interventi


Angelo Casati, il 3 dicembre 2014, San Francesco di Paola, in Milano

 

Figure dell'attesa: il Battista


Lc 3,1-9


In queste sere vorrei sfiorare con voi alcune figure dell'attesa. Figure che stazionano in qualche modo nei dintorni della nascita di Gesù, nomi che si accendono: Elisabetta, Maria, il Battista, i pastori, Simeone e Anna.

Di Giovanni il battezzatore ci hanno parlato a lungo le omelie dell'avvento: e penso siano rimaste nel cuore le sue parole di fuoco. Che fanno appello alla conversione. Forse una cifra di lettura, della storia del Battista potrebbe essere questa: Giovanni ovvero l'uomo della conversione, o meglio delle conversioni. Si tratta di preparare la via del Signore. Pensate non c'è via più importante. Anche perché colui che viene, il veniente è lui la Via.

Da preparare e da accogliere. Fate conto di non sapere niente del vangelo. C'è da preparare una via al Veniente di tutti i tempi. Dove gliela prepariamo e come gliela prepariamo? Fate conto di non aver mai sentito raccontare il vangelo. C'è nel vangelo una sorpresa, che purtroppo, per abitudine di pagine conosciute, non sempre registriamo. Ammesso che tocchi a noi, dico a noi preparare, con chi cominceremmo a preparare e da dove incominceremmo a preparare? I veri protagonisti dove li andremmo a cercare: nei palazzi o altrove?

E, ancora, da dove incominciare: dalle città o dal deserto? Risentiamo: "Nell'anno quindicesimo dell'impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetrarca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetrarca dell'Iturea e della Traconìtide, e Lisània tetrarca dell'Abilene, sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa, la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto"

Credo che a nessuno di voi sia sfuggito l'inizio di questo vangelo: le coordinate storiche e geografiche di ciò che Luca sta per raccontare, dell'accadimento per eccellenza. Credo che a nessuno di voi sia sfuggito la magniloquenza di quell'elenco, l'elenco dei signori del tempo. I signori del mondo politico: Tiberio Cesare, Ponzio Pilato, Erode, Filippo. E i signori del mondo religioso: i sommi sacerdoti Anna e Caifa. E dopo tutti quei nomi una sorta di dirottamento, uno scarto: l'attenzione sembrava concentrarsi su di loro ed ecco il dirottamento: "la parola di Dio scese su Giovanni, figlio di Zaccaria nel deserto". Non siamo nei palazzi alti della politica o della religione.

E' vero Giovanni è di una famiglia di sacerdoti, suo padre Zaccaria è sacerdote, ma appartiene al basso clero. E poi quel nome del padre, Zaccaria, che significa "Dio ha un pensiero", ha un suo pensiero Dio, un pensiero suo, un pensiero diverso dal nostro. Come a dire che quando accade qualcosa che veramente conti per Dio, non lo devi aspettare secondo i criteri della grandezza mondana, nei luoghi delle grandezze mondane e nemmeno dai personaggi delle esaltazioni umane: C'è uno scarto, un dirottamento. E' altrove.

E' su Giovanni: "Su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto". Nel deserto. E questo è un altro dirottamento, stupefacente, di Dio. Non contano i grandi, Dio inizia con gli umili. Ma con gli umili inizia nel deserto. Anche questo è un inizio strano, perché noi i sogni e i cambiamenti li vorremmo subito, da gridare, gridare ai quattro venti. Noi gridiamo, urliamo e quanto più gridiamo, tanto più urliamo, tanto più tutto si rivela una finta, parole che non accadono. Il vero cambiamento, il vero accadimento, così diverso dai cambiamenti e dagli accadimenti che lasciano tutto come prima, conoscono il momento del silenzio e del deserto: "la parola di Dio scese su Giovanni nel deserto".

