la parola della domenica

 

Anno liturgico A
omelia di don Angelo nella prima Domenica di Avvento
secondo il rito ambrosiano


13 novembre 2022



 

 

Is 51,4-8
Sal 49
2Ts 2,1-14
Mt 24,1-31

Come sempre all'inizio dell'Avvento ci muoviamo a fatica in pagine della Bibbia che sembrano raggelarci con immagini a dir poco inquietanti. Accade a volte che pagine come queste diventino occasione per mettersi a fantasticare sulla fine del mondo, sull'ora e sui segni, quando sta scritto, con limpidezza, che non è ancora la fine. Accade anche oggi che, a fronte di quanto sta in parte accadendo, qualcuno osi l'espressione: "E' la fine del mondo". Forse qualcuno avrebbe potuto evocarla anche nei giorni della distruzione del tempio. I discepoli sembrano immaginare che, distrutto il tempio, si sarebbero poi aperti i giorni di un avvento glorioso del regno di Dio, giorni di libertà, fuori da ogni dominio o menzogna.

Chiedono precipitosamente a Gesù - cuore in gola - quando accadrà e quali saranno i segni. Ebbene alcuni esegeti del vangelo di Matteo, tra i più illuminati, ci avvertono che "in questi versetti Gesù dissipa l'equivoco latente nella domanda: la distruzione del tempio non significa la venuta del regno messianico come i discepoli lo attendono. Per questo essi devono essere prevenuti contro l'apparizione di numerosi falsi messia, che pretenderanno di usurpare il suo posto e avranno molti seguaci" (Juan Mateos e Fernando Camacho). Ecco vorrei rimanere su queste parole che alludono dunque al tempo che viviamo. E' una falsa visione sperare che accadano tempi gloriosi, senza fragilità, senza ferite, senza fatiche, aspettarci o rincorrere salvatori miracolosi, credere a promesse mirabolanti.

Dentro le fatiche del tempo, di cui parla Matteo, una delle immagini che più mi colpisce è quella che mi racconta la tenerezza di Gesù per le donne - quasi gli tremasse il cuore - per le donne, incinte o che allattano, in fuga: "In quei giorni guai alle donne incinte e a quelle che allattano! Pregate che la vostra fuga non accada d'inverno o di sabato". Chissà se ancora ci trema il cuore per le innumerevoli donne incinte o che allattano, oggi in fuga, e non solo d'inverno e non solo di sabato. Oggi. Stare nel tempo che ci tocca, dunque. Che non è il tempo dei miracoli, è il tempo del seme nascosto nella terra. Abbi cura del seme, si farà albero. Tieni accesa l'immagine. Abbiamo visto il cadere e il fiorire. Lo abbiamo visto in Gesù di Nazaret, caduto nella terra e risorto il terzo giorno.

Proprio qualche giorno fa un amico, molto caro, mi ha ricordato un detto antico - alcuni lo fanno risalire a Cicerone, ma molto probabilmente era un detto popolare - : "Mala tempora currunt", "Corrono brutti tempi". Ma l'amico me lo ricordava con una aggiunta a me sconosciuta; perché l'aggiunta più conosciuta è "sed peiora parantur". "Corrono brutti tempi, ma se ne preparano di peggiori!". Questa invece la giustapposizione sulle labbra dell'amico, una sorta di contaminazione, nuova versione: "Mala tempora currunt… sed resurrexit". "Corrono brutti tempi… ma lui è risorto". Una fessura di luce che si apre al seme caduto in terra .

Ebbene stare nel tempo del seme nascosto che cosa può significare? Sono semplici allusioni. Può significare tenere accesa nel cuore la speranza, anche lei piccola sorellina fragile, lei in bisogno di olio da rimboccare, per ardere. Stare nel tempo del seme nascosto può significare credere nella presenza del divino, l'invisibile, che avvolge la vita piccola e debole. E logorare la soglia del mistero con una preghiera nascosta, chiusa la porta, nel segreto. Stare nel tempo del seme nascosto può significare accettare di non sapere tutto e non fare come se dovessimo sapere tutto, non pretendere di sapere tutto per metterci in viaggio ogni giorno, perderci dietro ombre e brividi di luce. Stare nel tempo del seme nascosto può significare apprendere l'arte di attendere, di pazientare, imparare che le nascite chiedono nove mesi, accogliere i giorni dell'invisibilità e dei silenzi, svestirci della frenesia contagiosa del "tutto subito".

