Che
abbiamo a che fare con te, Gesù nazareno?
Caro
Gesù,
sono passati quasi quarant'anni dall'ultima volta che
ti ho scritto. Da allora ne sono cambiate di cose... e
tra queste - ahimè - anche la mia ferma convinzione
che tu possa esaudire ogni mio desiderio. Non certo per
mancanza di fiducia... ma perché ormai non è
più questione di graziosi orsacchiotti, per la
notte di Natale, bensì di orribili orchi, che ogni
giorno ci mangiano un pezzetto di anima.
Ma
andiamo per ordine. Al catechismo, i cari vecchi padri Canossiani
(erano vecchi già allora, ora saranno con te) ci
insegnavano che la tua storia, in realtà, era iniziata
qualche secolo prima della tua nascita, quando un tuo antenato,
un certo Giacobbe, trovandosi in difficoltà nel paese
dove abitava (peraltro già da forestiero) decise
di migrare con i suoi dodici figli e non so quante nuore
e nipoti, in un'altra nazione, per provvedere al sostentamento
di tutto il suo clan. Potenza della famiglia! Cosa non farebbe
un genitore per i figli?! Ma, come in tutte le storie che
si rispettino, di lì a qualche anno, sorse un re
cattivo che li maltrattò, li ridusse in schiavitù
e uccise persino i loro primogeniti. Così intervenne
Iddio che, mediante prodigi inauditi, liberò quella
gente, colpendo duramente la nazione che non si era mostrata
ospitale.
Volendo
poi chiarire quanto faccia della solidarietà una
questione personale e non sia disposto a scendere a compromessi
in materia, ti fece nascere da una famiglia tanto povera,
da poterti offrire soltanto una mangiatoia... e tanto indifesa,
da dover fuggire, nella notte, per salvarti da un altro
re, anch'egli cattivo e - guarda caso - ancora in direzione
dell'Egitto. Così, anche tu sperimentasti i disagi
e le umiliazioni non soltanto dei tuoi antenati, ma dei
migranti di ogni tempo: è una storia che si ripete!
A
quel punto, i buoni padri avevano già gettato le
basi della catechesi di allora: la famiglia, la solidarietà
(che chiamavamo "carità"), i poveri e il
Dio dei poveri... piantando così definitivamente
anche le "nostre" radici cristiane. Quelle e non
altre. Affondate nella stessa storia - un po' infantile,
forse, ma adatta a gente semplice... - che avevano raccontato,
30 anni prima, a mio padre e altri 30 prima a mio nonno.
Profumo di tradizione.
Poi,
non so che diavolo sia successo - o passato - ma oggi la
storia che, ormai quotidianamente, raccontiamo ai bambini
parla invece di migranti cattivi e perciò da rifiutare:
criminalizzati per gli stessi motivi per cui allora erano
i prediletti e i protetti da Dio. "Il forestiero dimorante
fra di voi lo tratterete come colui che è nato fra
di voi; tu l'amerai come te stesso perché anche voi
siete stati forestieri nel paese d'Egitto. Io sono il Signore,
vostro Dio" (Lv 19,34). Forse che Dio ha cambiato parere?
Perché, sai, sull'autenticità "cristiana"
della nostra civiltà non si discute... e l'uomo che
non mette in discussione se stesso, non può che mettere
in discussione Dio!
Poi,
a complicare le cose, sei arrivato tu. Con il tuo "politically
Incorrerct".
Anzitutto
contrapponendo i poveri ai ricchi... che sa tanto di lotta
di classe. E pazienza se ti fossi limitato a proclamare
"beati i poveri": il buon Matteo ci ha aggiunto
un "di spirito" (Mt 5,3) e si è salvato
in corner. Ma tu no, hai dovuto per forza aggiungerci quel:
"Ma guai a voi, ricchi" (Lc 6,24). Hai presente
quante pagine di teologia ci é costata questa battuta,
dai tempi di Clemente Alessandrino, 17 secoli fa? E quante,
di esegesi contemporanea, quella sulla cruna dell'ago, col
cammello o quant'altro non riesce ad entrarci? (Lc 18,25).
E sai, quanto sono costate, entrambe, a coloro che, un po'
ovunque, ma soprattutto in America Latina, ti hanno preso
sul serio? Inclusi quanti sono adesso impegnati a elaborare
una "Teologia della Prosperità" in alternativa
alla "Teologia della Liberazione"... Perché,
sai, noi siamo cristiani.
Trattandosi
d'un vizio di famiglia, hai pensato poi di portare a compimento
l'opera di papà. Se, infatti, Dio si era limitato
a minacciare Gerusalemme di renderla obbrobrio e scherno
di tutta la terra (Ez 22,4), anche per come trattava gli
stranieri... tu ne hai fatto una questione escatologica:
"Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato
per il diavolo e per i suoi angeli... perché ero
forestiero e non mi avete ospitato..." (Mt 25, 41),
obbligandoci a elaborare infinite, quanto improbabili, motivazioni
"per il loro bene"... Perché, sai, noi
siamo cristiani.
