la parola della domenica

 

Anno liturgico B


omelia di don Angelo nell'undicesima Domenica dopo Pentecoste
secondo il rito ambrosiano


11 agosto 2024



 

 

Ger 25,1-13
Sal 136
Rm 11, 25-32
Mt 10, 5b-15

E' stranezza. Ma voi siete ormai abituati a questo mio andare, impenitente, a cercare grazia e bellezza nei testi. Il desiderio di far prevalere la grazia e la bellezza: perdute e da ricreare. Perdute secondo le parole del profeta Geremia, ma non per sempre. Pensate alla grazia e alla bellezza di queste parole, incastonate in una minaccia - voi avete il cuore per innamorarvene - : "Farò cessare in mezzo a loro i canti di gioia e di allegria, il canto dello sposo e della sposa, il rumore della mola e il lume della lampada".

I canti di gioia e di allegria, il canto dello sposo e della sposa, il rumore della mola e il lume della lampada. La leggerezza come una benedizione. La grazia e la bellezza sospese, perché, per dissennatezza, anziché rispondere al Dio vivente, ci si china a servire dei e baal. Che sfigurano il mondo. Perdonate, ho come l'impressione che a volte noi nelle chiese usiamo parole che suonano vuote e lontane. Parliamo di dei e di baal cui rifiutare l'adorazione. Ma dove sono oggi? Chi sono oggi? E se dicessimo: l'arroganza, lo svuotamento dell'anima, il malaffare, il predominio cieco, l'arricchimento sfrenato, lo sfruttamento, l'indifferenza, la violenza, l'esclusione, la menzogna eretta a sistema, l'asservimento delle coscienze, la prevaricazione?

Diamo nome ai baal, agli idoli, alle falsi luci che abbagliano e sfigurano il mondo. "Nella tua luce, Signore, vediamo la luce". Quanto è urgente anche nei nostri giorni cercare e portare luce. Lo ricordava giorni fa, nella festa della Trasfigurazione, Sabino Chialà, caro amico, priore del monastero di Bose. Quanto è urgente "in questo nostro mondo, abbagliato da luci che spesso sfigurano anziché trasfigurare; che spesso accecano anziché illuminare. Bagliori che sfigurano volti di uomini, donne e bambini; che sfigurano popoli e legami di fraternità; che sfigurano case, strade e quanto l'ingegno umano ha saputo creare; che sfigurano la nostra madre terra".

Vorrei leggere in questo orizzonte le parole severe con cui oggi chiude il brano di Matteo. Le vorrei leggere in un contesto di inconciliabilità tra orizzonti; quelli che trasfigurano la terra, la storia, le anime e i volti e quelli che sfigurano la terra, la storia, le anime e i volti: "Se qualcuno poi non vi accoglie e non dà ascolto alle vostre parole, uscite da quella casa o da quella città e scuotete la polvere dei vostri piedi" Vorrei, perdonate, ritradurre così: "Con gli idoli del tempo non fate pace, mai; anzi state in guardia da coloro che in apparenza sembrano accogliervi, ma con l'intento dii asservirvi; proteggete la libertà. Vigilate che un po' della loro sabbia non sia rimasta come incollata sotto i vostri piedi.

E' accaduto, ancora accade. Accade a noi. Non ne siamo immuni Gesù non nasconde i rischi della missione, non li nasconde ai dodici, né ai discepoli, né a noi. Ma - lasciatemi dire - nelle parole del profeta di Nazaret respira tutta la bellezza e la leggerezza di un andare. "Strada facendo" - è scritto ed è bellissimo - :- "Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino". Strada facendo, e sia un passare, il vostro, che porta bene: sollevi le infermità, liberi da soffocamenti, ridoni dignità di esistere, apra all'infinito del cielo. Portate pace, non inquietudine. Strada facendo, quasi dicesse: "La notizia deve correre lungo le strade, io sono stato per strade". Mi rimane nel cuore, per la leggerezza che lo abita, questo invito ad andare, senza l'impaccio c

he creerebbero le troppe cose e senza la schiavitù del pensiero di quanto mi ritornerà in cambio. Senza calcolare, per la bellezza del dare: "Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Non procuratevi oro né argento né denaro nelle vostre cinture, né sacca da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone". Leggeri per andare. Oggi rimaniamo sorpresi quando sentiamo un papa, papa Francesco, parlare di chiesa in uscita. Ma non è forse questa l'anima di una chiesa? "Strada facendo".

"Per Gesù" scrive il Card. José Tolentino de Mendonça "insegnare non è accomodarsi su una sedia a parlare, aspettando che la gente venga ad ascoltare, ma è camminare, andando in mezzo agli uomini, nella varietà dei luoghi da loro abitati. Insegnare è spostarsi là dove si trova l'uomo, dove vive, raggiungerlo nel suo concreto contesto ambientale, sociale, mentale, nella pluralità delle sue espressioni storiche e geografiche". Oggi parlando di vangelo per le strade il pensiero mi corre a Madeleine Delbrêl, nata all'inzio del '900, una delle più grandi mistiche del XX secolo secondo il cardinale Martini. Mistica sulle strade.

