Pensieri.
L' idea di una Chiesa aperta che non si imponga dall'alto
Quei
dialoghi notturni in attesa dell'alba
"La parte più importante sono le domande dei
ragazzi. Sono ancora interessati, oggi, a criticare la Chiesa,
noi, chi governa, l' establishment? Oppure si allontanano
in silenzio? Io sono convinto che là dove esistono
conflitti arde la fiamma, lo Spirito Santo è all'
opera...".
Da
un po' di tempo il cardinale Carlo Maria Martini si sofferma
con urgenza crescente sul tema della morte, "pregherei
Gesù di inviarmi angeli, santi o amici che mi tengano
la mano e mi aiutino a superare la mia paura", ma le
Conversazioni notturne a Gerusalemme (in uscita il 28 da
Mondadori) non hanno nulla di crepuscolare e rappresentano
piuttosto le considerazioni inattuali del grande biblista,
un dialogo con i giovani che tende all' alba, al futuro,
"ci siamo avvicinati ai sogni". Essenziale è
il contesto. Figurarsi il cardinale conversare notte dopo
notte con Padre Georg Sporschill, amico e confratello gesuita
che aiuta i bimbi di strada in Romania e in Moldavia. Gesù
e la "radicalità" del Vangelo, la giustizia
"attributo fondamentale di Dio" e l' "inferno
sulla terra", l' "opzione a favore dei poveri"
e la speranza di "un nuovo rinnovamento della Chiesa".
Al
centro, i ragazzi. Il libro è scandito dalle domande
che i giovani volontari impegnati con padre Georg gli hanno
affidato. Così Martini li ascolta: la Chiesa "ha
bisogno dei giovani" perché "ha sempre
bisogno di riforme", e specie "nella vecchia Europa"
è necessaria "una ventata d' aria fresca".
In questo senso il cardinale nota preoccupato "l' indubbia
tendenza a prendere le distanze dal Concilio" e dice
che Lutero "fu un grande riformatore", salvo aggiungere:
"Trovo problematico il punto in cui, da riforme necessarie
e ideali, crea un sistema a sé". La "forza
riformatrice" della Chiesa "deve venire dal suo
interno", Martini invoca una Chiesa "capace di
ammettere i propri errori" come "dopo l' ingiusta
condanna di Galilei o Darwin" ("per i temi che
riguardano la vita e l' amore non possiamo attendere tanto"),
soprattutto "una Chiesa aperta". Attenzione, però:
non intende una Chiesa che s' affanni a inseguire la modernità,
disposta a concessioni per recuperare un po' di consenso.
L' apertura è alle domande di chi vive nella modernità:
è restare accanto alle persone, prendere sul serio
i loro dubbi, aiutarle a crescere e diventare "collaboratori
di Dio". Questione di metodo, "i percorsi non
possono essere imposti dall' alto, dalle scrivanie o dalle
cattedre". Agitare il ditino alzato non serve. Serve
aprirsi alle persone concrete, "rendere testimonianza
come Gesù" perché il Vangelo è
aperto a tutti, "il samaritano vede il prossimo che
il sacerdote non ha visto".
Per
dire: il sesso prima del matrimonio è un dato di
fatto, "illusioni e divieti non portano a nulla".
Non significa che il cardinale approvi. Però "nella
Chiesa nessuno è nostro oggetto, un caso o un paziente
da curare". Con sant' Agostino dice: "Ai giovani
non possiamo insegnare nulla, possiamo solo aiutarli a trovare
il loro maestro interiore". Si tratta di dare fiducia,
"renderli indipendenti" ("anche i vescovi
hanno bisogno di un interlocutore forte e consapevole")
e accompagnarli nel loro sviluppo spirituale. Un bellissimo
capitolo è dedicato agli esercizi spirituali di Sant'
Ignazio di Loyola, "le guide sono amici nel senso evangelico:
accompagnano, fanno domande, sostengono, ma non si mettono
mai tra il singolo e Gesù, anzi promuovono questo
dialogo". Martini offre risposte aperte e mette in
gioco se stesso. Perché c' è il dolore? "Se
osservo il male del mondo, esso mi toglie il respiro. Capisco
chi ne deduce che non esista alcun Dio". Non ci sono
risposte facili, bisogna mettersi in cammino: "Qual
è la mia parte, e come posso io cambiare la situazione?".
Il
rischio è l' indifferenza. "Mi angustiano le
persone che non pensano, che sono in balia degli eventi.
