non ci ripaga secondo le nostre colpe. R Quanto il cielo è alto sulla terra, così la sua misericordia è potente su quelli che lo temono; quanto dista l'oriente dall'occidente, così egli allontana da noi le nostre colpe. Come è tenero un padre verso i figli, così il Signore è tenero verso quelli che lo temono. R Egli sa bene di che siamo plasmati, ricorda che noi siamo polvere. Ma l'amore del Signore è da sempre, per sempre su quelli che lo temono, e la sua giustizia per i figli dei figli, per quelli che custodiscono la sua alleanza e ricordano i suoi precetti per osservarli. R Seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi - 2Cor 5,18 - 6,2 Fratelli, tutto questo viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione. Era Dio infatti che riconciliava a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione. In nome di Cristo, dunque, siamo ambasciatori: per mezzo nostro è Dio stesso che esorta. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio. Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio. Poiché siamo suoi collaboratori, vi esortiamo a non accogliere invano la grazia di Dio. Egli dice infatti: "Al momento favorevole ti ho esaudito e nel giorno della salvezza ti ho soccorso". Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza! Lettura del Vangelo secondo Matteo - Mt 4,1-11 In quel tempo. Il Signore Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: "Se tu sei Figlio di Dio, di' che queste pietre diventino pane". Ma egli rispose: "Sta scritto: "Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio"". Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: "Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: "Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra"". Gesù gli rispose: "Sta scritto anche: "Non metterai alla prova il Signore Dio tuo"". Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: "Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai". Allora Gesù gli rispose: "Vattene, Satana! Sta scritto infatti: "Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto"". Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco, degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.
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