SUGGESTIONI
DELL'ESTATE
CRONACA
MINORE
Ci
sono giorni in cui ti chiedi che senso abbia essere parroco
oggi nella grande città.
Succede che l'interrogativo affiori -quasi un sospetto-
in giorni in cui ti capita, per esempio, di mettere ordine
tra le cartelle dei matrimoni celebrati o da celebrare,
tra i documenti che le compongono, documenti che spesso
si rivelano un rompicapo per chi è vicino a sposarsi.
Che senso ha -ti chiedi- che un prete trascorra ore ed ore
a riunire documenti, a richiedere autorizzazioni, a scrivere
carte per matrimoni la cui celebrazioni avverrà per
lo più altrove?
I numeri sembrano poi ampiamente confermare l'impressione:
dall'inizio dell'anno, dei trentaquattro matrimoni per i
quali abbiamo steso carte, solo quindici sono stati celebrati
nella nostra comunità.
E non sarà tutto questo -ti chiedi- una perdita di
tempo? Non sarà per disavventura tempo rubato al
compito di una nuova evangelizzazione che, con il passare
dei giorni, si sta rivelando sempre più urgente?
E non potrebbe anche succedere che un parroco -lo sappia
o no- venga confinato nel ruolo di un anonimo e -Dio non
voglia- gelido "passa-carte"?
Mi chiedo se questi pensieri non siano venati da un eccesso
di pessimismo e forse ingigantiti dall'afa di luglio nella
grande città, immobile nella calura che, come cappa,
l'avvolge.
EPPURE
HA UN SENSO
Pensiero
-ti dirò- fugati nel giro di poche ore da alcune
visite inattese.
Basta poco per fortuna (o per grazia?) a ricacciare certi
pensieri.
C'è qualcosa che provvidenzialmente sfugge alle nostre
statistiche, alla logica impietosa dei numeri.
Mi è bastato questa mattina aprire la porta dell'archivio
parrocchiale e vedere, inatteso, il volto di Roberto, mi
è bastato questa sera vedere Anna affacciarsi dopo
la Messa a cercarmi: si sarebbero sposati il giorno dopo
in una chiesa certo più prestigiosa della nostra.
Sarà. Ma spesso non basta il fascino delle mura antiche
ad accendere il cuore.
Tanto più se qualcosa per disavventura ha ferito
la tua sensibilità: il criterio "commerciale"
-tu mi dai, io ti do- lo vedi già così pesantemente
dominante nell'attuale società da augurarti di non
trovartelo avanti agli occhi almeno tra le mura della chiesa,
là dove ancora si vive l'avventura di leggere il
Vangelo.
Forse anche per questo un prete -se vuoi con lui parlare
della tua vita, se da lui vuoi avere la conferma che Dio
è più grande del cuore che ci accusa- lo vai
a cercare altrove, e -che strano!- magari là dove
fu necessario radunare carte, certificati, documenti; là
dove, senza che tu lo sospettassi, quel prete, per un attimo
solo forse, ebbe il timore che tu lo confinassi nel ruolo
di un "passa-carte".
LA
LUCE NEGLI OCCHI
Roberto
e Anna la loro visita inattesa, alla vigilia delle nozze,
mi hanno incantevolmente insegnato che non esiste nessun
ruolo che non possa essere illuminato da un sentimento,
da un'attenzione alle persone, da uno sguardo di tenerezza,
da una vicinanza, oserei dire, da un'amicizia; nessuna situazione
-nemmeno quella più apparentemente burocratizzata-
che non possa essere attraversata e rischiarata dal vento
silenzioso, imprevedibile, dello Spirito.
Dopo tutto chi sa con assoluta certezza dove passano i confini
di una nuova evangelizzazione?
Che conta forse non è tanto ciò che hai tra
le mani -sia essa una carta o, Dio mi perdoni, un sacramento
malauguratamente ridotto a oggetto- quanto, invece, lo Spirito
e la luce che abitano i tuoi occhi.
CORPUS
DOMINI 1987
verso una chiesa del farsi prossimo
Chiedeva
strada
urlando nella città
la sirena disperata
di un'autolettiga.
Trasalivano al grido lacerandosi
le ombre pesanti della sera.
Amaro destino forare
mura invalicabili
d'indifferenza:
sussulti d'un attimo,
e tutto si ricompone impassibile
in sorda immobilità.
***
Fu strana avventura o fu segno?
In calda sera di giugno,
quasi sacra muraglia,
all'urlo concitato s'oppose
processione osannante di credenti
-Corpus Domini per le vie della città-
ceri, canti, salmi,
nuvole d'incenso
per strade semibuie,
e i nostri occhi
ove lampeggiarono
brividi d'insofferenza:
viola la sirena
la terra sacra del mistero!
***
Così un giorno, a Gerico,
la città delle palme,
quando il cieco Bartimeo
urlò al tuo passaggio
l'amarezza dei suoi occhi vuoti,
imprecarono i discepoli
quasi il grido sporcasse
l'incanto della tua voce.
***
Così un giorno, così oggi,
così sempre, o Signore?
turbati per un istante
come per sirena
che lacera di dolore la città
-incandescenza d'un momento!-
ed è subito
notte:
la notte
delle nostre "sacre muraglie",
Signore?
don
Angelo
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