Nel deserto delle parole umane spesso consumare, ambigue, interessate. I veri cambiamenti nascono da parole alte, da una parola dall'alto, da un'aspirazione più alta. Da pensieri meschini non possono nascere che cambiamenti meschini. Se noi rimaniamo dentro avvizziti non faremo che generare un mondo avvizzito. Se noi siamo interiormente storti non faremo che generare cose e vie storte. Di Giovanni è detto: "Ed egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione". Dove i due termini "battesimo" e "conversione" stanno insieme.

Noi abbiamo impallidito il significato di battesimo con l'immagine del Battista che versa da una ciotola un po' d'acqua sul capo di Gesù. Il termine battesimo significa immersione: ti immergi per lasciare nell'acqua l'uomo vecchio e per riemergere come uomo nuovo. E' qualcosa di più che detergersi, è dare alla vita un orientamento nuovo. E' rinascere. Riemergo, vengo alla luce. Già ieri sera a proposito di rinascere il pensiero andava al colloquio notturno di Gesù con Nicodemo.

"Conversione" dunque, ma a proposito di conversione è sempre in agguato un duplice fraintendimento Il primo è circoscrivere il termine "conversione al significato di passaggio dalla non credenza alla credenza, dall'ateismo alla religione. Notate, nel nostro brano le parole di fuoco del Battista, parole che fanno appello alla conversione, sono rivolte a credenti, anzi a quelli che vantano la loro ascendenza religiosa. "Fate dunque frutti degni della conversione e non cominciate a dire fra voi : 'Abbiamo Abramo per padre'. Perché io vi dico che da queste pietre Dio può suscitare figli ad Abramo".

Il secondo equivoco consiste nel ritenere che la conversone sia un atto, avvenuto una volta per sempre. Dura una vita. E già lo ricordavamo ieri sera. Ora vorrei indugiare su Giovanni, non semplicemente come il profeta che chiamò a conversione, ma come l'uomo chiamato lui stesso a conversione. Giovanni fu convertito, lasciatemi dire così, da Gesù. Avvenne in lui un dirottamento. Giovanni si è concesso al dirottamento, si è lasciato dirottare. Dirottare dall'essere centrato in se stesso all'essere decentrato, decentrato verso il Veniente: "Giovanni gli rende testimonianza e grida" .

Grida non per sé, come spesso succede a chi grida. Grida per un altro, grida che è un altro colui che conta, uno che battezzerà in Spirito santo e fuoco. Giovanni è un indice. Pensate la vocazione ad essere un indice, vocazione che appartiene a tutti. Non una chiesa che cerca attenzione, che mette in mostra se stessa ma una chiesa che dirotta l'attenzione. Su Gesù.

Oggi un po' sta succedendo nella chiesa - ed è un dono - con Papa Francesco. Vi voglio leggere un passaggio di una lettera che agli inizi del pontificato gli rivolse un biblista, José Antonio Pagola. Scrive: "Ora, sono appena rientrato da Roma, dove ti ho potuto vedere mentre abbracciavi i bambini, benedicevi gli infermi e gli invalidi e salutavi la folla. Dicono che sei vicino, semplice, umile, simpatico, e non so quante altre cose. Penso che c'è in te qualcosa di più, molto di più. Ho potuto vedere la Piazza San Pietro e la Via della Conciliazione piena di gente entusiasta. Non credo che questa folla si senta attratta soltanto dalla tua semplicità e simpatia. In pochi mesi sei diventato una "buona notizia" per la Chiesa e, anche, molto al di là della Chiesa. Perché? Quasi senza che ce ne rendiamo conto, stai introducendo nel mondo la Buona Notizia di Gesù. Stai creando nella Chiesa un clima nuovo, più evangelico e più umano. Ci stai portando lo Spirito di Cristo. Persone lontane dalla fede cristiana mi dicono che li aiuti ad avere più fiducia nella vita e nella bontà dell'essere umano".

La conversione a Gesù. Ma c'è un'altra conversione cui è chiamato il Battista. Parlo del dirottamento da un'immagine del Messia a un'altra immagine, un'immagine capovolta. Aveva detto il Battista: "Viene uno che è più forte di me". E lo vede in fila con tutti i peccatori, a ricevere il battesimo. Lo sconcerto! Si intravede un'altra immagine di Messia, un messia diverso. E lo scandalo di un Messia debole, diverso, si sarebbe ingigantito. Fino a diventare inquietante nelle ombre del carcere.

