ED
ESSERE ABITATI DALLA LUCE
La
strada buia, la chiesa illuminata.
E' il primo pensiero che mi sfiora il cuore, venendo in
queste sere di Avvento dalle case, dove sono passato a dire
che il Signore Gesù è la nostra benedizione,
alla chiesa, dove la comunità è radunata a
celebrare l'Eucaristia.
La strada buia, la chiesa illuminata. Ma il primo pensiero
non è sempre il più vero. Non lo sarebbe se
portasse ad affrettate e rozze semplificazioni: qui la luce,
di là il buio; la luce dei credenti, il buio del
mondo.
C'è - e come non ricordarlo? - un buio abitato da
un'attesa, da una ricerca, e forse non è più
buio. Quale ingenuità affermare che tutte le notti
sono senza miracolo!
E forse ci sono luci che non sono luci: tante luci di oggi
sono senza stupore e più non sanno di miracolo.
ARDEVA
Non
possiamo certo regredire al passato, tracciando un rigo
impietoso su tutto ciò che sa di progresso.
Ma sarebbe altrettanto ingenuo non cogliere la differenza:
la differenza, ad esempio, tra la lampada che si accendeva
- e quasi era rito - nelle case la sera e ardeva nella stanza
buia, tra quella lampada - dico - e le nostre sofisticatissime
lampade moderne, che certo illuminano, ma non ardono. Piovono
gelide dall'alto.
Nemmeno i volti, alla loro luce, ardono più: sono
come gessati, monotoni, senza brividi.
Ardeva nel buio la lampada e alla sua fiamma s'avvivavano
i volti.
SCRICCHIOLAVA
LA LUCE
Potrà
sembrare strano, ma questa mia riflessione sulla luce ha
preso avvio una di queste domeniche di Avvento, quando mi
sono sorpreso a fissare Don Massimo che accendeva un lume
rosso sull'altare: prima uno, poi un altro.
Finchè non saranno accesi tutti e il Signore sarà
alle porte.
La riflessione continuò e non finì. Continuò
per il fascino tenero di alcune pagine di Padre David Maria
Turoldo, in un piccolo libro che, purtroppo, è per
pochi e che mi donò in una di queste sere: mille
copie in tutto; e io sorprendentemente fortunato di essere
dei mille, di questi mille.
"Mia infanzia d'oro" è il titolo. Tra le
evocazioni dell'infanzia, il ricordo delle candele. Stagione
lontana in cui ancora ardevano le candele nelle case e la
luce scricchiolava nell'aria tersa del mattino. Paesaggi
oggi purtroppo negati.
"La processione avveniva quando appena appena la luce
cominciava a scricchiolare sui volti e sulle mani. Tanto
che durante la processione - in mezzo a canti bellissimi,
a gorgheggi di splendide voci contadine -, le fiamme delle
candele diventavano adagio adagio azzurre, perché
si confondevano con il chiarore dell'aurora che usava alzarsi
su tutte le case, sulla chiesa, sulle strade del paese".
BISOGNO
DI SILENZIO E DI NOTTE
Me
ne vado così per le strade buie, invocando per questo
Natale una luce che veramente arda e dei volti che ne siano
avvampati.
Ho paura di un Natale che assomigli al gesto fin troppo
facile e scontato di premere un pulsante, il pulsante della
luce: essere in una luce senza stupore, essere in una chiesa
senza stupore.
Venire alla luce - nascere - è solo dopo un travaglio
e non è senza stupore: ho bisogno di silenzio e di
notte: attraversare il mistero della notte e vivere ancora
una volta l'emozione dei Suoi passi, come dell'Amato che
stà alla porta e bussa.
Ho paura del Natale di un Signore ridotto, per colpa nostra,
a una luce gessata, senza vita : "La vita era la luce
degli uomini. Veniva nel mondo la luce vera, quella che
illumina ogni uomo" (Gv. 1, 4.9).
Tu, Signore, sei la luce viva, la lampada che arde: Non
sei una definizione, una lontananza astratta, non sei l'anonima
indifferenza. Hai un volto, come il nostro, vivo più
dei nostri. Ti fa vivo il mistero che ti abita.
Che ritorni ad ardere il tuo volto, Signore.
Quello custodito gelosamente nelle scritture. E, per contagio
segreto, tornino ad ardere i nostri cuori ed i nostri volti:
"No ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava
con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?"
(Lc.. 24,32).
Non più volti gessati, occhi spenti, ma volti e occhi
vivi che portano l'emozione del "venire alla luce".
I
LUMI VIVENTI
E'
così che l'incarnazione continua: la luce splende
e fa ardere ogni carne.
Ci capita a volte di incontrare per grazia creature che
ti appaiono come illuminate di dentro, quasi la luce le
avesse bagnate e intrise, come zolle, nella loro natura
più profonda.
Forse sono loro che ci fanno strada verso il Natale: sì,
verso il Natale mi accompagnano anche i lumi rossi accesi
sull'altare, uno dopo l'altro, in queste domeniche di Avvento;
ma ancor più mi accompagnano alcuni volti che in
questi giorni mi sono apparsi come intrisi e bagnati di
luce, quella di Dio.
Tra le tante, mi porto nel cuore tre immagini.
CONDOTTA
PER VIE SEGRETE
La
prima è il volto di una ragazza giapponese, che ha
ricevuto il Battesimo e la Cresima lo scorso mese nella
nostra chiesa.
I suoi occhi erano - e continuano ad essere - un lago di
luce. Fissandola sembra di capire che cosa significa che
Cristo abita per la nostra fede nei nostri cuori.
Condotta al fonte per vie che solo lo Spirito - che è
vento - sa disegnare, affascinata dalla testimonianza evangelica
di Francesco d'Assisi.
Nei suoi occhi ho visto la luce del Vangelo.
IL
PROFUMO DELLA SEGRETEZZA
La
seconda immagine è un grappolo di volti: un papà,
una mamma e tre bambini, nella sagrestia, dopo una Messa
domenicale.
I genitori con i bambini mi danno una busta per la ristrutturazione
dell'oratorio. "Uno, due, tre" - mi si dice -
"come i tre bambini". E nella busta ci sono tre
milioni.
Ma se a stupire potrebbe essere la generosità, a
stupire ancor più è la luce degli occhi e
quella raccomandazione insistente. "Mi raccomando,
niente nomi, sul foglio verde parrocchiale!". Quasi
timorosi che il gesto venga derubato del profumo del Vangelo,
che è la segretezza: la gioia della segretezza.
La luce negli occhi per la segretezza del Vangelo.
LUMINOSISSIMO
Un
ultimo volto mi è caro evocare, lui lume vivo che
arde sul sentiero che mi porta al Natale: nella camera di
una clinica cittadina, il volto smagrito di Padre David
Maria Turoldo, sempre più consumato, come la lampada
del tempio e sempre più luminoso, quasi la sua carne
si fosse fatta trasparente e la luce trovasse sempre meno
barriere.
Il volto arde, luminosissimo. Un giorno ti perdevi ad ascoltarlo.
Ora ti perdi a contemplarlo.
La luce fa ardere la nostra carne. Il Natale non è
morto. L'incarnazione continua.
don
Angelo
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