Lottare contro l'ossessione della fretta, la riscoperta di una buona lentezza. Stare nel tempo del seme nascosto può significare perseverare, come fa invito il vangelo, sino alla fine; e non ammainare bandiere sacrosante, dietro la seduzione del luccichio di miti sfolgoranti ma vuoti, dietro la suggestione di una prepotenza arrogante ma cieca. Significa credere, contro ogni apparenza, che il divino abita l'umano, non il disumano, mai il disumano. Stare nel tempo del seme nascosto può significare avere gratitudine, come lo ha il seme per il sole che irraggia dall'alto, ma anche per il tepore della terra, dove, per passare di lune, gli è dato di crescere, gratitudine per tepore di comunità umane, per tepore di amicizie ingualcibili, tepore della terra.

Stare nel tempo del seme nascosto significa anche - come insegna il vangelo - nel tempo dell'iniquità, del disumano, delle parole oscene, fare di tutto perché non si raffreddi l'amore. Perchè è scritto, a monito: "Per il dilagare dell'iniquità, si raffredderà l'amore di molti. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato!". Perseverare ad amare. Perdonate, ho ristretto, con la mia declinazione, il tempo dell'avvento al tempo del seme nascosto. Forse solo per dirvi che l'avvento è tutt'altro che un tempo di stasi o di attesa inerte. E' tempo di fermenti nel solco, di brividi sotterranei, di risvegli nell'anima.

Perché ci sia risveglio sulla terra, preoccupiamoci che non si raffreddi l'amore.

 

Lettura del profeta Isaia - Is 51, 4-8

Così dice il Signore Dio: "Ascoltatemi attenti, o mio popolo; o mia nazione, porgetemi l'orecchio. Poiché da me uscirà la legge, porrò il mio diritto come luce dei popoli. La mia giustizia è vicina, si manifesterà la mia salvezza; le mie braccia governeranno i popoli. In me spereranno le isole, avranno fiducia nel mio braccio. Alzate al cielo i vostri occhi e guardate la terra di sotto, poiché i cieli si dissolveranno come fumo, la terra si logorerà come un vestito e i suoi abitanti moriranno come larve. Ma la mia salvezza durerà per sempre, la mia giustizia non verrà distrutta. Ascoltatemi, esperti della giustizia, popolo che porti nel cuore la mia legge. Non temete l'insulto degli uomini, non vi spaventate per i loro scherni; poiché le tarme li roderanno come una veste e la tignola li roderà come lana, ma la mia giustizia durerà per sempre, la mia salvezza di generazione in generazione".

Sal 49 (50)

Viene il nostro Dio, viene e si manifesta. Parla il Signore, Dio degli dèi, convoca la terra da oriente a occidente. Da Sion, bellezza perfetta, Dio risplende. R Viene il nostro Dio e non sta in silenzio davanti a lui un fuoco divorante, intorno a lui si scatena la tempesta. Convoca il cielo dall'alto e la terra per giudicare il suo popolo: R "Davanti a me riunite i miei fedeli, che hanno stabilito con me l'alleanza offrendo un sacrificio". I cieli annunciano la sua giustizia: è Dio che giudica. R

Seconda lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicesi - 2Ts 2,1-14

Riguardo alla venuta del Signore nostro Gesù Cristo e al nostro radunarci con lui, vi preghiamo, fratelli, di non lasciarvi troppo presto confondere la mente e allarmare né da ispirazioni né da discorsi, né da qualche lettera fatta passare come nostra, quasi che il giorno del Signore sia già presente. Nessuno vi inganni in alcun modo! Prima infatti verrà l'apostasia e si rivelerà l'uomo dell'iniquità, il figlio della perdizione, l'avversario, colui che s'innalza sopra ogni essere chiamato e adorato come Dio, fino a insediarsi nel tempio di Dio, pretendendo di essere Dio. Non ricordate che, quando ancora ero tra voi, io vi dicevo queste cose? E ora voi sapete che cosa lo trattiene perché non si manifesti se non nel suo tempo. Il mistero dell'iniquità è già in atto, ma è necessario che sia tolto di mezzo colui che finora lo trattiene. Allora l'empio sarà rivelato e il Signore Gesù lo distruggerà con il soffio della sua bocca e lo annienterà con lo splendore della sua venuta. La venuta dell'empio avverrà nella potenza di Satana, con ogni specie di miracoli e segni e prodigi menzogneri e con tutte le seduzioni dell'iniquità, a danno di quelli che vanno in rovina perché non accolsero l'amore della verità per essere salvati. Dio perciò manda loro una forza di seduzione, perché essi credano alla menzogna e siano condannati tutti quelli che, invece di credere alla verità, si sono compiaciuti nell'iniquità. Noi però dobbiamo sempre rendere grazie a Dio per voi, fratelli amati dal Signore, perché Dio vi ha scelti come primizia per la salvezza, per mezzo dello Spirito santificatore e della fede nella verità. A questo egli vi ha chiamati mediante il nostro Vangelo, per entrare in possesso della gloria del Signore nostro Gesù Cristo.