Anticipo di profezia di una chiesa in uscita. Scriverà: "Se i monasteri appaiono come i luoghi della lode e come i luoghi del silenzio necessari alla lode, nelle strade, schiacciati tra la folla, noi stabiliamo le nostre anime come altrettante cavità di silenzio dove la Parola di Dio può fermarsi e risuonare. Nelle strade, sul metro, in questa folla, cuore contro cuore, schiacciata tra tanti corpi, sul nostro sedile dove tre sconosciuti ci tengono compagnia, nella strada scura, il nostro cuore palpita come un pugno chiuso su un uccellino. Poter percorrere tutte le strade, sedersi in tutti i metro, salire tutte le scale, portare il Signore dappertutto. E poi pregare, pregare come si prega in mezzo ad altri deserti, pregare per tutta questa gente cosi vicina a noi e cosi vicina a Dio".

 

Lettura del profeta Geremia - Ger 25, 1-13

In quei giorni. Questa parola fu rivolta a Geremia per tutto il popolo di Giuda nel quarto anno del regno di Ioiakìm, figlio di Giosia, re di Giuda, cioè nel primo anno del regno di Nabucodònosor, re di Babilonia. Il profeta Geremia l'annunciò a tutto il popolo di Giuda e a tutti gli abitanti di Gerusalemme dicendo: "Dall'anno tredicesimo del regno di Giosia, figlio di Amon, re di Giuda, fino ad oggi sono ventitré anni che mi è stata rivolta la parola del Signore e io ho parlato a voi con premura e insistenza, ma voi non avete ascoltato. Il Signore vi ha inviato con assidua premura tutti i suoi servi, i profeti, ma voi non avete ascoltato e non avete prestato orecchio per ascoltare quando vi diceva: "Ognuno abbandoni la sua condotta perversa e le sue opere malvagie; allora potrete abitare nella terra che il Signore ha dato a voi e ai vostri padri dai tempi antichi e per sempre. Non seguite altri dèi per servirli e adorarli e non provocatemi con le opere delle vostre mani e io non vi farò del male. Ma voi non mi avete ascoltato - oracolo del Signore - e mi avete provocato con l'opera delle vostre mani per vostra disgrazia". Per questo dice il Signore degli eserciti: Poiché non avete ascoltato le mie parole, ecco, manderò a prendere tutte le tribù del settentrione - oracolo del Signore - e Nabucodònosor re di Babilonia, mio servo, e li farò venire contro questo paese, contro i suoi abitanti e contro tutte le nazioni confinanti, voterò costoro allo sterminio e li ridurrò a oggetto di orrore, a scherno e a obbrobrio perenne. Farò cessare in mezzo a loro i canti di gioia e di allegria, il canto dello sposo e della sposa, il rumore della mola e il lume della lampada. Tutta questa regione sarà distrutta e desolata e queste genti serviranno il re di Babilonia per settanta anni. Quando saranno compiuti i settanta anni, punirò per i loro delitti il re di Babilonia e quel popolo - oracolo del Signore -, punirò il paese dei Caldei e lo ridurrò a una desolazione perenne. Manderò dunque a effetto su questo paese tutte le parole che ho pronunciato a suo riguardo, tutto quanto è scritto in questo libro, ciò che Geremia aveva profetizzato contro tutte le nazioni".

Sal 136 (137)

Chi semina nelle lacrime mieterà nella gioia. Lungo i fiumi di Babilonia, là sedevamo e piangevamo ricordandoci di Sion. Ai salici di quella terra appendemmo le nostre cetre. R Là ci chiedevano parole di canto coloro che ci avevano deportato, allegre canzoni, i nostri oppressori: "Cantateci canti di Sion!". R Come cantare i canti del Signore in terra straniera? Se mi dimentico di te, Gerusalemme, si dimentichi di me la mia destra. R

Lettera di san Paolo apostolo ai Romani - Rm 11, 25-32

Non voglio che ignoriate, fratelli, questo mistero, perché non siate presuntuosi: l'ostinazione di una parte d'Israele è in atto fino a quando non saranno entrate tutte quante le genti. Allora tutto Israele sarà salvato, come sta scritto: "Da Sion uscirà il liberatore, egli toglierà l'empietà da Giacobbe. Sarà questa la mia alleanza con loro quando distruggerò i loro peccati". Quanto al Vangelo, essi sono nemici, per vostro vantaggio; ma quanto alla scelta di Dio, essi sono amati, a causa dei padri, infatti i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili! Come voi un tempo siete stati disobbedienti a Dio e ora avete ottenuto misericordia a motivo della loro disobbedienza, così anch'essi ora sono diventati disobbedienti a motivo della misericordia da voi ricevuta, perché anch'essi ottengano misericordia. Dio infatti ha rinchiuso tutti nella disobbedienza, per essere misericordioso verso tutti!

Lettura del Vangelo secondo Matteo - Mt 10, 5b-15

In quel tempo. Il Signore Gesù inviò i Dodici, ordinando loro: "Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d'Israele. Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni.. In qualunque città o villaggio entriate, domandate chi là sia degno e rimanetevi finché non sarete partiti. Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. Se quella casa ne è degna, la vostra pace scenda su di essa; ma se non ne è degna, la vostra pace ritorni a voi. Se qualcuno poi non vi accoglie e non dà ascolto alle vostre parole, uscite da quella casa o da quella città e scuotete la polvere dei vostri piedi. In verità io vi dico: nel giorno del giudizio la terra di Sòdoma e Gomorra sarà trattata meno duramente di quella città".

 

 


 
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