Vorrei individui pensanti. Solo allora si porrà la
questione se siano credenti o non credenti". Per questo
il fondamento dell' educazione cristiana è la Bibbia:
"Non pensare in modo biblico ci rende limitati, ci
impone dei paraocchi". Non si coglie "l' ampiezza
della visione di Dio". Perché "l' uomo,
e anche la Chiesa, corre sempre il rischio di porsi come
un assoluto. Dobbiamo imparare a vivere la vastità
dell' "essere cattolico"". Sapendo che "non
puoi rendere Dio cattolico". Gesù tratterebbe
la Chiesa attuale come i farisei? "Sì",
risponde il cardinale: erano i suoi "amici" e
Gesù "li amava". C' è chi nasce
postumo, diceva Nietzsche. Di quello che Martini definisce
"un piccolo libro" si parlerà per anni.
L' importante è capire come la parola "critica",
qui, non abbia un senso "politico", negativo:
ha il valore essenziale che le può attribuire uno
studioso di "critica" testuale delle Scritture.
Quando padre Sporschill gli ricorda la storiella ricorrente
del Martini "antipapa", lui sorride: "Sono,
semmai, un ante-papa, un precursore e preparatore per il
Santo Padre".
Vecchi Gian Guido -(21 ottobre 2008) - Corriere della Sera
Pagina 40
Bilanci Anticipiamo un brano delle riflessioni di Carlo
Maria Martini in libreria il 28 ottobre
I
ragazzi sono i nostri profeti
La vita, la fede, la morte: escono le "Conversazioni"
del cardinale
Possiamo aprirci ai giovani solo prendendo spunto proprio
da loro. Di cosa si interessano? Dove vivono? Come vivono
le loro relazioni? Cosa criticano e quale impegno pretendono
da noi? (...) Certamente il metodo giusto non è predicare
alla gioventù come deve vivere per poi giudicarla
con l' intenzione di cercare di conquistare coloro che rispettano
le nostre regole e le nostre idee. La comunicazione deve
cominciare in assoluta libertà, in caso contrario
non è comunicazione. E, soprattutto, in questo modo
non si conquista nessuno, caso mai lo si opprime.
L'
essere umano che incontro è fin dal principio un
collaboratore e un soggetto. Dialogando insieme giungiamo
a nuove idee e a nuovi passi condivisi. La questione che
più tocca la sensibilità dei giovani è
se li prendiamo sul serio come collaboratori a pieno titolo
o se vogliamo farli ravvedere come se fossero stupidi o
in errore. Crediamo che tutti gli esseri umani siano creature
di Dio e abbiano uguale dignità. Questo è
il presupposto fondamentale di ogni comunicazione cui prendiamo
parte. (...)
Esistono
senza dubbio diverse situazioni ed età della vita,
come le descrive la moderna psicologia dell' età
evolutiva. Anche la Bibbia dispone di questa conoscenza
nel Nuovo Testamento e, prima ancora, nell' Antico Testamento.
Nella predica di Pentecoste, Pietro riprende infatti le
parole del profeta Gioele del IV secolo a.C. e racconta
l' opera dello Spirito Santo in tre fasi della vita, ognuna
differente: "I vostri figli e le vostre figlie profeteranno,
i vostri giovani avranno visioni e i vostri anziani faranno
sogni".
I
"figli e le figlie" saranno profeti significa
che essi devono essere critici. La generazione più
giovane verrebbe meno al suo dovere se con la sua spigliatezza
e con il suo idealismo indomito non sfidasse e criticasse
i governanti, i responsabili e gli insegnanti. In tal modo
fa progredire noi e soprattutto la Chiesa. (...) Il contributo
"dei figli e delle figlie" è fondamentale.
Essi sono ancora interessati oggi a criticare noi, la Chiesa,
i governanti, oppure si ritirano in silenzio? Dove esistono
ancora conflitti arde la fiamma, lo Spirito Santo è
all' opera.
Nella
ricerca di collaboratori e vocazioni religiose dovremmo
forse prestare attenzione innanzitutto a coloro che sono
scomodi e domandarci se proprio questi critici non abbiano
in sé la stoffa per diventare un giorno responsabili
e alla fine sognatori. Responsabili che guidino la Chiesa
e la società in un futuro più giusto e "sognatori"
che ci mantengano aperti alle sorprese dello Spirito Santo,
infondendo coraggio e inducendoci a credere nella pace là
dove i fronti si sono irrigiditi.
Martini Carlo Maria
(21 ottobre 2008) - Corriere della Sera Pagina 40
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