Lettura del Vangelo secondo Matteo - Mt 24, 1-31

In quel tempo. Mentre il Signore Gesù, uscito dal tempio, se ne andava, gli si avvicinarono i suoi discepoli per fargli osservare le costruzioni del tempio. Egli disse loro: "Non vedete tutte queste cose? In verità io vi dico: non sarà lasciata qui pietra su pietra che non sarà distrutta". Al monte degli Ulivi poi, sedutosi, i discepoli gli si avvicinarono e, in disparte, gli dissero: "Di' a noi quando accadranno queste cose e quale sarà il segno della tua venuta e della fine del mondo". Gesù rispose loro: "Badate che nessuno vi inganni! Molti infatti verranno nel mio nome, dicendo: "Io sono il Cristo", e trarranno molti in inganno. E sentirete di guerre e di rumori di guerre. Guardate di non allarmarvi, perché deve avvenire, ma non è ancora la fine. Si solleverà infatti nazione contro nazione e regno contro regno; vi saranno carestie e terremoti in vari luoghi: ma tutto questo è solo l'inizio dei dolori. Allora vi abbandoneranno alla tribolazione e vi uccideranno, e sarete odiati da tutti i popoli a causa del mio nome. Molti ne resteranno scandalizzati, e si tradiranno e odieranno a vicenda. Sorgeranno molti falsi profeti e inganneranno molti; per il dilagare dell'iniquità, si raffredderà l'amore di molti. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato. Questo vangelo del Regno sarà annunciato in tutto il mondo, perché ne sia data testimonianza a tutti i popoli; e allora verrà la fine. Quando dunque vedrete presente nel luogo santo l'abominio della devastazione, di cui parlò il profeta Daniele - chi legge, comprenda -, allora quelli che sono in Giudea fuggano sui monti, chi si trova sulla terrazza non scenda a prendere le cose di casa sua, e chi si trova nel campo non torni indietro a prendere il suo mantello. In quei giorni guai alle donne incinte e a quelle che allattano! Pregate che la vostra fuga non accada d'inverno o di sabato. Poiché vi sarà allora una tribolazione grande, quale non vi è mai stata dall'inizio del mondo fino ad ora, né mai più vi sarà. E se quei giorni non fossero abbreviati, nessuno si salverebbe; ma, grazie agli eletti, quei giorni saranno abbreviati. Allora, se qualcuno vi dirà: "Ecco, il Cristo è qui", oppure: "È là", non credeteci; perché sorgeranno falsi cristi e falsi profeti e faranno grandi segni e miracoli, così da ingannare, se possibile, anche gli eletti. Ecco, io ve l'ho predetto. Se dunque vi diranno: "Ecco, è nel deserto", non andateci; "Ecco, è in casa", non credeteci. Infatti, come la folgore viene da oriente e brilla fino a occidente, così sarà la venuta del Figlio dell'uomo. Dovunque sia il cadavere, lì si raduneranno gli avvoltoi. Subito dopo la tribolazione di quei giorni, "il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze dei cieli saranno sconvolte". Allora comparirà in cielo il segno del Figlio dell'uomo e allora si batteranno il petto tutte le tribù della terra, e vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi del cielo con grande potenza e gloria. Egli manderà i suoi angeli, con una grande tromba, ed essi raduneranno i suoi eletti dai quattro venti, da un estremo all'altro dei cieli".

 

 


 
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