NOVEMBRE A BOSE
novembre
2011
Nella penombra dell' ingresso
della chiesa
Ritorno
e ancora gorgoglia
impenitente la fonte
all'uscio
del nostro convenire.
Bussa dal silenzio
trasognata,
notte e giorno racconta,
sillabe, incespicamenti sonori
strappi d'arpa o di clavicembalo,
come bisbiglio sottile
su pelle di innamorati.
Tu ascolti, sognando
l'oltre d'entusiasmo che la abita,
quasi fosse giorno primo
del suo innamoramento.
Sospingi la porta:
a noi che veniamo
per strade di noia
monotono andare
volti senza sorpresa
per scolorimento
- e nulla più accade -
ridice possibile il brivido
sottile
dell'in principio
e ancora dopo anni
scintillio di occhi
cercarsi per mani
trasalire per voce
gorgogliare
per straripamento d'amore.
Legno
storto
Sono
legno storto,
piega curva a terra,
per sfinimento.
E tutti a insegnare
che da che mondo è mondo
legno vecchio e storto
se osi raddrizzarlo
è in vigilia
di cedimento.
Ma tu, mi raccontano,
avevi mani di miracolo,
raddrizzavi i curvi
senza spezzare.
E io sfrontato a supplicarti
di respirare sulla pelle
il caldo delle tue mani.
Che sia vigilia
di raddrizzamento?
Temo
maschere incise ai volti
Non
temo
maschere di un giorno.
Stanno l'indomani
arrese lungo le strade,
come sale senza sapore,
con destino
calpestio di piedi.
Temo le maschere
incise ai volti
per risorgente
pervicace impostura,
per colle rapprese
onnipotenti.
Sogno acqua chiara
di silenzio, sul mio viso,
parole segrete
a scolorimento
della fiera vacua
dei volti truccati.
E sia grazia
essere amato
nella mia debole
incerta misura.
E fu terzo giorno
Vedo
strisce d'azzurro
tentare l'azzardo
dell'affaccio
da cieli gonfi di grigio.
O forse è solo
trasalimento per desiderio?
E furono giorni
di un solo colore,
dominio grigio
che affogava stingendola
ogni diversità.
Come fosse passato,
a disavventura della terra,
pittore senza fantasia
uomo di una sola tinta.
Dilagare di un unico colore
fino a sentirlo incollato al vestito
rappreso agi alberi spenti
alle tegole bagnate di pioggia,
noi a contagio di grigio.
E fu terzo giorno
vidi squarciarsi l'immobile cielo
e muoversi di nubi
e rincorrersi nei cieli
di nero e d'azzurro,
e spiare di sole da fessure.
Ora godo a giorno
l'affacciarsi dei mille colori
e a notte un tondo
silenzio di luna
complice di sogni nel cielo.
Ho visto il sole caldo
sulla porta del vespero
fermarsi
e salutare dalla soglia
accarezzando d'oro
gli alberi al confine del bosco,
infiammati per dolce stupore.
Canto la neve
Dalle
ogive
che mai chiudono gli occhi
canto la neve
accucciata sui monti.
Il sospetto
Mi
appartengono occhi velati
che non varcano l'oltre.
Mai e poi mai
li inquieta sospetto
che il verde di una foglia
celi nel sangue segreto
fantasie e danze di colori.
Fu svelamento
d'autunno.
Sei nell'alto
Sei
in alto
tu sceso
nel caldo
della nostra carne,
nell'abisso
della nostra morte.
Non sei nell'alto dei troni,
sei nell'alto
delle tue braccia allargate,
e io ti guardo.
Angelo
Casati