la parola della domenica

 

Anno liturgico A
omelia di don Angelo nella prima Domenica dopo la Dedicazione
secondo il rito ambrosiano


22 ottobre 2023



 

 

At 10, 34-48a
Sal 95
1Cor 1,17b-24
Lc 24,44-49a

Queste, che abbiamo ascoltato, se stiamo al vangelo di Luca, sono le ultime parole di Gesù nella casa di Gerusalemme. "Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo". Ebbene nella casa prima di uscire aveva insistito a dire, quasi gli premesse, che fosse chiaro che lui non era un fantasma e che l'andare dei discepoli dietro a lui non sarebbe stato un avventurarsi dietro un fantasma: "Toccatemi e guardate". Si era fatto dare una porzione di pesce arrostito; lo aveva preso e lo aveva mangiato davanti a loro. Il Verbo che si era fatto carne, non dismetteva da risorto la concretezza del corpo. Noi non sappiamo come, ma si parla di corpo: il compimento non è un Messia senza corpo. E disse loro che si stavano compiendo così le Scritture. Più volte aveva cercato di aprirne loro il senso. Un senso da custodire, un filo rosso, che attraversava tutta la sua vita. Quale? Starei per dire: una passione, quasi allargando il significato di "patire".

La passione d'amore di Dio, spinta sino a dare la vita per l'umanità, la terra: "Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: "Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno". Tutto qui. Passione. Parlate di un Dio che dà la vita, raccontate un Dio preso da passione. Passione incontenibile la sua: "Di questo voi siete testimoni". Siate testimoni nel mondo di dove è giunta la passione di Dio. Raccontatela. E di conseguenza dite che la vita non è vita se non si lascia muovere, come la sua, da una passione. Non vivete da disamorati, nemmeno nei tempi più bui. "E nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme". E questa è conversione: passare dai segni dell'egoismo, il vero peccato, ai segni dell'amore. Come potreste raccontare il suo nome, che è passione, con la freddezza? Sarebbe tradimento dell'annuncio.

"Cominciando da Gerusalemme": disse. E la notizia corre. Oggi abbiamo letto una pagina degli Atti degli Apostoli che ci racconta uno degli sconfinamenti stupefacenti della notizia. Siamo agli inizi e siamo già fuori Gerusalemme. Il racconto è stato abbreviato, ma è di una suggestione unica, rara. Di mezzo due case, una a Cesarea dove abita Cornelio, centurione pagano della coorte detta Italica; l'altra casa, a un giorno di cammino, a Giaffa, dove Pietro è ospite di un conciatore di pelli. Case lontane di strada, e lontanissime, agli antipodi, per tradizioni religiose. Ed è tutto un muoversi tra le case e nelle case. Un angelo alle tre di un pomeriggio in visione invita Cornelio a far venire Pietro, un ebreo sconosciuto, a casa sua; e il giorno seguente è ancora una voce dal cielo a invitare questa volta Pietro ad andare ospite da Cornelio. Leggevo e pensavo: se parlano i cieli - il problema è ascoltarli - parlano per l'accoglienza, per l'ospitalità. Tra cielo e terra infatti le voci non saranno mai per contrapporre, solo per favorire un incontro. Pietro che, per tradizione di avi, mai e poi mai si sarebbe permesso di entrare in contatto con il cosiddetto mondo degli impuri, si sente dire in visione di guardarsi dal "chiamare profano o impuro nessun uomo". Messaggio inequivocabile, dall'alto.

E Pietro lo ricorderà nella casa del pagano. Dirà - non cancelliamole, non cancelliamole per tutta la vita queste parole - : "Dio mi ha mostrato che non si deve chiamare profano o impuro nessun uomo". Voi mi capite, si parte di qui. E' la prima grande rivoluzione nel racconto. E nella vita. Poi ne sgusceranno altre, ma la prima è la non profanità, la sacralità di ogni uomo e di ogni donna. Superato il muro. Da subito lo supera Pietro, invitando i tre, mandati da Cornelio, a entrare e a fermarsi in casa sua, forse pensando alla stanchezza di quel lungo viaggio. Una attenzione, una delicatezza. La stessa che poi Pietro troverà nella casa di Cornelio dove cogli un clima di attesa, di simpatia. Il brano racconta il fermento nella casa per lo sconosciuto, un'atmosfera di accoglienza premurosa, storie di delicatezze di umani. Poi la notizia buona, l'evangelo, per Cornelio, la sua famiglia e i conoscenti radunati: la rivelazione di Gesù di Nazaret. Pietro la racconta racchiudendola in alcuni verbi splendidi: "passò beneficando e risanando". Poi croce e risurrezione.