E
come ciliegina sulla torta hai pensato di metterci i bambini:
"Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli,
perché vi dico che i loro angeli nel cielo vedono
sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli"
(Mt 18,10). Almeno qui, nessuno li disprezza. Ma, toglimi
una curiosità: anche i bambini Rom hanno degli angioletti
su nel cielo? Sono sporchi anche loro e fastidiosi? E a
loro cosa fate: prendete le impronte digitali o la misura
dell'apertura alare? Sarebbe interessante saperlo... Perché,
sai, noi siamo cristiani.
Hai
invece decisamente esagerato quando hai preteso che non
rispondessimo alla violenza con altra violenza: "ma
io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi se uno ti percuote
la guancia destra, tu porgigli anche l'altra" (Mt 5,39).
E che diamine, non saremo i più tonti! Anche in questo
però ci siamo attrezzati: adesso, infatti, lo schiaffo
lo diamo preventivo, così poi non ci sono problemi
di guance... Perché, sai, noi siamo cristiani.
E
a ben vedere, quello poco cristiano - o perlomeno poco cattolico
- a volte, sei apparso tu. Perché, d'accordo la misericordia...
ma come si può essere tanto accondiscendenti con
una pluri-divorziata e convivente come la Samaritana? Non
le hai nemmeno chiesto di regolarizzare la sua situazione!
L'hai, anzi, introdotta in una dinamica di comunione con
Dio, "in spirito e verità" incurante, dei
riti, delle tradizioni, dei luoghi e delle regole! Altro
che lo stupore silenzioso e un po' vigliacco degli apostoli:
lo sai, vero, cosa ti direbbero oggi i tuoi legittimi rappresentanti?
Perché, anche loro sono cristiani...
Il
fondo però l'hai toccato con l'adultera. D'accordo,
non potevi lasciarla lapidare: per questo l'avevano condotta.
Inoltre, il cattivo esempio l'avevi avuto in famiglia: anche
Giuseppe, quando ancora non sapeva la storia dell'angelo,
credendo che tua madre l'avesse tradito, aveva pensato di
violare la legge, disobbedire a Mosé e ingannare
i sacerdoti per salvarle la vita. Il bello è che
Matteo commenta: "perché era giusto"! Ma
siamo sicuri che questo vangelo abbia l'imprimatur? Ad ogni
modo la tua reazione fu inaudita: "Chi di voi è
senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei"
(Gv 8,7). Bell'esempio di relativismo morale! Se i giudizi
dovessimo pronunciarli non in riferimento alla verità
- unica e assoluta - ma alla condotta dei presenti, addio!
Tutto diventa relativo... e il papa si arrabbia. Come dargli
torto: è cristiano anche lui!
C'è
un'ultima questione sulla quale vorrei un po' di luce. Sai,
fino a questo punto ho ripetuto come una litania "perché
noi siamo cristiani"... non tutti però, anche
se l'abbiamo creduto per secoli. Sì, è vero,
c'erano un po' di comunisti, ma in fondo aveva ragione Benedetto
Croce: non potevamo non dirci cristiani. Ora invece tornano
i turchi! Va beh, i mussulmani... Allora, come dobbiamo
comportarci? Lanciamo di nuovo una bella crociata o dobbiamo
"tollerarci"? Qualcuno sostiene persino che dovremmo
diventare amici, perché crediamo nel medesimo Dio.
Le Chiese ogni tanto ci provano, ma - a dire la verità
- non sembrano troppo convinte. Tu, come sempre, ci spiazzi.
Perché leggendo con attenzione i vangeli, scopriamo
che incontrando persone di altre fedi, mai hai chiesto loro
di convertirsi. Di più: in qualche caso li hai persino
additati quali esempi da imitare! Allora?! In parrocchia
abbiamo recentemente organizzato un incontro con l'Imam
della Moschea vicina, un caro amico, il quale ci ha poi
invitato a organizzare una festa assieme. La cosa - inutile
negarlo - "ci prende", ma com'è che ci
si sente "fuori" proprio e soprattutto quando
si mette più a frutto il tuo insegnamento?!
Ho
finito. Ormai ne ho dette tante, ma dopo 40 anni non potevo
cavarmela con un semplice telegramma! Un'ultima domanda
però mi sorge spontanea, dal profondo, ripensando
a quanto sta succedendo e al nostro modo di intendere e
vivere la fede: "Che abbiamo a che fare con te, Gesù
Nazareno?" (Lc 4,34). E' una domanda imperiosa, che
tanto più si fa nitida e cosciente, tanto più
m'impietrisce dalla paura, perché so bene chi un
giorno te l'ha già rivolta. Era Legione. Non uno
quindi, ma un'intera Legione di demoni. Non posso però
farne a meno. La prossima volta, allora, anziché
un orsacchiotto, portaci un cuore grande, come quello proverbiale
della tradizione milanese, che spesso il nostro arcivescovo
ci ricorda, e un po' di aria fresca.
Alberto
Vitali
(articolo apparso
su Come albero - luglio-agosto 2008)
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