TEMPO
D'ASSENZA O DI PRESENZA?
Queste
riflessioni di giugno nascono con il fiato corto, hanno
la precarietà dei pensieri appuntati su un foglio,
in attesa di giorni migliori in cui essere opportunamente
elaborati.
Ma forse altro non è che una pretesa e una illusione
questo sognare e rincorrere tempi di serenità assoluta:
il nostro è un andare per appunti: il compimento
sta oltre. Questo, e non altro, è per noi oggi il
tempo favorevole.
TEMPO
POVERO, TEMPO RICCO
E
dunque dobbiamo, secondo la parola, sfuggire a una tentazione:
quella di definire povero questo nostro tempo, che da un
lato non è più tempo del passaggio visibile
del Signore e dall'altro non è ancora tempo del suo
ritorno glorioso.
Saremmo tentati di dirlo tempo povero, tempo dell'assenza.
Non così invece secondo il Signore, che agli apostoli,
invasi dalla tristezza, con forza diceva: "E' bene
per voi che io vada. Se non andassi, il Paraclito non potrebbe
venire. Se invece me ne vado, ve lo manderò",
Tempo dell'assenza della visibilità del Signore,
ma anche tempo della presenza dei doni dello Spirito.
Ma dove rinvenire le tracce del passaggio dello Spirito,
che è misterioso come il vento?
La domanda nasconde un'insidia, perché sembra prefigurare
terre privilegiate, giornate eccezionali.
"Del tuo Spirito, Signore, è piena la terra":
proclamiamo nella liturgia.
E dunque racconta la terra, racconta una tua giornata feriale,
racconta i segni del suo passaggio.
E' un esercizio cui dovremmo educare noi stessi: quello
di ripercorrere, alla sera, le nostre giornate, per cercare
e sorprendere in esse e raccontare le tracce dello Spirito.
UN
SABATO QUALUNQUE
Oggi,
per esempio. Oggi è sabato, un sabato qualunque,
un comune sabato di maggio.
La storia di questa giornata ha inizio alle prime ore del
mattino: le ore passate in confessionale.
Mi capita di incantarmi dietro i volti di chi viene al confessionale.
Dietro ogni volto una storia da condividere, da amare, da
custodire in un segreto invalicabile.
E questo sentirmi piccolo: piccolo a capire, piccolo a suggerire!
E ogni volta sentirmi servitore della magnanimità
di Dio, servitore della fiducia e della speranza: "Non
rimpicciolire" - è scritto - "non raccorciare,
dilata i teli della tenda".
E, così, fatto partecipe, compagno di viaggio di
tanti cammini!
SPAZI
DELLO SPIRITO
Come
esco dal confessionale, questa mattina ci sono due fidanzati
ad aspettarmi. Da giorni ci rincorriamo.
Non posso non riandare nel tempo, a circa un anno fa. E
una ragazza, questa, con una richiesta così improbabile,
in una città che troppi dicono sorda agli appelli
dello Spirito.
Prima lei, poi tutti e due; ed ora questa amicizia che ci
lega. E a stupirmi in loro è questa volontà
di salvare a tutti i costi una ricerca interiore, in giornate
che, come succede a parecchi di noi, sono frammentate da
ritmi di studio, di lavoro, da impegni di vita.
Un'ora con loro passa veloce e quasi non ti accorgi.
UN
MATRIMINIO
Li
saluti. Un corridoio. E sei in chiesa, dove due altri ragazzi
oggi celebrano il loro matrimonio.
Ci siamo conosciuti agli incontri per fidanzati e non ci
siamo più persi di vista.
Gli incontri per fidanzati! Qualcuno l'altra sera li chiamava
"un'isola felice"! Quasi vi avesse trovato un'immagine
diversa di chiesa.
Viene spontaneo a volte mettere a confronto il silenzio
quasi imbarazzato della prima sera e il clima di amicizia
festosa della sera che chiude gli incontri.
Sì, "isola felice" può essere, ancora
oggi, una chiesa, che si faccia compagna di viaggio, dentro
le storie delle persone.
Dentro a leggere il vangelo, questa buona notizia di un
Dio che la creatura da amare e da cui essere amato te la
fa trovare quasi nel sonno e silenziosamente se ne va -
non è solo la storia di Adamo - quasi non volesse
nemmeno essere ringraziato.
E tu, Paola, per Cesare; tu, Cesare, per Paola, sei il segno
del passaggio di Dio.
LA
CASA DELLA TENEREZZA
E'
suonato da poco mezzogiorno. E passo, nel breve arco di
un'ora, da una chiesa a una casa: da una chiesa dove due
giovani amici hanno celebrato davanti a Dio il loro amore,
a una casa, dove un'amica sta vivendo i giorni del suo passaggio,
il grande passaggio.
