EMOZIONI
E PENSIERI DI UN'ESTATE
Anch'io
ho staccato e mi sembra già un privilegio.
Ho
passato otto giorni a Concenedo, nella casa Paolo VI, a
quasi mille metri, sopra Barzio. In vista delle Grigne.
Mi capitava di accarezzarle con lo sguardo nell'aria leggera
del mattino o in quella, velata di nostalgie, della sera.
Mi capitava di pensare agli amici che su quelle pareti per
sete di rocce avevano persa la vita o forse sono solo andati
oltre in parete e ora, ne sono certo, non se ne stanno immobili,
ma per passione indomita tentano altre cime. Mi capitava
anche di accarezzare con lo sguardo la valle, quasi volessi
intravedere lontano il paese di Pasturo cui mi lega il ricordo
di Antonia Pozzi, poetessa a me cara, morta suicida a ventisei
anni, i cui versi spesso si fermano a raccontare di questi
monti e di questa valle. Mi riveniva al cuore la poesia
di Roberta De Monticelli, la sua "Lettera a Antonia
Pozzi", "Ma tu rimani lì con gli immortali/
tuoi poveri affamati/ anni di sole".
Tonia, bambina mia, per vie di luce
passano gli immortali
angeli vele venti
chiari pensieri, bianchi bastimenti
solcando lo splendore.
È
piena estate.
Così
stanno i viventi
in riva al mare
stupefatti, un istante
e sono belli
come ragazzi al sole.
Poi
vanno via.
Tonia,
bambina mia, ma tu rimani
anni di sole
mentre tu guardi passano:
e tutto venne ciò per cui pregammo
anime nuove e figli e bianchi panni
stesi nel sole
nuove città, e pensieri
grandi e lontani come i bastimenti.
La
sera è ancora chiara
all'ancora la nave, stesi i panni
sul prato ad asciugare.
Ma tu rimani lì con gli immortali
tuoi poveri, affamati
anni di sole
Tonia, bambina mia, ventisei anni.
E così ho trascorso mattine e giorni e sere, in una
casa silenziosa, in faccia ai monti, custodita ora da un
amico prete, don Franco Brovelli, rifugio buono per chi
è in cerca di luoghi dove arda la luce trasparente
del vangelo e filtri il profumo di una accoglienza tenera
e sincera.
Mi si alternavano nell'animo in quei giorni emozioni, ora
mi venivano dalla natura, ora dall'inquieta storia dei giorni.
Emozioni che ora, di ritorno, vorrei condividere con voi.
Ancora incantarmi
A
me non è dato
per assenza di codici
varcare il segreto
di questo salmo e controsalmo,
responsori
tra ramo e ramo
per liturgie d'uccelli
nell'ora prima
del mattino.
Né so se è canto
di stupore
per bellezza di radure
o per estasi d'amore.
A me è dato
per grazia
carico d'anni
incantarmi.
Rintocco del mattino
Annega
nel fondo valle
indistinto sottofondo
di un andare incolore
di mezzi e automezzi,
monotono grigio
andare
senza sbocchi di suoni.
A lacerarlo ora
inatteso
rintocco di campana
che veglia il mattino.
E io a chiederti
se la cappa sulla valle
lascia per grazia
ancora varchi a suoni
e voci dall'alto.
O non sarà
che sui monti,
e solo sui monti,
è chi ti ode,
rintocco del mattino?
E ora bevo
Struscio
accarezzando
lentamente
erbe del prato e rugiade
E ora bevo,
fiato sospeso,
l'ultima stella,
bevo
il silenzio di luce
di questo mattino.
Fremo e ascolto
Sogno,
ma invano,
note e scrittura.
Vorrei cantare
per poco di voce
la campanula bianca
nata inattesa
per parto di notte
da muricciolo a secco
che contiene il sentiero.
A lei canta tenero
in pieno sole
stupito un fringuello,
lei freme e ascolta.
Ora lascio il sole
e mi inombro nel bosco
per viottolo nero
che profuma all'alba
di muschio e licheni,
vado odorando
e fremo e ascolto.
Chiazze minime
Brividi
di luce
chiara lontano
dall'oltre del nero
fogliame del bosco
che affatica il mio passo
rilento.
Chiazze
minime di cielo,
segnale dolce
di un avvistamento.
In approdi
di erbe verdi.
Le piste del vento
Inseguo
sospeso nella sera
le piste
leggere del vento
Lo vedo, occhi chiusi,
scavalcare d'un fiato
il crinale dei monti,
dilagare impalpabile
oltre la barriera,
bussare alla fessura
segreta del tuo cuore.
Lui un giorno disse:
"non sai di dove viene
e dove va".
Ai soci di sconfinamento
Come
barca in rada
vele afflosciate
annuso il vento
E urlo, a compagni a riva,
soci di sconfinamenti,
il sogno dell'azzardo.
Come ombra
Né
so
se mi segui o mi precedi
impalpabile come questa ombra
che si disegna e si ritira
sul viottolo che si inerpica
tra case calcinate.
Caritas in veritate
Ho
visto uomini
vestiti di porpora e bisso
firmare lenti,
senza rigo di pianto
occhi distanti
con stilo d'oro
da stanze ingessate,
la verità dell'urlo
della terra,
vesti strappate
scritture di pianto,
caritas sine veritate.
Ho
visto cuochi
senza rossori
celebrare estasiati
meraviglie di piatti
l'ingordigia dei grandi.
Poi ho sentito
volti truccati
declamare intenzioni
sempre intenzioni
solo intenzioni,
salvi solo
i loro interessi,
sabbia negli occhi
scavati a fame
dei poveri della terra,
caritas sine veritate.
Ho
visto un uomo
ero io
venire per strade
di quartieri alti
incrociare la notte
dei denudati della terra,
resti arresi
di umanità depredata
in sacco a pelo
rifugio notturno
fuori dei palazzi
a esibizione di moda.
Ho visto un uomo
ero io
passare
entrare in una casa
e dormire in un letto,
caritas sine veritate.
E rossore sul volto.
Rito
e menzogna
Hanno
abbassato i monti,
l'hanno chiamata religione.
Hanno
impoverito l'orizzonte,
l'hanno chiamata fede.
Hanno
spento i sentimenti,
l'hanno chiamata ascesi.
Hanno
svuotato il comandamento,
l'hanno chiamata morale.
Hanno
omologato il tutto,
l'hanno chiamata unità.
Hanno
zittito le coscienze,
l'hanno chiamata ubbidienza.
Hanno
mummificato i riti,
l'hanno chiamata divina liturgia.
Hanno
ucciso i profeti,
l'hanno chiamata ortodossia.
Hanno
chiuse le porte,
l'hanno chiamata identità.
Hanno
respinto le barche,
l'hanno chiamata sicurezza.
Hanno
cacciato i giudici,
l'hanno chiamata giustizia.
Hanno
succhiato i poveri,
l'hanno chiamato equilibrio.
Hanno
deliberato leggi inique,
l'hanno chiamata legalità.
Hanno
imbavagliato un parlamento,
l'hanno chiamata efficienza.
Hanno
manipolato un popolo,
l'hanno chiamata democrazia.
don angelo
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