IL
MANTELLO DEL PROFETA
nel
sesto anniversario della morte di P. David Maria Turoldo
Mi manca.
Mi manca la sua voce. La voce del profeta. La sua voce forte,
coraggiosa. A volte era un tuono. Ci svegliava dai nostri
torpore, dalle nostre indifferenze, dalla nostra incoscienza,
dalle nostre smemoratezze, dalle nostre cecità.
Erano i tempi in cui gli amici ti chiedevano: "Hai
visto il profeta? Lo hai sentito?". E il profeta era
lui.
Manca a me, ogni giorno tentato di assetarmi nelle cose
note, nella pace falsa della coscienza, nel disordine costituito.
Manca Padre David. Manca alla chiesa di oggi, preoccupata,
per lo più delle sue strutture, dei suoi convegni,
dei suoi programmi, del suo "interno", con il
pericolo di esibire se stessa, esibirsi a tal punto che
esce velato il volto del suo Maestro: "Uno solo è
il Maestro". Parola di Gesù, che Davide, se
non erro, riprese a titolo di un suo libro.
Si
vanno sempre più assottigliando le voci profetiche
nella chiesa e nel mondo. Impera la programmazione, la gestione,
la razionalizzazione. E ti chiedi dove è il mantello
del profeta. Il mantello che Elia lasciò ad Eliseo,
prima di morire. Il tuo mantello, Padre David?
E mi chiedo che cosa mai diventino una chiesa e una società
senza il mantello, senza il mantello della profezia.
Sì,
è vero, la profezia di David, quella del Vangelo,
non fu sempre ben accetta in mezzo a noi. Ma non ci si meravigliava
più di tanto. L'interpretazione dell'esilio era già
stata data: "Nessun profeta" -disse Gesù-
"è ben accetto in patria".
Le patrie religiose, i recinti delle appartenenze strette
lo allontanavano.
Non era uomo dei recinti. Non è -non lo sarà
mai- uomo dei recinti il profeta. Succede che la sua voce
abbia eco e udienza fuori. Quanta eco la tua voce ebbe fuori,
Padre David, fuori degli stretti confini istituzionali della
chiesa, fuori delle rigide corporazioni della società.
Uomo
della strada, la strada di tutti, Padre David. Oggi rimpianto.
Rimpianto in giorni di parzialità, in giorni in cui
sulle strade si scende non a rivendicare i diritti di tutti,
non a cantare il sogno di Dio, ma a rivendicare i propri
interessi, quelli di parte. E ognuno fa la sua marcia. Con
il pericolo che anche le istituzioni ecclesiali preferiscano
le loro marce alle marce di tutti.
Marciare con tutti potrebbe ingenerare equivoci, quelli
che non si premurò di evitare il Signore sedendo
a mensa con i pubblicani e i peccatori: "È un
mangione e un beone" -dicevano di lui- "amico
dei pubblicani e dei peccatori".
Davide
sulla strada di tutti. Sulla strada a dire il Vangelo e
nella chiesa -la sua chiesa- a onorare la liturgia. Quella
liturgia che non onoriamo con le nostre cantilene senz'anima,
ma con la passione e lo splendore dei salmi.
Ci
manca la tua poesia, Padre David. Religiosa e civile, fedele
a Dio e alla terra. Son passati pochi anni e sembrano secoli.
Il mondo si va ammalando sempre più di freddo e spietato
pragmatismo.
Oggi, più di ieri, qualcuno avrebbe a ridire sulla
poesia.
"Con i problemi che abbiamo" -ci dicono gli uomini
dello spietato realismo- "ci manca anche questo: che
qualcuno venga a fare della poesia!".
E forse non sanno questi uomini del cieco razionalismo -tu
lo sapevi- che non sono i discorsi spenti, le parole grigie,
le definizioni rigide ad accendere fede, passione, immaginazione,
entusiasmi. Se mai li spengono. I discorsi spenti, le parole
grigie, le definizioni rigide non hanno mai entusiasmato
nessuno.
Per questo sono i poeti a far sognare, a immettere nei cuori
sussulti e immagini nuove.
Pochi ancora si interrogano sul perché nei libri
dei profeti siano ospitate pagine e pagine di pura poesia.
Eppure i loro erano tempi duri, tempi di esilio, tempi di
abbandoni, tempi di faticosa ricostruzione, tempi, a volte,
spietati. I profeti accendevano cuori e attesa con l'impeto
della poesia.
La tua poesia, Padre David, il dono nuovo della poesia in
tempi di indifferenza, il dono della profezia.
Sarà rimasto qualcosa del tuo mantello? A volte ci
sembra di riconoscere, qua e là, nella società
e nella chiesa, per le strade, in qualche voce, in qualche
proposta, il fremito della profezia.
Forse è lì il tuo mantello, il mantello del
profeta. Un mantello da non perdere. Da custodire e da tramandare.
don
Angelo Casati
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