Ma una rivelazione accade anche per Pietro, destinata ai credenti di tutti i tempi. A volte non pervenuta e viene da casa pagana. Pietro stava ancora parlando ed ecco vide lo Spirito scendere su quelli che lo ascoltavano, prima di ogni professione. "E i fedeli circoncisi, che erano venuti con Pietro, si stupirono che anche sui pagani si fosse effuso il dono dello Spirito Santo; li sentivano infatti parlare in altre lingue e glorificare Dio. Allora Pietro disse: "Chi può impedire che siano battezzati nell'acqua questi che hanno ricevuto, come noi, lo Spirito Santo?". E ordinò che fossero battezzati nel nome di Gesù Cristo". E' scritto lo stupore. Sconcerto per chi pensa - l'abbiamo pensato per secoli e forse non abbiamo ancora finito di pensarlo - che siamo noi a portare lo Spirito. O che ci sia una precedenza del battesimo o del rito sull'effusione dello Spirito. O che il sacro sia una riserva delle chiese e fuori il profano. Lo Spirito ora si dà nel quotidiano, senza esclusioni di luoghi, di tempi, si dà nella nostra umanità; si dà in modo sottile, forse anche per questo, malati come siamo di rumore e pesantezza, non lo sorprendiamo.

Come sarebbe importante che tutti dismettessimo la rozzezza e aprissimo allo Spirito che cancella alla radice l'idea della profanità che ci fa disumani, per farci consapevoli - qualsiasi terra abitiamo - della sacralità di ogni donna e di ogni uomo, acqua sorgiva che ci lava dalla brutalità e ci fa finalmente umani.

 

Lettura degli Atti degli Apostoli - At 10, 34-48a

In quei giorni. Pietro prese la parola e disse: "In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga. Questa è la Parola che egli ha inviato ai figli d'Israele, annunciando la pace per mezzo di Gesù Cristo: questi è il Signore di tutti. Voi sapete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, cominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni; cioè come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nàzaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui. E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute nella regione dei Giudei e in Gerusalemme. Essi lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che si manifestasse, non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti. E ci ha ordinato di annunciare al popolo e di testimoniare che egli è il giudice dei vivi e dei morti, costituito da Dio. A lui tutti i profeti danno questa testimonianza: chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati per mezzo del suo nome". Pietro stava ancora dicendo queste cose, quando lo Spirito Santo discese sopra tutti coloro che ascoltavano la Parola. E i fedeli circoncisi, che erano venuti con Pietro, si stupirono che anche sui pagani si fosse effuso il dono dello Spirito Santo; li sentivano infatti parlare in altre lingue e glorificare Dio. Allora Pietro disse: "Chi può impedire che siano battezzati nell'acqua questi che hanno ricevuto, come noi, lo Spirito Santo?". E ordinò che fossero battezzati nel nome di Gesù Cristo.

Sal 95 (96)

Annunciate a tutti i popoli le opere di Dio. Cantate al Signore un canto nuovo, cantate al Signore, uomini di tutta la terra. Annunciate di giorno in giorno la sua salvezza. In mezzo alle genti narrate la sua gloria, a tutti i popoli dite le sue meraviglie. R Date al Signore, o famiglie dei popoli, date al Signore gloria e potenza, date al Signore la gloria del suo nome. R Portate offerte ed entrate nei suoi atri, prostratevi al Signore nel suo atrio santo. Tremi davanti a lui tutta la terra. Dite tra le genti: "Il Signore regna!". Egli giudica i popoli con rettitudine. R

Prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 1Cor 1, 17b-24

Fratelli, Cristo mi ha mandato ad annunciare il Vangelo, non con sapienza di parola, perché non venga resa vana la croce di Cristo. La parola della croce infatti è stoltezza per quelli che si perdono, ma per quelli che si salvano, ossia per noi, è potenza di Dio. Sta scritto infatti: "Distruggerò la sapienza dei sapienti e annullerò l'intelligenza degli intelligenti". Dov'è il sapiente? Dov'è il dotto? Dov'è il sottile ragionatore di questo mondo? Dio non ha forse dimostrato stolta la sapienza del mondo? Poiché infatti, nel disegno sapiente di Dio, il mondo, con tutta la sua sapienza, non ha conosciuto Dio, è piaciuto a Dio salvare i credenti con la stoltezza della predicazione. Mentre i Giudei chiedono segni e i Greci cercano sapienza, noi invece annunciamo Cristo crocifisso: scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio.

Lettura del Vangelo secondo Luca - Lc 24, 44-49a

In quel tempo. Il Signore Gesù disse: "Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi". Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: "Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso".

 

 


 
stampa il testo
salva in  formato rtf
Segnala questa pagina ad un amico
scrivi il suo indirizzo e-mail:
 
         
     

 
torna alla home