Dominique
Barthélemy, Il povero scelto come Signore
(prefazione
del cardinal Carlo Maria Martini)
Conoscevo
padre Dominique Barthélemy, domenicano, come un grande
critico testuale. Avevo molta stima di lui, della sua
capacità di lavoro e dell'acutezza delle sue intuizioni.
Gli avevo anche inviato a Friburgo qualche studente che
doveva specializzarsi in questa materia. Ero convinto
che il contatto con questo studioso e con le sue idee
profonde e originali sulla storia dei testi e sulla critica
testuale, in particolare dell'AT greco ed ebraico, preparasse
adeguatamente gli studenti ad affrontare i problemi complessi
di queste materie.
Non avevo che un'idea molto vaga della sua conoscenza
della teologia biblica, e non conoscevo la sua attività
di divulgatore in questo campo. Sapevo appena di un libro
dal titolo "Dio e la sua immagine", ma non gli
avevo mai dato grande importanza. Ora sono molto contento
che mi sia data l'occasione di leggere per intero questo
manoscritto a cui è stato dato il titolo "Le pauvre
choisi comme Seigneur", che sarà pubblicato postumo.
Si tratta di conferenze che padre Dominique aveva tenuto
negli ultimi anni della sua vita alle piccole sorelle
di Gesù in Italia. È stata fatta una scelta nel vasto
materiale e questa scelta è stata ordinata secondo uno
schema che mette in luce il tema della povertà, tema di
cui padre Barthélemy si è occupato incessantemente. Leggendo
queste pagine si rimane stupiti della conoscenza esegetica
dell'autore, della finezza delle sue interpretazioni,
dell'incisività e pregnanza delle sue formule.
Egli parte dalla predicazione del Regno fatta da Gesù
e nota fin dall'inizio come tale predicazione sia strettamente
legata alla povertà: "beati voi poveri" (Lc 6,20), "ai
poveri si annuncia il regno di Dio" (cf. Mt 11,5). Procede
poi esaminando i diversi cammini del cristiano nella via
della povertà o della ricchezza per comprendere a poco
a poco i contesti in cui la pregnanza e la forza di questo
atteggiamento fondamentale appaiono in tutto il loro rilievo.
Sottopone ad analisi in particolare alcuni testi classici
sulla figura del povero nel NT, come il brano di Lazzaro
e del ricco epulone (cf. Lc 16,19-31), il Padre nostro
(cf. Mt 6,9-13), il giudizio finale (cf. Mt 25,31-46),
come pure i capitoli 5 e 11 del Vangelo secondo Giovanni,
il tema della Gerusalemme celeste che discende sulla terra
(cf. Ap 21), eccetera.
Molte volte, nella teologia e anche nella pastorale, si
pensa la povertà come un tema settoriale, o addirittura
come un tema che sottolinea l'aspetto sociologico e che
quindi non è adatto per penetrare nell'insieme della rivelazione.
V'era chi proponeva addirittura di cancellare questa parola
dal vocabolario ecclesiale, per le troppo frequenti liti
che nei secoli avevano dilaniato la comunità cristiana,
proprio in nome della povertà. Al contrario, al concilio
Vaticano II il cardinale Lercaro, insieme con parecchi
altri, avrebbe voluto che tutto quanto aveva da dire il
concilio fosse unificato sotto il tema della povertà.
Molti non compresero questa intenzione, la ritennero parziale
o sociologica, e quindi non fu accettata.
Padre Barthélemy mostra come la povertà, intesa nel senso
più ampio da lui spiegato, è essenziale per comprendere
il movimento della redenzione e può essere assunta come
cifra simbolica dell'azione di Gesù e della chiesa. Anzi
essa introduce a una conoscenza del vero Dio, liberando
il suo volto da quelle immagini errate che spesso noi
ci facciamo di lui.
Auguro a tutti coloro che leggeranno queste pagine di
comprendere il significato, spesso misconosciuto, di questa
parola chiave e di poter cogliere qualcosa di quella sintesi
grandiosa che padre Barthélemy andava meditando nel suo
cuore, pur occupandosi nell'ambito pubblico, della critica
testuale. I suoi contributi in questo campo sono decisivi,
ma il lettore non apprezzerà di meno quanto egli ha da
dirci in questo libro di teologia biblica.
Carlo Maria cardinale Martini, SJ