DA
AGOSTO A SETTEMBRE PASSANDO PER ASSISI
Tutto
era così fermo. Esteriormente le strade sembravano
vivere una sorta di inaspettata sospensione. Nel cielo la
luna, piena come un uovo, contemplava dall'alto la città
con uno sguardo tra il divertito e l'irridente.
Immaginai che a divertirla fosse anche la visione della
mia "uno", perdutamente sola, lungo la via Pinturicchio,
nel mese di agosto.
Eppure l'estate solo in apparenza fu vuota: vuota sì
di riunioni, ma piena e ricca d'incontri, nei quali anche
il tempo, solitamente avaro e frammentato, si dilatava senza
invadenze e pressioni, finalmente!
Un' estate solo in apparenza immobile. In realtà
segnata da avvenimenti in netto contrasto col sorriso pacioso
della luna piena d'agosto. Nella città, apparentemente
deserta, più volte e non una volta, il desiderio
sarebbe stato di gridare:
Ti
grido l'insicurezza
delle strade, le nostre,
fatte teatro
spettacolo
dello stupro di gruppo
L'insicurezza
delle madri di guerra,
il fragile seno
a difesa del corpo
tenero dei figli.
L'ipocrisia
dei nostri proclami
pur se religiosi,
le nostre "buone" intenzioni.
L'
"impotenza"
di un bagagliaio d'auto
ultima culla
ad un bambino profugo,
l' "Onnipotenza"
degli ordigni di morte
targati Europa
il fagotto di lana
la chiazza di sangue
l'immobile silenzio.
Ti
grido oggi
l'incontenibile migrare
carovana su carovana
esodo infinito
i volti scavati
gli occhi perduti
lo smarrimento.
Carovana
su carovana
esuli della terra,
fotogramma ultimo
folgorante
dell'umana stoltezza
Ti
grido. Tu rispondi?
Stenderai
la tua tenda su di loro?
DA DOVE RIPARTIRE?
Da
dove ripartire? La domanda nell'aria, ma ancor più
nel cuore. Ed ecco una mattina, il primo settembre, dopo
una Messa dove ti perdi nei volti, ti viene regalata in
anteprima, ancora in bozze, la lettera dell'Arcivescovo:
"Ripartiamo da Dio!"
Ancora prima che la apra, il titolo mi suona come una sfida:
non siamo noi "per definizione" quelli che partono
da Dio?
Forse non siamo poi così diversi dai "nuovi
pagani": "quelli che, privi di orizzonti totali
e di riferimenti veritativi saldi, vorrebbero ridurre tutto
al frammento, all'attimo, al successo immediato ed effimero,
al godimento miope del presente, alla difesa di privilegi
settoriali".
"Ai nuovi pagani" - scrive l'Arcivescovo - "vorrei
richiamare il Mistero più grande che ci circonda
da ogni parte e senza il quale le nostre azioni risultano
prive di scopo e di senso. Vorrei gridare che vivere significa
rispondere all'appello del Mistero assoluto, Orizzonte del
mondo e della vita, verso cui si volge l'interrogazione
più profonda del cuore.
Ma insieme vorrei con questa mia lettera pastorale "Ripartiamo
da Dio!" parlare anche ai credenti tentati di contrapporre
al nichilismo postmoderno un cristianesimo dalle certezze
facili".
IL
SEGRETO DI UNA ATTRAZIONE
Da
dove ripartire? "Ripartiamo da Dio!": la risposta
d'inizio settembre, la lettera dell'Arcivescovo.
Di lì a pochi giorni, partimmo per il pellegrinaggio
parrocchiale ad Assisi.
Ci accompagnava un desiderio, quello di incontrare Francesco
nella sua città, nella sua storia, il desiderio di
scoprire il segreto di un'attrazione che non viene meno
nei secoli.
"Viene da chiedersi" - scrive lo storico Andrea
Riccardi" - " perché in Francesco molta
gente trovi un uomo che i secoli non logorano. Non mancano
tante figure di santi e testimoni nella storia della chiesa,
ma la maggior parte di loro sono inevitabilmente logorati
dal tempo. Non passa la loro santità, ma diminuisce
la forza della loro attrazione.