"Giovanni" scrive Matteo "che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò a dirgli: "Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?". Gesù rispose loro: "Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: i ciechi riacquistano la vista , gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!" ( Mt 11,2-6).

Giovanni è tentato di scandalizzarsi di Gesù. Dunque anche la roccia del deserto, non fu al riparo dal dubbio. Eppure, tempo prima, l'aveva indicato: "ecco l'Agnello di Dio". Abbiamo giorni in cui proclamiamo, anche con fierezza. Ma non tutti i giorni sono uguali. Abbiamo anche giorni in cui siamo scossi, messi alla prova dal dubbio. E come non poteva non essere messo alla prova Giovanni, che nella sua proclamazione del messia era andato per immagini prevalentemente minacciose, di fuoco? Il Messia avrebbe finalmente separato il grano dalla paglia. Ed ecco colui che lui aveva indicato come Messia, non separava i giusti dai peccatori, anzi cercava i peccatori, sedeva a mensa con loro!

Aveva detto Giovanni del messia: "brucerà la pula con fuoco inestinguibile!". Ma dov'è questo messia che brucia la pula? Ancora oggi, vedete, ci sono nella chiesa quelli che si scandalizzano. Vorrebbero separare e, di conseguenza mettono brutalmente sotto accusa Papa Francesco perché non separa, si china e chiede benedizione su di sé e sulla chiesa cattolica a un patriarca ortodosso. Ma dove siamo? Dicono. Lo scandalo perché un Papa prende l'immagine vera di Gesù ed è contro,contro come lo era Gesù, alla logica dello scarto, e assume la novità di Gesù. "andate e riferite: i ciechi riacquistano la vista , gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo". La logica del prendersi cura.

Un conto è la fede dei libri e del catechismo, la fede delle asserzioni, e un conto è sposare nella vita la logica di Gesù, persistere a puntare su di lui, persistere nelle sue vie, anche se le carceri imprigionano i profeti, anche se i profeti sono zittiti, a volte addirittura zittiti dalle chiese. Non bisognerà alla fine cambiare metodo? Gesù è esplicito. Più che rispondere alla domanda se è lui o non è lui il Veniente, rimanda ai fatti. Ad annunciare la vera immagine del messia e a rendere ragione che la sua venuta è già in atto non sono tanto le parole, sono le opere.

Ma, ecco il punto ed è decisivo, non le opere minacciose, quelle sono assenti nel Veniente, ma opere di guarigione, opere di consolazione. E' un Messia che si china sulla sofferenza degli umani e la solleva. E' un Messia che ha occhi, occhi e cuore per la debolezza umana, per l'infinita debolezza che segna trasversalmente tutta l'umanità, al di là di ogni condizione di età o di quant'altro. Perché è scritto: "anche i giovani faticano e si stancano, gli adulti inciampano e cadono".

Dirottamento dell'immagine, pensate, che chiede fede. Pensate alla purezza di fede che fu chiesta a Giovanni, che, dopo aver ricevuto risposta, continuò a ripetere a se stesso che la visita di Dio nel suo Messia era in atto, se pur in modo inatteso e sconcertante. Continuò a ripeterlo a se stesso quando le sbarre rimanevano chiuse e, ancor più continuò a ripeterlo a se stesso quando sentì le sbarre schiudersi, ma non era segno di liberazione, era segno di chiamata a morte.

La conversione di Giovanni interroga la nostra conversione a un'immagine diversa di messia. Quale immagine di Cristo stiamo dando oggi al mondo? E quale immagine di credenti? Se qualcuno oggi ci chiedesse se siamo cristiani, potremmo rimandare, come Gesù, alle opere? E a quali opere? Quelle di Gesù? Voi mi capite, è in gioco la nostra conversione.


don Angelo Casati

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