COME
SE NULLA ACCADESSE
Forse anche questo è un segno. Un segno della città.
Ma come leggerlo?
Segno della grande città è anche questo essere
sfiorati ininterrottamente dagli eventi e quasi non accorgersene.
Esci di casa. È un pomeriggio incantevole di maggio
e ti viene spontaneo ammirare con gli amici le strade del
quartiere che sembrano aver perso ogni opaco grigiore ed
essersi vestite di poesia. Basta poco a volte: oggi è
la luminosità del cielo e, dopo mesi di assenza,
l'intenso verde di piazza Bernini.
Gli amici ancora non hanno svoltato l'angolo e qualcuno
ti chiede se hai saputo dell'inseguimento e della sparatoria,
avvenuti poco prima, proprio in piazza Bernini.
Tutto così vicino, eppure così lontano. È
come se tutto accadesse, ma in modo molto ovattato, quasi
una caduta felpata delle cose.
Via
Pinturicchio fa angolo con via Fucini.
Qualcuno racconta delle "retate" cui va assistendo
dalle finestre, di sera e di notte: le van facendo, da un
po' di tempo a questa parte, carabinieri e polizia , alla
ricerca degli spacciatori di droga che si sono insediati
in piazza Leonardo da Vinci.
Dalle finestre c'è chi ha osservato l'angoscia e
la paura sul volto dei marocchini, inseguiti e a volte percossi
nelle strade.
Tempo fa, qui vicino all'angolo, uno di loro, fuggendo,
ha trovato la morte, investito e travolto da un'automobile,
giungeva in senso opposto.
Una via accanto all'altra. E, girato l'angolo, è
come se nulla accadesse.
Piazza
Leonardo è a un tiro di sasso.
Giorni fa, un pomeriggio qualunque, l'attraversava una nostra
parrocchiana. All'improvviso, rabbrividendo, si trovò
a un passo da una scena a dir poco raccapricciante: alcune
persone erano stese a terra, sotto i mitra e le pistole
puntate della polizia. Una delle solite "retate"?
E i bambini, intorno, a pochi passi, giocavano sulla piazza,
in un pomeriggio qualunque.
Tutto accade ed è come se non accadesse.
Accade sotto gli occhi dei bambini. E chissà se anche
per loro è come se non accadesse.
Accade anche sotto i nostri occhi di adulti. E spesso senza
che nulla si sappia, senza che nulla rimanga.
E mi chiedo se è giusto.
L'ULTIMA
PORTA, MA LE ALTRE?
Se
lo chiedevano con tristezza alcuni amici.
A pochi passi da noi - dicevano - può capitare di
tutto. Una persone può volare dal settimo piano,
può volare dalla tua stessa terrazza, senza che nemmeno
te ne accorga. Te ne accorgi, quando vedi arrivare i pompieri
e ti chiedi che cosa sia successo.
E se ti avesse almeno incuriosito il rumore della porta
che si apriva sul terrazzo?
Ma
forse il problema - dicevano - non è tanto l'ultima
porta, che si apre e si chiude e ti lascia libero al volo
nel vuoto.
Il problema sono le altre porte - forse troppe - che ininterrottamente,
a volte anche inconsciamente, si chiudono. A tal punto chiuse
che nemmeno ti sfiora il sospetto del dramma lacerante che
precipita nella disperazione persone che ci vivono accanto.
Accadono nel cuore drammi. Quante cose accadono nel cuore.
Ed è come se nulla, proprio nulla, accadesse.
Noi abbiamo girato l'angolo. L'angolo di casa.
DOVE
TUTTO ACCADE NEL CUORE
E
come leggere questo segno della città?
Sarà bene dirci che non è proprio scritto
nella volontà di Dio che ci si debba a tal punto
far carico dei problemi della città da rimanere schiacciati
in una sorta di rimorso permanente.
Uno stato di angoscia perenne non avrebbe altro effetto
se non quello di rendere invivibile la vita a noi e agli
altri.
Dio non chiede a nessuno di vivere in un'angoscia infinita.
Anzi può succedere che all'origine di un'angoscia
infinita stia il delirio della nostra onnipotenza umana.
Se accettassimo con umiltà e senza amarezza il nostro
limite, potremmo caricarci dei problemi dell'umanità,
senza per questo rimanerne schiacciati.
Se
la nostra condizione nel mondo non potrà essere il
rimorso infinito, non potrà d'altro canto essere
l'indifferenza infinita.
Se non tocca a noi la responsabilità dell'ultima
porta - quella che apre su un baratro - forse potrebbe toccare
a noi fare di tutto perché non si aprano irrimediabilmente
baratri di disperazione nel cuore.
Una parola, un'attenzione, un gesto, un sorriso - e non
la "politica del sorriso"! - uno sguardo - non
la curiosità, ma la tenerezza dello sguardo - possono
aprire e possono chiudere.
Sto
appuntando queste note, mentre nelle chiese ancora si sta
celebrando il mese di maggio.
L'invito all'attenzione del cuore mi riporta quasi d'istinto
alla figura di Maria. Anche lei negli spazi comuni della
vita: rare erano le parole, ma infinita la sua attenzione.
Non si era costruita un mondo a parte - nemmeno i credenti
dovrebbero farlo - ma viveva gli spazi comuni, anche quelli
dell'amicizia, quelli di una casa qualsiasi in un giorno
di nozze, a Cana di Galilea.
Dentro dunque come Maria nella storia a custodire e costruire,
anche se parzialmente, il sogno di una terra che sia una
desta dell'amore e non una landa di ululati, di una terra
che possa essere descritta, anche se germinalmente, non
in termini di abbandono e di ripudio, ma in termini di fedeltà
e di tenerezza, terra nella quale ogni volto sia onorato
e accarezzato.
Dentro
le case, come Maria. Come lei pronti anche a intuire che
qualcosa del sogno si sta strappando: il vino è finito
o si sta esaurendo. E le grandi giare, ormai vuote, altro
non sono che monumenti ingombranti.
Quante cose nel mondo - ma il pericolo è anche nella
chiesa, diciamolo con franchezza - al venire meno del vino
buono dello Spirito, diventano pesi morti, simboli di teatralità,
una teatralità vuota e accecata.
E quanti gesti - penso ai miei - che, se non li intenerisce
un amore e non li fa vibrare una tenerezza, sono recitazione
di una parte e non rivelazione della profezia del cuore.
"Giare" - direbbe l'Arcivescovo - "che costituiscono
una realtà pesante, ingombrante, incombente. Sono
simbolo di una religiosità secca, vuota, inconcludente,
formale".
Dentro
la vita come Maria, ascoltando insonnemente l'invito: "Fate
quello che vi dirà".
Della Parola del Signore, infatti, e non della teatralità,
ha bisogno il mondo, ma anche la chiesa.
Chiamati dunque per strade diverse: dall'indifferenza infinita
all'attenzione infinita.
Chiamati a passare da uno stile di vita per il quale "accadono
le cose ma non è come se non accadessero" a
uno stile di vita per il quale "nulla accade che non
accada anche nel tuo cuore".
"Conservava" - è scritto - "ogni cosa
nel suo cuore" (Lc 2, 51).
Don
Angelo
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