Qual è il segreto della testimonianza di Francesco
che non tramonta? Francesco, - come dice Tommaso da Celano
- "portò sempre Gesù in cuore, Gesù
sulla bocca, Gesù nelle orecchie, Gesù nelle
altre membra". Il segreto di Francesco è quello
di essersi fatto simile al suo Signore in tutta la sua vita
e fino alla sua morte. E' l'aderenza al Vangelo".
"VA
E RIPARA LA MIA CASA"
"Va
e ripara la mia casa
": la voce arrivava fino
alla punta del cuore, gli occhi di Francesco erano fissi,
perduti nella grande icona del Crocifisso.
"Va e ripara la mia casa
". All'inizio gli
venne fatto di pensare che la casa di Dio da riparare fosse
la piccola chiesa di S. Damiano. Poi s'accorse che la casa
era l'universo: era il suo cuore, era la società,
era la chiesa, era una mentalità malata.
"Va e ripara la mia casa
". Da dove partire?
Gli occhi erano fissi, perduti nella grande icona del Crocifisso.
La via, il modello da cui ripartire era quello: le altre
sarebbero state false partenze.
Quando il Comune di Assisi a Francesco, di ritorno da una
sua missione, fece ritrovare una casa, costruita là
dove i frati abitavano povere capanne, il Santo con i suoi
frati salì sul tetto della costruzione e cominciò
dall'alto a demolire, gettandone una dopo l'altra le tegole.
Non era quella la strada per riparare la Chiesa. La strada
che il Crocifisso aveva indicato era quella dell'umiltà
e della povertà. Non altra.
UN CONTRASTO LACERANTE
Durante
il pellegrinaggio ad Assisi, per un'occasione insperata,
ci toccò di celebrare l'ultima Eucaristia nella cripta
della grande basilica di Santa Maria degli Angeli, là
dove Francesco protesse, quasi fosse un tesoro, la vita
umile e povera dei suoi frati.
Il contrasto era lacerante: l'imponenza e la grandiosità
della basilica e il luogo oscuro, sotterraneo della profezia
del Santo, il luogo dove sorgevano le umili capanne dei
frati.
Mi attraversò, celebrando in quella cripta, una domanda
o forse un'inquietudine: non staremo noi oggi costruendo
cupole gigantesche con la pretesa di riparare la casa di
Dio?
Quante le case e le rovine anche oggi da riparare! Il nostro
cuore innanzitutto, ma anche - come ai tempi di Francesco
- una Chiesa, una società, una mentalità.
Francesco ci insegna che una Chiesa, una casa, non la ripari
affidandoti alle vie mondane. Non la rincorsa della spettacolarità,
non la ricerca degli appoggi umani, non l'uso del potere,
non le protezioni esteriori, non la conduzione manageriale
della Chiesa, non la cupola, ma l'umile capanna di chi anela
a diventare sempre più nella sua vita specchio del
volto umile e povero del Signore. Questo il segreto vero
di una autentica e non effimera salvezza.
Per altre strade costruiremmo maschere vuote e castelli
di sabbia.
"PERCHE'
TUTTO IL MONDO TI VIENE DIETRO?"
Conformare
il nostro volto al volto di Cristo umile e abbandonato:
questo l'impegno più urgente che il nostro Arcivescovo
ci affida con il Sinodo, questo il segreto che fa una Chiesa
anche oggi capace di attrarre a Cristo, se possibile, tutto
il mondo.
Narrano i fioretti del Santo:
Un giorno Frate Masseo chiese a Francesco: " Perché
a te? Perché a te? Dico: perché a te tutto
il mondo viene dietro
tu non se' né bello uomo
del corpo, tu non se' di grande di grande scienza, tu non
se' nobile, e donde dunque a te, che tutto il mondo ti venga
dietro?.
Udendo questo, Santo Francesco, tutto rallegrato in ispirito,
si rivolse a Frate Masseo e disse. "Vuoi sapere perché
a me? Vuoi sapere perché a me? Vuoi sapere perché
a me tutto il mondo mi venga dietro? Questo ho io da quegli
occhi dell'Altissimo Iddio, i quali in ogni luogo contemplano
i buoni e i cattivi: imperò che quelli occhi santissimi
non hanno veduto tra i peccatori niuno più vile,
né più insufficiente, né più
grande sopra la terra. E perciò ha eletto me, per
confondere la nobiltà e la grandigia e la fortezza
e la bellezza e la sapienza del mondo
"
don
Angelo
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