Ricordo due anni fa, quando mi parlò per la prima
volta del suo male. Quel giorno mi disse - e mi si inumidivano
gli ochi - : "Ricordati, don Angelo, sei tu che devi
accompagnarmi e aiutarmi a morire. Non abbandonarmi
".
Le accarezzo dolcemente la mano. Ora ha poche forze, ma
le bastano per dirti che no, non disturbi, che sei per lei
come una fontana di acque freschissime. Guardi le sue labbra
riarse, guardi alla sua sorprendente capacità di
dare fiducia comunque alla vita. Ricordi che, alcuni giorni
fa, ti parlava della sua grande fortuna, quella di essere
circondata, quasi avvolta, dalla tenerezza.
"Vedi" - ti diceva - "quella porta; si aprirà
cento volte al giorno, per me. Pensa a quelli che hanno
una porta che non si apre mai, a cui non si affaccia mai
nessuno. Pensa ai bambini del Ciad che non hanno nessuno!".
Ora scendo. Via Bronzino, via Nöè, via Pinturicchio
cammino come se non le vedessi. Te ne vai come se fossi
l'Invisibile.
"Nascere e morire oggi": si sprecano i documenti,
i manifesti; si sprecano i convegni, si sprecano le dichiarazioni
di principio. Presto ti accorgi che non è questione
di parole, è questione di accompagnamento.
A volte la tenerezza di una mano comunica il non detto,
l'invisibile più che non l'enfasi delle nostre logorroiche
altisonanti proclamazioni.
SESSANTA
VOLTI O POCO PIU'
Un
volto, sessanta volti o poco più.
E dietro i sessanta volti dei ragazzi che oggi fanno la
loro prima confessione, centinaia di altri volti qui, in
chiesa: i volti dei genitori, delle catechiste, dei parenti:
sono qui a celebrare - quasi una festa - il sacramento del
perdono.
Si va per simboli a celebrare il sacramento: dapprima l'acqua,
figura dell'acqua sgorgata sulla Croce dal fianco aperto
del Signore, simbolo di una grazia che fa rifiorire il deserto
della vita.
Guardi i bambini che si segnano al fonte e ti viene spontaneo
pensare che ai nostri volti più che non ai loro -
ai volti di noi adulti - si addice l'immagine del deserto.
Ora vengono al confessionale, uno ad uno, il volto segnato
da dolce emozione, Come poter significare loro che la cosa
grande - grande e meravigliosa - del sacramento non è
dire i peccati - chiunque potrebbe dirli - ma dire che Dio
è più grande del cuore che ci accusa?
La celebrazione va verso il compimento: ora i bambini tengono
tra le mani tanti piccoli lumini, le fiamme accendono i
volti.
Come il volto di Mosè divenne raggiante presso il
fuoco misterioso del roveto così rifulga su di essi
sempre lo splendore di Cristo, vera luce del mondo.
UNA
CHIESA CHE SOGNA
Il
sacramento del perdono con i fratellini e le sorelline più
piccoli della comunità. E, subito dopo, la Messa
dominicale di vigilia: è la sesta domenica di Pasqua.
Queste letture ci fanno sognare. E guai se una chiesa non
sognasse. Senza sogni e senza profezia saarebbe ben presto
una chiesa in letargo.
Insieme a sognare la città dell'Apocalisse: "città
senza tempio", perché tutta abitata da Dio,
"città senza sole e senza luna", perché
ad illuminarla è l'Agnello, "città dalle
dodici porte", porte che guardano in ogni direzione:"le
sue porte" - è scritto - "non si chiuderanno
mai".
E
ORA GLI OCCHI DI FRANCESCA
La
Messa è finita. Non ancora la giornata, tanto meno
l'avventura dello Spirito.
Vado a visitare una famiglia che tra qualche giorno porterà
un bambino - Andrea - al fonte battesimale.
Salgo con l'ascensore, la porta è aperta. Ad attendermi
non solo il papà e la mamma di Andrea, ma pure Francesca
e Luca, la sorellina e il fratellino.
Anche Francesca si siede ad ascoltare, Luca passa dalle
braccia della mamma a quelle del papà.
Trovo che è bello parlare del Battesimo a dei bambini
attraverso il linguaggio dei simboli che illuminano il rito:
l'olio, l'acqua, la luce.
Non avrei immaginato di parlare questa sera a dei bambini.
Francesca - prima elementare - mi fissa con i suoi occhi
neri splendenti: sprizzano gioia e intelligenza. Non perde
una parola, nemmeno una. Il suo piccolo viso non perde d'intensità,
né la distrae questa mia voce, povera e afona.
Ritorno a casa. E' un sabato come tanti altri. O forse nessun
sabato è come un altro. Una giornata - una lunga
giornata - e tante orme, di cui fare memoria nel cuore.
Anche via Nöè questa sera sembra illimpidirsi
ai miei occhi. La città arde nell'ultima luce del
sole. Come ardono gli occhi neri di Francesca.
don
Angelo
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