interventi


Angelo Casati , nel febbraio 1998, in pubblico



IL MANTELLO DEL PROFETA

nel sesto anniversario della morte di P. David Maria Turoldo


Mi manca.
Mi manca la sua voce. La voce del profeta. La sua voce forte, coraggiosa. A volte era un tuono. Ci svegliava dai nostri torpore, dalle nostre indifferenze, dalla nostra incoscienza, dalle nostre smemoratezze, dalle nostre cecità.
Erano i tempi in cui gli amici ti chiedevano: "Hai visto il profeta? Lo hai sentito?". E il profeta era lui.
Manca a me, ogni giorno tentato di assetarmi nelle cose note, nella pace falsa della coscienza, nel disordine costituito.
Manca Padre David. Manca alla chiesa di oggi, preoccupata, per lo più delle sue strutture, dei suoi convegni, dei suoi programmi, del suo "interno", con il pericolo di esibire se stessa, esibirsi a tal punto che esce velato il volto del suo Maestro: "Uno solo è il Maestro". Parola di Gesù, che Davide, se non erro, riprese a titolo di un suo libro.

Si vanno sempre più assottigliando le voci profetiche nella chiesa e nel mondo. Impera la programmazione, la gestione, la razionalizzazione. E ti chiedi dove è il mantello del profeta. Il mantello che Elia lasciò ad Eliseo, prima di morire. Il tuo mantello, Padre David?
E mi chiedo che cosa mai diventino una chiesa e una società senza il mantello, senza il mantello della profezia.

Sì, è vero, la profezia di David, quella del Vangelo, non fu sempre ben accetta in mezzo a noi. Ma non ci si meravigliava più di tanto. L'interpretazione dell'esilio era già stata data: "Nessun profeta" -disse Gesù- "è ben accetto in patria".
Le patrie religiose, i recinti delle appartenenze strette lo allontanavano.
Non era uomo dei recinti. Non è -non lo sarà mai- uomo dei recinti il profeta. Succede che la sua voce abbia eco e udienza fuori. Quanta eco la tua voce ebbe fuori, Padre David, fuori degli stretti confini istituzionali della chiesa, fuori delle rigide corporazioni della società.

Uomo della strada, la strada di tutti, Padre David. Oggi rimpianto. Rimpianto in giorni di parzialità, in giorni in cui sulle strade si scende non a rivendicare i diritti di tutti, non a cantare il sogno di Dio, ma a rivendicare i propri interessi, quelli di parte. E ognuno fa la sua marcia. Con il pericolo che anche le istituzioni ecclesiali preferiscano le loro marce alle marce di tutti.
Marciare con tutti potrebbe ingenerare equivoci, quelli che non si premurò di evitare il Signore sedendo a mensa con i pubblicani e i peccatori: "È un mangione e un beone" -dicevano di lui- "amico dei pubblicani e dei peccatori".

Davide sulla strada di tutti. Sulla strada a dire il Vangelo e nella chiesa -la sua chiesa- a onorare la liturgia. Quella liturgia che non onoriamo con le nostre cantilene senz'anima, ma con la passione e lo splendore dei salmi.

Ci manca la tua poesia, Padre David. Religiosa e civile, fedele a Dio e alla terra. Son passati pochi anni e sembrano secoli. Il mondo si va ammalando sempre più di freddo e spietato pragmatismo.
Oggi, più di ieri, qualcuno avrebbe a ridire sulla poesia.
"Con i problemi che abbiamo" -ci dicono gli uomini dello spietato realismo- "ci manca anche questo: che qualcuno venga a fare della poesia!".
E forse non sanno questi uomini del cieco razionalismo -tu lo sapevi- che non sono i discorsi spenti, le parole grigie, le definizioni rigide ad accendere fede, passione, immaginazione, entusiasmi. Se mai li spengono. I discorsi spenti, le parole grigie, le definizioni rigide non hanno mai entusiasmato nessuno.
Per questo sono i poeti a far sognare, a immettere nei cuori sussulti e immagini nuove.
Pochi ancora si interrogano sul perché nei libri dei profeti siano ospitate pagine e pagine di pura poesia. Eppure i loro erano tempi duri, tempi di esilio, tempi di abbandoni, tempi di faticosa ricostruzione, tempi, a volte, spietati. I profeti accendevano cuori e attesa con l'impeto della poesia.
La tua poesia, Padre David, il dono nuovo della poesia in tempi di indifferenza, il dono della profezia.
Sarà rimasto qualcosa del tuo mantello? A volte ci sembra di riconoscere, qua e là, nella società e nella chiesa, per le strade, in qualche voce, in qualche proposta, il fremito della profezia.
Forse è lì il tuo mantello, il mantello del profeta. Un mantello da non perdere. Da custodire e da tramandare.

don Angelo Casati

 

torna alla home