articoli di d. Angelo


 

UNA DONNA È "POCA COSA"?

Scrivo a te, Vittoria, e, dietro il tuo volto, tanti altri volti di donna che conosco e stimo.
Ti scrivo a proposito di una frase che ha fatto il giro dei giornali in questi giorni. E poi si è spenta, come tante altre frasi: la caducità delle parole!
Se ne vanno le parole, ma non sempre se ne vanno le ferite che lasciano nel cuore. Soprattutto in cuori attenti e sensibili come il tuo.
La frase è del card. Giacomo Biffi, che, in un convegno sul tema "La verginità per il Regno", avrebbe detto: "In fondo chi si sposa rinuncia a due miliardi e mezzo di donne meno una. Io invece a due miliardi e mezzo di donne. La differenza è pochissima".
Sei rimasta ferita. E io con te. Ti dirò che non sono d'accordo con il Cardinale.
Certo il tono era di chi sta scherzando. Ma l'argomento è delicato. E, quando il tema è delicato, l'umorismo intelligente è arte rara. Anzi rarissima. Di pochi.

SCHERZAVA O NON SCHERZAVA?

Vorrei iniziare con una premessa. È mio convincimento che, più saremo invasi da parole -anche ecclesiastiche-, parole scritte e parole parlate, più saremo chiamati a un non sempre facile discernimento.
Potrà succedere che qualche volta un Cardinale scherzi. Scherzava o non scherzava? Era convinto o non più di tanto?
Dovremo imparare l'arte di distinguere tra parole e parole, meno arresi dunque al primo significato, più maturi e più perspicaci.
Fatta questa premessa, non posso non tacere che cosa nelle parole del Card. Biffi mi ha ferito.

LA LOGICA ARIDA DEL NUMERO

Mi ha ferito innanzitutto quell'argomentare per "quantità" , per numeri, come se la donna che tu ami, solo perché è una tra due miliardi e mezzo di donne, fosse "poca cosa".
L'esaltazione del numero, l'imbarbarirci sulla quantità non è forse ciò che rimproveriamo a noi stessi e a questa società, quando siamo più lucidi?
Non ci insegna forse la Bibbia che Dio ama ciascuno di noi, quasi fossimo un "unico" sulla terra e che basta uno -uno solo di noi- per "fargli perdere la testa"?
Certo, per gli uomini che fanno i conti, per gli uomini inariditi dai calcoli, novantanove pecore valgono più di una. È ovvio.
Ma il Dio della Bibbia non va per le vie dei calcoli e dei conti umani. Per fortuna. È un Dio folle, un pastore che lascia le novantanove nel deserto, tanto gli fa tristezza l'unica che si è smarrita.
Mi sono sentito ferito -lo confesso- dalla logica del numero. Mi sono sentito ferito come cristiano, cui dovrebbe stare a cuore un'altra logica, quella dei volti.
I volti -se uno sa che cosa sono- non sono assolutamente sovrapponibili: non è vero che due volti sono più di uno. Il tuo volto vale per me anche più di due miliardi e mezzo di altri volti, perché tu sei per me irripetibile.
Nemmeno due miliardi e mezzo di volti farebbero il tuo volto.


LO SVILIMENTO DELL'AMORE UMANO

Mi sono sentito ferito con te per il tono delle parole del Cardinale, un tono che, poco o tanto, suona svilimento dell'amore tra un uomo e una donna, quasi l'amore umano fosse -dopo tutto- "poca cosa".
Mi sono chiesto se noi, uomini di Chiesa, non dovremmo, proprio in forza della fedeltà della Parola, predicare paradossalmente il contrario.
Se uno vale l'altro, se ne facciamo una questione di numeri, perché allora non lasciare una donna e poi un'altra, in una serie mai finita di prese e di abbandoni?
Non dovremmo invece evocare ed esaltare il coraggio (e la fede!) degli innamorati, la sfida che li porta a dirsi l'uno all'altro: tu sei la mia ricchezza? Tu, solo tu, tra due miliardi e mezzo di donne, solo tu mi sei stata portata nel dono da Dio. Tu su due miliardi e mezzo di donne, tu insostituibile.
Il mio cuore -o forse Dio!- mi dà il coraggio di sceglierti tra mille, tra miliardi. Tu vali più di miliardi. E per questo sfido il futuro. E ti prendo, ti prendo per sempre.

È SOLO UNA RINUNCIA?

Mi ferisce che, nella battuta scherzosa del Cardinale, la donna diventi, oltre che una questione di numeri, una questione di rinunce.
Avrei preferito un Vescovo che mi dicesse: la donna è tanto -tutto è solo Dio!-, l'amore di una donna è tanto. Puoi rinunciare solo se sei innamorato di un Altro, solo se hai incontrato una ricchezza ancora più grande.
Se l'amore per una donna fosse "poca cosa", non avrebbero ragione coloro che, per vivere tranquilli, senza la fatica e la ricchezza del confronto con il diverso, scelgono di vivere da soli?
Oso pensare invece che abbia ragione Dio. Oso pensare -tu perdona se per un istante oso attribuire i miei pensieri a Dio! - oso pensare che Dio trovi più gioia nell'essere scelto da uno che guarda le donne, le ama e ne conosce la ricchezza che da uno che le reputa "poca cosa".
Che per il regno di Dio -la perla di grande valore- uno venda anche il campo e tutti i suoi averi, questa sì è notizia stupefacente. Che per il regno di Dio tu venda una piccola cosa non sarebbe nulla di sconvolgente: è operazione di bassa normalità.
Ricordo che, qualche anno fa, a un giornalista italiano che lo intervistava, Rembert George Weakland, arcivescovo della diocesi di Milwaukee, negli Stati Uniti, confessava: "È vero, ho detto di essermi innamorato. Il celibato non ci trasforma in essere asessuati. Il vero celibato -e capirlo salverebbe tanti giovani sacerdoti- è un modo di affermare la nostra natura umana, non di reprimerla. La vera castità vuole dire innamorarsi, guardarsi mentre ci si innamora e rinnovare infine il proprio voto di celibato".
Orizzonti diversi. Dove sta, Vittoria, la buona notizia del Vangelo?

don Angelo


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