LE
STORIE DI DIO
Può
sembrare una sfida ingenua, una scommessa senza speranza,
un gioco d'azzardo parlare di piccolezza dentro una stagione
che celebra ossessivamente il "grande", i "grandi".
Piccolezza,
terra emarginata, creatura in esilio. Eppure ti rimane a
memoria e non ti riesce di staccartela dagli occhi e dal
cuore la parola di Gesù, che si emozionava e incantava
davanti ai "piccoli" e gli veniva di benedire
Dio: "Ti benedico, Padre, Signore del cielo e della
terra perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti
e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli".
Il tesoro secondo Gesù è nella terra della
piccolezza. Noi al contrario, contagiati dal mito del successo,
dell'esibizione, del colossale, scaviamo, a perdita di tempo,
in altri campi, con il risultato di risuscitare tesori che
sono fantasmi, volti truccati, maschere d'umanità,
storie senza i colori dell'anima.
L'ossessione
del "grande", dell'esibito, dell'urlato ci fa
visitatori frettolosi, superficiali della terra, della terra
del vivere quotidiano. Passiamo e non vediamo o perché
c'è un mito sempre più in là da inseguire
o perché c'è uno dei tanti proclami ecclesiastici
da realizzare. Mentre intorno a te pulsa la vita: Nelle
vene dei volti, delle storie quotidiane. Quotidiano, come
piccolo, è bello. Bello agli occhi di Dio. E Maria
disse . "Ha guardato la bassezza, la piccolezza, della
sua serva".
Sono
innamorato di Gesù e della sua vita. Gesù
passava, vedeva, si fermava. Non era della razza degli uomini
religiosi della parabola, che vedono e tirano diritto. Loro
avevano un programma troppo importante da realizzare. Per
lui importante era il volto che incrociava. Anche quando
era circondato da una siepe di osannanti, la razza dei celebratori
di eventi prestigiosi che non è ancora purtroppo
in via di estinzione, lui, stretto dagli osannanti, si perdeva
con lo sguardo a fissare l'uomo, piccolo - piccolo! - di
statura, che aveva fatto dell'albero del sicomoro una terra
di avvistamento.
Era
la "pastorale" di Gesù, il suo modo di
costruire il regno di Dio. Era una "pastorale"
di volti. Il pastore che vive i giorni e le notti delle
sue pecore, le conosce a una a una, si prende cura della
pecora madre, e di quella stanca, di quella ferita. Dalla
vita.
Gesù
ha seminato nel mio cuore un sogno. Così sogno. Di
essere non il prete dei documenti o degli infiniti programmi
e proclami ecclesiastici, ma il prete delle piccole storie.
Storie sacre.Dal giorno in cui lui, il Signore, le ha riconosciute
sacre.. Ho detto sogno, non sempre ci riesco, ma so che
la strada è questa. La strada è accorgersi
dell'altro e della sete che è nell'altro. Lo potrai
sapere, solo dopo averlo seguito, accompagnato. Lo saprai
da lui. Non imponendogli i nostri bisogni spirituali.
Se hai questo sguardo affettuoso, ti potrai incantare perle
storie, le mille storie, di cui sei fatto partecipe ogni
giorno, dalla nascita alla morte, solo che tu guardi.
I
semi del regno di Dio sono nel volto dei neonati che le
mamme ti portano, è quasi una processione, dopo la
Messa della domenica. Ti dicono- "è giusto che
questo cucciolo ti veda, dopo averti ascoltato per tante
domeniche nella mia pancia".
Semi
del regno di Dio sono nei ragazzi che ti cercano per annunciarti
che si vogliono sposare, vedi che si stringono teneramente
l'un l'altro.Vorresti far sentire loro, sulla loro pelle,
il sorriso di Dio, il Dio che in principio, quando creò
l'uomo e la donna, si incantò a guardarli. "vide"
è scritto "che erano una cosa bella, molto bella".
Semi del regno di Dio sono là dove scorgi avvicinamenti
a Gesù, perché la parola, la sua, scrostata
dalle pesantezze clericali, dal. carico delle tradizioni
umane, ha avuto il potere di far sussultare il cuore.
Semi
del regno di Dio li hai visti crescere accanto al letto
di un papà moribondo, che faticava ad andarsene,
dopo giorni e giorni di apparente incoscienza: Se ne andò
leggero il giorno in cui i figli gli dissero: "Papà,
va tranquillo, alla mamma ci pensiamo noi". Come se
aspettasse solo questo.
Semi del regno di Dio intravedi nei volti, a volte, stanchi
o negli occhi rigati di tristezza incontenibile e leggi
quanta passione nel cuore: E vorresti abbracciare.
Semi
del regno di Dio negli occhi che ti guardano con amore quando
nella tua chiesa consegni il pane della Cena del Signore.
Segni del suo regno nella tenerezza .stampata nell'incavo
della mano, che si offre ad accogliere il mistero che arde
nel pane.
Semi del regno di Dio paradossalmente in tanti troppi allontanamenti,
che ti sembrano gridare l'attesa di una chiesa meno interessata
a se stessa, appassionata solo di vangelo, il nudo vangelo.
Semi del regno di Dio in vite, mai esibite, fuori dagli
organigrammi ecclesiastici, ma dentro, con una presenza
lieve, a mo' di fermento, nella pasta dell'umanità.
Semi
del regno di Dio in chi oggi testardamente, quando il vento
tira in senso contrario, ancora insiste a credere nel messaggio
del Concilio Vaticano Secondo, lontano da ogni riconoscimento
che non sia quello di Dio.
Semi del regno di Dio in coloro che non si piegano alle
lusinghe del principe, ma onorano l'arte di pensare e la
libertà di coscienza. In faccia a chiunque. Per debito,
debito sacro, verso Dio.
Potrei
a lungo continuare e ogni giorno raccontare le storie di
Dio: Sconosciute a chi corre dietro i miti pallidi della
grandezza, sconosciute a chi non ha tempo di indugiare a
contemplare.
"È
il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto
la tua rosa così importante": dirà la
volpe al piccolo principe. Anche lui piccolo?
don Angelo
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